Il sistema formativo integrato

 

Nel pieno del dibattito, la proposta di Villari ha rovesciato l’impostazione della Sottocommissione sulla base di due ragionamenti: il primo è che si deve salvaguardare la storia generale in cinque anni, per chi prosegue; il secondo è che tale principio impone un sacrificio da pagare: la penalizzazione delle professionali, che dovranno studiare una storia antica e medievale, destinata a interrompersi bruscamente, e contemporaneamente affrontare questioni di educazione civica, storia comparata delle costituzioni ecc. Un sacrificio, si è scritto, giustificato dal fatto che, tutto sommato, si tratta appena del 25% dei ragazzi e non si può, per salvare loro, abbassare il contenuto culturale dell’apprendimento degli altri. Il fatto che questa proposta sia stata avanzata, dimostra che non si è valutata la portata delle trasformazioni che il sistema integrato indurrà nella scuola. Infatti, si può ipotizzare che una quota delle attuali professionali verrà inquadrata nei futuri licei tecnico-tecnologici; ma un’altra quota andrà a costituire, insieme con tutte le altre agenzie formative, una massa scolare che viene calcolata, in prospettiva, del 40% del totale. Una massa enorme, che potrebbe continuare ad essere legata alla scuola solo da un messaggio fortemente unitario, come quello del curricolo ufficiale, oppure, proprio in conseguenza dell’autonomia, rischierà di disperdersi in programmi e in sperimenti o in imposizioni (si pensi all’imminente strapotere delle regioni) di ogni genere. Questi ragazzi dopo non studieranno più. Né si prevede che in seguito l’obbligo formativo si trasformerà in "obbligo scolastico". Tutt’al più, se il prossimo governo si occuperà adeguatamente della questione, al termine degli studi, un buon apparato di corsi di post-secondario potrà permettere ad alcuni di riprendere studi abbandonati, e conquistare un titolo culturalmente più elevato. Inoltre, i colleghi storici dovrebbero, almeno in questa occasione, provare a mettersi nei panni degli insegnanti che si occupano della formazione storica di giovani, che vanno alle professionali il più delle volte perché il processo di apprendimento non ha riscosso con loro un grande successo: storia antica e storia comparata costituzionale piacciono sicuramente a noi, ma forse non sono lo strumento ideale per la loro situazione.

Nella proposta della Sottocomissione, invece, non c’è penalizzazione per nessuno, anzi si può prevedere un forte miglioramento della situazione attuale, anche nei licei classici. Si consideri, ad esempio, la condizione di un professore di lettere del ginnasio: insegna greco, latino, letteratura moderna e contemporanea italiana e straniera, storia antica e medievale, e geografia mondiale. In futuro, potremo prevedere un insegnante di scienze dell’antichità (latino, greco e storia romana e greca) e un altro di materie contemporanee: storia contemporanea e geografia mondiale, letteratura moderna italiana e straniera. Si consideri ancora la condizione dei professori del triennio liceale, costretti a richiamare alla memoria dei loro studenti conoscenze storiche apprese due e più anni prima, e ormai alquanto sbiadite: si potranno sicuramente progettare modalità di coordinamento dello studio più efficaci, rendendo a tutti la vita più semplice: sia ai docenti della scuola, e sia a quelli universitari, anche loro impegnati nella difficile progettazione dei nuovi corsi di laurea.