Recupero e valorizzazione della risorsa.
Una formazione documentalistica
 

 

Accanto ai casi di raccolte accessibili, all'origine delle attività già ricordate, esistono diffusi casi di archivi in condizioni precarie, bisognosi in primo luogo di cure professionali per essere restituiti ad un uso ordinario. La documentazione, talora risalente al periodo pre-unitario, richiede interventi di ordinamento e di salvaguardia - a partire dalle prudenti opere di censimento apprestate in alcune città - che possano costituire l'occasione per definire piani di recupero e standard di ordinamento comuni, coordinati tra i soggetti competenti.

Per sé e per la scuola gli insegnanti individuano generalmente mansioni che si situano a valle della risistemazione dell'archivio, ove necessiti, e intravedono nell'articolazione ulteriore delle figure obiettivo o nelle figure di sistema lo strumento per disporre di un sapere esperto che coniughi la ricchezza della fonte alla sua corretta gestione ed entrambe con l'utilizzo sul piano didattico.

Si pone per questa via il tema della formazione documentalistica di personale della scuola, in primo luogo i docenti interessati, per valorizzare risorse solo parzialmente (o minimamente) utilizzate, come sono le biblioteche o gli archivi, e per giovarsi in entrambi gli ambienti delle ampie potenzialità didattiche dell'informatica.

È questo il terreno specifico di costituendi centri di risorse multimediali della scuola, su cui si sono attivati i primi "cantieri", che hanno riguardato - pur su piccoli numeri - le biblioteche scolastiche (si veda in proposito, nel sito del Ministero della P. I., il "Progetto speciale biblioteche", varato nel 1999, e i relativi corsi di formazione). Dalle linee del progetto emergono biblioteche poste non più ai margini dei percorsi formativi della scuola, ma al centro; animate da figure tratte dalle file dei docenti e formate ad hoc, in grado di sostenere la progettazione di interventi per favorire, negli allievi, l'acquisizione di strumenti per un uso autonomo ed esperto delle informazioni. Non vi è che da auspicare un'estensione dell'iniziativa e una declinazione agli altri settori della documentazione, rispettosa della loro specificità. Le molte iniziative che si conteggiano nel campo degli archivi scolastici potranno costituire materia per la messa a punto delle soluzioni[4].
Per riassumere, la situazione può essere definita nei termini seguenti: un interesse crescente, una pluralità di iniziative diffuse nella penisola e un'esiguità di risorse economiche a disposizione per la salvaguardia e il recupero degli archivi, il tutto sorretto da un quadro normativo complesso, che spartiva - sino allo scorso dicembre almeno - i compiti di sorveglianza e tutela tra gli Archivi di Stato e le Sovrintendenze archivistiche, rispettivamente per le scuole erariali e a gestione autonoma, differenziando lungo le stesse linee anche gli obblighi di tenuta delle carte prodotte[5]. La situazione, tuttavia, risulta essersi modificata per un concorso di motivi, che hanno trovato il loro centro motore nella progressiva attuazione dell'autonomia e nell'avanzare, in parallelo, di convinzioni maturate nei ministeri dei Beni culturali e dell'Istruzione, favorevoli a misure, pur articolate, che designano la scuola come depositaria degli archivi che produce.

A imprimere un'accelerazione decisiva a questo processo è intervenuta l'applicazione dell'articolo 21 della legge 59/97, in base alla quale tutte le scuole "dimensionate"  hanno figura giuridica dal dicembre 2000, ossia sono state dotate di una soggettività distinta dallo Stato - sinora attribuita alle sole scuole non erariali - che le radica in un territorio dato. Per effetto di questa misura si ha la responsabilizzazione di ogni istituto nella conservazione delle proprie raccolte, e un'estensione dei compiti di vigilanza delle Sovrintendenze archivistiche regionali a tutta la scuola, per analogia con quanto disposto dalle norme sugli archivi di enti (dll. n. 490 del 29/10/1999, art. 40). La trasformazione del sistema scolastico, che è in corso, condurrà, inoltre, a un diretto coinvolgimento delle amministrazioni e dei governi regionali, interessati anch’essi a sostenere e tutelare un patrimonio documentario di rilevante interesse locale. Diventerà dunque indispensabile raccordare nuove funzioni e nuove responsabilità in un circolo virtuoso che sappia impiegare tutte le risorse e i soggetti attivi, a partire dal capitale di competenze in possesso delle Sovrintendenze e degli Archivi di Stato sino alle scuole e alle reti di scuole interessate, e al nuovo assetto regionale dell’amministrazione scolastica, affiancate da enti/associazioni in grado di cooperare all'attuazione delle iniziative.  

Note

4 L'elaborazione relativa ai Centri di risorse educative multimediali della scuola (Crems) è antecedente di alcuni anni. Si conteggiano in questo campo esperienze pilota di alcune scuole, come il Progetto Abbabourg dell'tc Abba di Brescia (1996), e soprattutto l'elaborazione della Biblioteca di documentazione pedagogica di Firenze, messa a frutto nella ricerca "La biblioteca scolastica: servizio, strumento e osservatorio per la promozione culturale della scuola", promossa da MBBCA e MPI nel 1996. In questo campo c'è da registrare l'avvio di corsi di laurea (o di diploma univ.) in Beni culturali, anche con indirizzo documentalistico. E' il caso delle Università di Bologna e di Bari; altre università, come Padova e Firenze, hanno avviato corsi post laurea. torna su

 5 Per scuole a gestione erariale sono da intendersi le elementari, le medie inferiori, gli istituti magistrali, i licei classici e scientifici; per scuole a gestione autonoma i professionali, i tecnici, i convitti e gli istituti di istruzione artistica. Le scuole erariali, secondo tali normative, conferivano agli archivi di stato competenti per territorio documenti relativi agli affari esauriti da oltre 40 anni, le scuole a gestione autonoma avevano già l'obbligo di provvedere alla conservazione e all'ordinamento. torna su