Archivi scolastici e didattiche in corso  

 

Gli archivi storici delle scuole o, se si preferisce, gli archivi scolastici stanno vivendo una stagione d'interesse crescente, che rinnova ed espande un'attenzione emersa in più occasioni nella scuola italiana per le proprie memorie. A favorire la riemersione, il clima di rinnovamento che negli anni recenti ha visto protagonisti insegnanti ed agenzie formative e, a distinguerla dal passato, un'attenzione complessiva per il bene archivio, visto nella sua duplice essenza di bene culturale e di risorsa per la didattica.

Le esperienze che attualmente hanno maggior corso si caratterizzano per la priorità offerta a percorsi fondati sul sistematico utilizzo delle fonti e sulla metodologia didattica del "fare storia", affiancate ancora da approcci più tradizionali, meno inclini al rinnovamento disciplinare, e volti a ritagliare episodi o figure del singolo istituto scolastico. Ma anche in questo secondo caso si manifesta, generalmente, una diversa sensibilità, liberata dagli elementi d'occasione, più attenta ai raccordi tra quelle singole realtà e i mondi di riferimento che richiamano. Diversi sono infatti i piani d'indagine che si trovano connessi nella documentazione scolastica, che parla, in  un gioco di rimandi, della vita di una singola scuola ed insieme del sistema d'istruzione e della società italiana, senza tralasciare di delineare, con sprazzi di grande intensità, la vita e l'identità dei soggetti coinvolti, a partire dagli studenti.

Non sbaglia, in definitiva, chi individua nell'archivio scolastico un bene diffuso d'insospettata ricchezza, inversamente proporzionale alla sua notorietà. Si può dire che non c'è fenomeno storico-sociale o  grande evento della storia postunitaria del nostro paese che non si riverberi nella scuola. E dunque la scuola, intesa come sistema e istituzione, conserva raccolte in grado di fornire contributi originali di ricerca e spunti innumerevoli per articolare percorsi di rinnovamento didattico, non solo per la storia-materia.

Attraverso la documentazione conservata presso gli archivi scolastici è, infatti, possibile definire moduli e unità che riguardano, in ambiti e/o percorsi pluridisciplinari, insegnamenti differenti come pedagogia, diritto, scienze, economia, statistica (matematica) e storia, per non considerare altri ambiti di confine, più specialistici, come la storia delle mentalità e dell'educazione[1]. Se poi intendiamo riferirci specificamente ad un ambito storico/sociale, sono molteplici le ottiche di ricerca e i temi che si possono seguire.

 A orientare la scelta concorrerà un insieme di variabili, tra loro interagenti, che si correlano alla tipologia di laboratorio ipotizzata, agli obiettivi, al livello di scuola, all'ampiezza dell'esperienza da condursi, nonché all'estensione temporale delle raccolte e alla concreta accessibilità delle fonti (per i docenti e gli studenti)[2]. Diverse sono, di conseguenza, le produzioni che si conseguono, ma comune è l'azione di rinforzo della motivazione al lavoro storiografico, raggiunta attraverso una documentazione che, nella sua prossimità materiale si presta a superare un uso episodico e confirmatorio delle fonti e che nella metaforica prossimità ai ragazzi connette, in qualche misura, il campo di esperienza degli studenti di oggi e le vicende passate, consentendo di interrogare i documenti secondo itinerari che uniscono presente passato e presente.

Indubbiamente, se si considerano le ricerche didattiche e le unità prodotte nelle scuole, si deve concludere che le tematiche riferite al fascismo e alla guerra hanno avuto la maggior "fortuna", mentre minori attenzioni sono state dedicate alla seconda metà del Novecento, generalmente meno presente nei curricola. Ma a questa considerazione, pur veritiera, vanno affiancate, per i corsi tenuti  più di recente, le incertezze prodotte talora da un'applicazione estensiva della legge sulla privacy, su cui si tornerà più oltre.


Si è trattato di proposte che si ricollegano, nell’insieme, a un tessuto ampio di esperienze, richiamato in apertura e diffuso in numerose città. Ciò consente di ipotizzare in un futuro, si spera prossimo, un confronto approfondito sulle potenzialità della risorsa e sugli ostacoli che si frappongono a un suo pieno recupero. Un indubbio ruolo per lo sviluppo di tali esperienze ha giocato la sensibilità di quelle scuole, spesso di lunga tradizione, che hanno sostenuto attività di riordino e di studio, e che hanno incrociato la loro attività con analoghe attenzioni degli Istituti della Resistenza, attivi in questo campo in ragione del loro particolare profilo[3]. Un caso significativo si è realizzato a Torino, grazie alle attività precorritrici dell'Itc "Quintino Sella", che hanno consentito di disporre di un archivio consultabile sin dal 1994. Una disponibilità preziosa che chi abbia frequentato gli archivi scolastici sa apprezzare.  

Un ruolo particolare in questa vicenda hanno svolto le attività di numerosi Istituti della Resistenza nel campo della formazione dei docenti sul tema degli archivi scolastici, in ragione del profilo che li caratterizza e che unisce competenze storiche e didattiche a competenze archivistiche sulla contemporaneità. Nelle loro proposte si è registrata, contemporaneamente, un'attenzione alle tematiche della salvaguardia e della valorizzazione del bene archivio e una forte insistenza sugli aspetti laboratoriali delle esperienze, precondizioni entrambe per attuare didattiche che facciano del ricorso alle fonti  - non solo quelle scolastiche - una costante nel panorama didattico. Si è trattato, nell'insieme, di proposte impegnate a mostrare la produttività di un approccio che esercita abilità operatorie (disciplinari e trasversali) e contribuisce a costruire competenze essenziali del bagaglio della formazione di base. Dai lavori condotti in Emilia Romagna in anni lontani al recente seminario di Torino [4] si dispone ormai di un ampio tessuto di ricerche condotte, e in corso, in numerose città che consente di ipotizzare un confronto approfondito sulle potenzialità della risorsa e sugli ostacoli che si frappongono a un suo pieno recupero. 



Note

1. Ulteriori possibilità provengono dalle esperienze museali della scuola, sulle quali va crescendo l'attenzione in virtù delle attività pionieristiche condotte in Toscana e poi a Rovereto e a Bolzano. Si segnala inoltre, nella stessa direzione, la recente iniziativa organizzata dall'Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea di Perugia. torna su

2 Si possono indicare come temi: studio dell'istituzione scolastica in rapporto con lo sviluppo economico/industriale della regione tra Otto e Novecento (in particolare per gli Istituti tecnici di antica fondazione); studio delle modificazioni dell'utenza in relazione ai cambiamenti sociali; trasformazioni della scuola in relazione alla riforma Gentile e alle politiche del regime fascista; "arianizzazione" della scuola e leggi razziali del 1938; la scuola e la guerra; "boom" e scolarizzazione di massa; l'incidenza della scuola media unica e la realizzazione del diritto allo studio; ondate migratorie e carriere scolastiche; analisi dei curricola e loro variazioni nel tempo; caratteristiche dei movimenti studenteschi. torna su 

 3 Pur con il rischio di qualche omissione, si possono enumerare le attività condotte in anni recenti dagli Istituti della Resistenza di Bologna (sia provinciale, sia regionale), Milano (sede centrale), Grosseto, Bari, Torino, Sesto San Giovanni (Mi), Venezia, Perugia, Cosenza, Ferrara, Savona. Gli Istituti della Resistenza detengono raccolte archivistiche della contemporaneità, a partire da quelle legate alle attività del movimento di liberazione in Italia, che sono all'origine della loro fondazione. Il riconoscimento delle funzioni archivistiche degli Istituti risale al 1948 (Consiglio Superiore degli Archivi  di Stato, 1° luglio 1948). Gli archivi degli Istituti sono sottoposti alla vigilanza del Ministero dei Beni culturali e ambientali. torna su

4 Il seminario a cui si allude nel testo, dal titolo Gli archivi storici delle scuole: un bene culturale per la scuola dell’autonomia. Strumenti, figure, contesti per la valorizzazione, si è tenuto a Torino il 20 aprile 2001; ad organizzarlo, con l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea, l’Istituto Tecnico “Quintino Sella” e l’Archivio di Stato di Torino. torna su