Il curricolo di competenze

 

Su questo tema, la Commissione de Mauro ha lavorato nelle sessioni estive, in forma plenaria. Il dibattito si è incentrato sull’opposizione di due tesi: da una parte quelli che sostenevano un’accezione "vuota" di competenza (ad esempio: "saper fare delle ipotesi", o "saper collegare degli eventi" ecc.); dall’altra quelli che sostenevano una definizione "piena" di contenuti. – e fra questi tutti i cosiddetti "disciplinaristi" nonché molti insegnanti. Questi ultimi hanno avuto successo, imponendo l’indicazione degli argomenti da studiare, sia pure in forma generale. Nella stessa sessione, poi, sono state definite le coordinate essenziali del progetto: infatti, chi legge gli Atti della Commissione, vi troverà la proposta di organizzare il percorso formativo in tre grandi fasi: una prima, prevalentemente laboratoriale, una seconda di tipo sistematico, e una terza – propria della formazione superiore – di approfondimento. Questa scansione fu proposta per rispettare il principio – accettato da tutte le discipline – di abolire la "ripetitività dei contenuti", dal momento che la scuola deve proporre l’apprendimento di qualsiasi conoscenza al suo "momento giusto", cioè quando occorre e quando l’allievo la può apprendere bene. I documenti finali di questo lavoro furono portati al Parlamento, dove vennero discussi e approvati. A questa fase della commissione erano iscritti una decina di storici (Bevilacqua, Fonseca, Cabibbo, di Cori, Giardina, Ginzborg, De Bernardi, Lo Cascio, Tranfaglia).