L'industrializzazione mineraria in Sardegna
tra Ottocento e Novecento

Per tornare al nostro esempio, esso è un itinerario didattico che si colloca all’incrocio tra storia locale e generale e che ha per tema l’industrializzazione mineraria e l’avvio dei processi di modernizzazione in Sardegna tra Ottocento e Novecento. Al lavoro di ricerca e di sperimentazione didattica è seguita la pubblicazione del già citato volume Minatori e miniere. Un itinerario didattico di storia sociale. La rilevanza sul piano metodologico della storia locale ha suggerito al gruppo di ricerca di individuare in un'area come il Sulcis-Iglesiente, interessata dallo sviluppo di attività minerarie, un contesto significativo per lo studio delle trasformazioni verificatesi nel passaggio da una società preindustriale verso forme di organizzazione economica e sociale tipiche di una società industriale. L’analisi ravvicinata e su scala spaziale ridotta offre quindi un’interessante prospettiva da cui far emergere tutta la complessità e la stessa contraddittorietà del processo d’industrializzazione, oltre ad una valutazione del lungo e difficile processo di integrazione di una regione periferica come la Sardegna nel contesto nazionale. Si è poi considerato che un percorso di questo tipo stimola l’alunno ad interrogarsi sull’impatto dei processi di industrializzazione dal punto di vista ambientale e suggerisce una riflessione sui modelli di sviluppo e sui progetti di recupero e di valorizzazione del patrimonio ambientale e archeologico-industriale. Inoltre esso offre l’occasione per cogliere aspetti e contraddizioni dei processi di modernizzazione, consentendo di superare alcuni schematismi e alcuni stereotipi sul piano storiografico e del senso comune. Il riferimento è soprattutto ad un giudizio diffuso, quello per il quale la Sardegna, come del resto tutto il Sud d’Italia, si configurerebbe esclusivamente come area arretrata in contrapposizione ad un Nord d’Italia tutto modernità e sviluppo.

Molti sono quindi i possibili approfondimenti, in un proficuo intreccio tra le dimensioni del presente, del passato e del futuro: l’industrializzazione mineraria in Sardegna tra Otto e Novecento, con particolare riferimento ai fattori tecnologici e dell’organizzazione industriale del lavoro, attraverso una valutazione comparata nel tempo dei suoi limiti strutturali in rapporto al mercato; i nessi e le interrelazioni tra l’attivazione di nuove miniere, una diversa distribuzione della popolazione nel territorio, e gli esiti sul piano ambientale; la dimensione culturalmente e socialmente ambivalente del contadino-operaio, le condizioni di vita e di lavoro degli operai in miniera e i processi di sindacalizzazione, con riferimento alla storia del movimento operaio in Italia.

Un percorso didattico come questo richiede un’impostazione fortemente interdisciplinare. All’indagine più propriamente storica infatti si accompagna un lavoro di ricognizione geografico-naturalistica del territorio e di studio ambientale, l’apporto delle discipline tecnico-scientifiche per l’approfondimento della storia geologica, delle strutture produttive e degli sviluppi tecnologici in miniera, l’analisi di dati statistici e demografici, l’attenzione ai processi economici, agli aspetti socio-culturali e a quelli giuridici relativi alla legislazione sociale e del lavoro. Sono dunque interessate, oltre alla storia, alla geografia, all’economia, e al diritto, le scienze matematiche e naturali, la fisica, la chimica, ma anche la letteratura e più in generale le discipline dell’area linguistico-espressiva.

C’è da chiedersi infine che cosa vi sia di diverso in questo percorso che non possa essere acquisito con lo studio di un quadro storico generale sulla rivoluzione industriale: innanzitutto la metodologia che è quella del laboratorio e della ricerca didattica e che può essere attivata grazie alla dimensione su scala ridotta del fenomeno e alla maggiore facilità di accesso alle fonti, siano esse documentazione scritta (fonti archivistiche e pubblicistiche, saggi, relazioni mediche, atti di commissioni d’inchiesta, poesie,...) e non scritta ( resti di archeologia industriale, foto, filmati, proverbi e canzoni di lavoro, testimonianze orali,…); in secondo luogo la possibilità di rendere concreto, più ricco di sfumature, di particolari e di contrasti il quadro storico generale; infine la consapevolezza che anche in un' epoca come la nostra, caratterizzata da processi di omologazione economica e culturale, un rapporto privilegiato di appartenenza e di vicinanza affettiva con il "luogo" è ciò che consente agli alunni ma anche agli insegnanti di sentirsi parte del processo storico, di scrivere e di raccontare una storia che sia allo stesso tempo la storia di tutti e di ciascuno.

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