Bipartisan, o di una parte sola?

 

 
Uno dei luoghi comuni più diffusi, è stato quello che faceva riferimento alla trasversalità degli schieramenti. Infatti, in quello di Villari si poteva notare la presenza di Galli della Loggia, mentre in quello dei sostenitori del programma, ci sono, accanto agli storici di sinistra anche quelli di destra, come Antiseri o Cardini. Bipartisan, poi, è stato il termine inglese che ha reso accettabili e "normali" questi schieramenti, accreditando il fatto che la questione della scuola sia un fatto "di coscienza" e, come tale, fuori dal conflitto tra destra e sinistra. Ma le cose non stanno proprio in questo modo. Lo si può dedurre sia dalle dichiarazioni dei membri dei due schieramenti,  sia osservando più in concreto le forze e le proposte in campo. Infatti, per quanto riguarda le adesioni personali, un conto è sostenere, come ha fatto Ernesto Galli della Loggia, che il suo schieramento, proprio per il fatto di essere composito, è una buona premessa per l’abbattimento di quella soffocante egemonia di sinistra che ha caratterizzato l’ultimo cinquantennio (e piacerebbe a tutti ascoltare il parere di Villari, Lepre, Tranfaglia o Della Peruta); un altro, dichiarare, come hanno fatto Antiseri e Cardini, che le loro scelte sono motivate dalla condivisione del progetto. Osservando poi le forze in campo, si vede come – a sostegno del curricolo ministeriale – si trovano il Cidi, le sezioni didattiche degli Istituti storici della Resistenza, il Landis, l’Mce, Clio, Iris e tutte le realtà che in concreto negli ultimi decenni si sono impegnate nel rinnovamento didattico "dal basso" dell’insegnamento storico. Dall’altro canto, oltre alle associazioni professionali cattoliche, troviamo Prisma e "Lineatempo", esplicitamente votate al ripristino della vecchia scuola, e lo Snals, il sindacato autonomo che, sponsorizzando il documento Villari, ne ha permesso la discussione al Cnpi. Il primo schieramento lancia alla scuola il messaggio che bisogna proseguire nel lavoro incominciato nel 1979, e andare avanti, nel rinnovamento didattico. Il secondo dice, esplicitamente, che – poiché si è cambiato molto – occorre fermarsi, e ripetere quanto già si faceva e, anzi, nelle sue proposte invita tutti a tornare indietro, ai programmi del 1960.

E, anche su questo punto, sarebbe molto interessante ascoltare i firmatari del documento Villari, proprio perché la maggior parte di loro è di sinistra. Ci piacerebbe capire per quale motivo quella parte politica, che un tempo era orgogliosa della sua capacità di governare i cambiamenti se non di promuoverli, ora è terrorizzata tanto dalle novità, al punto da combatterle e invocare il ritorno alla tradizione. Un tempo si considerava rappresentante del mondo del lavoro: oggi sacrifica con pochi rimpianti i ragazzi delle professionali, e irride apertamente a quella cultura didattica che, con fatica, migliaia di insegnanti hanno elaborato negli ultimi decenni.