Nunzio Di Francesco, Il costo della libertà, Tipolitografia Manganaro-Furci Siculo (ME), 2001 (2^ ed.)
 
a cura di Isabella D'Isola

              

Il sottotitolo recita "Memorie di un partigiano combattente, superstite del campo di sterminio di Mauthausen e Gusen 2° ". Nato nel 1924 a Linguaglossa (CT), Nunzio Di Francesco racconta la sua vicenda dall’aprile del 1943, quando a 19 anni viene destinato al V Artiglieria Superga di Venaria Reale in provincia di Torino , fino al ritorno in Sicilia dopo l’internamento a Mauthausen e a Gusen. Nella narrazione, l’individuale esperienza umana si mescola con la storia nazionale e internazionale determinata dal fascismo e dal nazismo: il racconto è piano, partecipato, privo di retorica e di autocompiacimento, e comunica un sentimento di fratellanza universale. Di Francesco sente il dovere morale della testimonianza poiché è consapevole di essere uno dei pochi sopravvissuti e " i sopravvissuti sono tali grazie ad una lunga serie di coincidenze ed eventi a loro favorevoli " ( pag. 134). Il libro si legge con una crescente angoscia che si scioglie con l’uscita dell’autore dal lager: ma il pensiero del lettore non riesce a staccarsi da tutti coloro che , come ripete Di Francesco, sono mucchi di ossa accatastate di fianco alle squallide baracche dei lager o passano per il camino. La funzione formativa e educativa de "Il costo della libertà" è inequivocabile ma è consigliabile che insegnanti e genitori preparino e sostengano studenti e figli durante la lettura.

La narrazione può essere divisa in due parti che non coincidono con l’organizzazione in capitoli fatta dall’autore: la prima riguarda l’incontro con i partigiani delle montagne e la guerriglia contro i nazifascisti, la seconda tratta della deportazione di Athos (soprannome di Di Francesco) e dell’inferno di Mauthausen e Gusen II. Quando il 25 luglio del 1943 cade il fascismo e Mussolini viene arrestato, i tedeschi ordinano di fucilare tutti i militari che non si presentano alle guarnigioni a cui sono destinati, e minacciano di morte coloro che nascondono i militari. Il breve periodo in cui Nunzio rimane nascosto nella cascina piemontese della giovane Teresa sarà denso di emozioni non solo per il timore di essere scoperto ma ,come dice lui stesso, perché "nascosto in cascina scopro l’amore". L’amore per Teresa lo sosterrà nei difficili giorni della lotta partigiana e nel lager. Nunzio ha trovato lavoro, grazie a Teresa e alla sua famiglia, nella Tot, organizzazione che effettua lavori edili per i presidi militari nazisti, ma sta per essere chiamato presso il comando tedesco e ,qualora si rifiuti di prestare servizio militare per la Repubblica di Salò, rischia l’internamento in Germania: così fugge e da Torino, via Pinerolo , giunge a Barge dove incontra il comandante "Barbato" , Pompeo Colajanni ,che diventerà il liberatore di Torino alla testa delle Brigate Garibaldi. Ha così inizio la militanza partigiana.

Per seguire le vicende partigiane di Nunzio e gli spostamenti dei vari gruppi nella zona di Montoso può essere d’aiuto consultare l’Atlante storico della Resistenza italiana edito da Bruno Mondadori ( alle pagine 58 e 59 sono segnalate le formazioni partigiane operanti in Piemonte ; nell’area del Montoso, zona di operazione del nostro, sono presenti la 4° e la 15° Brigate Garibaldi, la 1° divisione Garibaldi).

La strategia della guerriglia vera e propria viene messa a punto in seguito ai grandi rastrellamenti da parte dei tedeschi , a partire dal 21 marzo del 1944, dopo la serie di scioperi culminanti con quello dell’8 marzo , che comporta la paralisi delle grandi industrie. La vita in montagna è durissima , soprattutto in inverno, e perché nell’autunno del 1944 i partigiani fronteggiano un terzo delle truppe tedesche presenti in Itala, unite alle formazioni armate della Repubblica di Salò. Nunzio viene catturato per la denuncia di un falso partigiano e dalla val Girba è condotto verso Brossasco , poi nelle carceri di Saluzzo: da Saluzzo a Torino, nelle carceri Nuove. Il 10 dicembre gli viene letta la condanna a morte, con l’accusa di aver agito alla testa di una banda armata contro la Repubblica di Salò.

Nel XIII convoglio insieme a lui sono ammassati 501 prigionieri destinati ai forni crematori. L’11 gennaio del 1945 è a Mauthausen: numero di matricola 115.503.

Il racconto delle bestialità gratuite degli aguzzini, in modo particolare dei Kapò, tocca l’apice con la descrizione dell’arrivo di una lunga colonna di bambini ebrei: "Eravamo già degli alienati, senza dolore per la perdita di altre vite umane…oramai venivamo abbattuti incoscientemente , senza difenderci , senza un grido e senza nessun aiuto…Non comunicavamo più tra noi, neanche a cenni…Non eravamo più patrioti, né siciliani, piemontesi, partigiani, ottimisti , pessimisti; non eravamo più nulla, così come pensava di ridurci il nazismo, non pensavamo più a niente. Mi ricordo soltanto che un episodio riuscì ancora una volta a commuovermi e a farmi disperare. Negli ultimi giorni del gennaio 1945, vidi arrivare nel lager una lunga colonna formata da diverse centinaia di bambini dai 4 ai 12 anni circa…Nel giro di pochi giorni gran parte dei bambini scomparvero e si vedevano i loro corpicini nudi ammucchiati qua e là alla rinfusa, pronti per il crematorio"( pag. 125-126).

Un unico momento di  speranza Nunzio lo prova dopo un colloquio nella  "infermeria" del lager ( dove vengono effettuati atroci esperimenti) con il medico Vallardi di Milano, che lo aiuta come può, e con il prof. Carmelo Salanitro, siciliano, insegnante di latino e greco nei licei, figura luminosa di pacifista cattolico: "Il professor Salanitro discuteva sereno; la sua immensa fede lo colmava di speranza, anche se la parte materiale del corpo era quasi inesistente" (pag.124). Il 6 febbraio Nunzio viene trasferito a Gusen II. "Per una serie di coincidenze favorevoli" (pag. 134), come dice l’autore stesso, il 5 maggio del 1945 esce dal lager( il 2 maggio le SS si danno ad una fuga precipitosa) e per le condizioni di salute gravissime viene ricoverato nell’ospedale S. Vincenzo de Paoli di Linz.

Il ritorno in Sicilia non è indolore, come sottolinea nella Prefazione il prof. Rosario Mangiameli , docente presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Catania. Nunzio affronta una diversa percezione del fascismo nel sud a cui consegue l’incomprensione della lotta partigiana. Quando incontra i compaesani annota:" Alcuni di questi, figli di papà, erano rimasti a casa, e criticavano la Resistenza, facendomi capire che, in fin dei conti, sarebbe stato meglio rimanere sotto il regime fascista….erano preoccupati perché la lotta partigiana riusciva soprattutto a far perdere quei pochi privilegi che la condizione di signorotto di paese offriva loro….La vecchia classe dirigente dell’isola temeva i cambiamenti e non intendeva rinunciare a nessun privilegio. Questo era il sottofondo del movimento separatista guidato per un certo verso dalla mafia agraria dell’isola" (pag. 154-155).

Con questo libro (la cui prima edizione è del 1993) Nunzio Di Francesco ha contribuito ad alimentare gli studi sulla deportazione dei siciliani: 550 ,di cui solo 137 sopravvissuti. Una ricostruzione della vicenda è stata compiuta da Giovanna d’Amico con la tesi svolta nel 1996/97  La deportazione dei Siciliani nei campi di concentramento nazisti (1943-1945). Un’altra tesi di laurea, (1999/2000 , Facoltà di Scienze Politiche di Catania) segnalata dal prof. Mangiameli, è svolta da Giuseppe Caltabiano e ha come titolo I partigiani siciliani in Piemonte.

Si ricordano anche gli studi sulla deportazione a cura di Federico Cereja, Brunello Mantelli, La deportazione italiana nei campi di sterminio nazisti,Franco Angeli, Milano 1992, e i libri di Anna Bravo e Daniela Jalla, Storia e memoria dei lager nazisti nei racconti di duecento sopravvissuti,Franco Angeli,Milano 1994, e Una misura onesta. Gli scritti di memoria sulla deportazione dall’Italia, 1944-1993, Franco Angeli, Milano 1996. Nell’Appendice si segnala per l’utilità didattica il capitolo "I lager nazisti" di Giovanni Melodia, una breve storia dei lager ricostruita grazie anche alla documentazione fornita dall’Aned di Roma.