Il
sottotitolo recita "Memorie di un partigiano combattente,
superstite del campo di sterminio di Mauthausen e Gusen 2° ". Nato
nel 1924 a Linguaglossa (CT), Nunzio Di Francesco racconta la sua
vicenda dallaprile del 1943, quando a 19 anni viene destinato al V
Artiglieria Superga di Venaria Reale in provincia di Torino , fino al
ritorno in Sicilia dopo linternamento a Mauthausen e a Gusen. Nella
narrazione, lindividuale esperienza umana si mescola con la storia
nazionale e internazionale determinata dal fascismo e dal nazismo: il
racconto è piano, partecipato, privo di retorica e di
autocompiacimento, e comunica un sentimento di fratellanza universale. Di
Francesco sente il dovere morale della testimonianza poiché è
consapevole di essere uno dei pochi sopravvissuti e " i
sopravvissuti sono tali grazie ad una lunga serie di coincidenze ed
eventi a loro favorevoli " ( pag. 134). Il
libro si legge con una crescente angoscia che si scioglie con luscita
dellautore dal lager: ma il pensiero del lettore non riesce a
staccarsi da tutti coloro che , come ripete Di Francesco, sono mucchi di
ossa accatastate di fianco alle squallide baracche dei lager o passano
per il camino. La funzione
formativa e educativa de "Il costo della libertà" è
inequivocabile ma è consigliabile che insegnanti e genitori preparino e
sostengano studenti e figli durante la lettura.
La narrazione può essere divisa in due
parti che non coincidono con lorganizzazione in capitoli fatta dallautore:
la prima riguarda lincontro con i partigiani delle montagne e la
guerriglia contro i nazifascisti, la seconda tratta della deportazione
di Athos (soprannome di Di Francesco) e dellinferno di Mauthausen e
Gusen II. Quando il 25 luglio del
1943 cade il fascismo e Mussolini viene arrestato, i tedeschi ordinano
di fucilare tutti i militari che non si presentano alle guarnigioni a
cui sono destinati, e minacciano di morte coloro che nascondono i
militari. Il breve periodo in cui
Nunzio rimane nascosto nella cascina piemontese della giovane Teresa
sarà denso di emozioni non solo per il timore di essere scoperto ma
,come dice lui stesso, perché "nascosto in cascina scopro lamore".
Lamore per Teresa lo sosterrà nei difficili giorni
della lotta partigiana e nel lager. Nunzio
ha trovato lavoro, grazie a Teresa e alla sua famiglia, nella Tot,
organizzazione che effettua lavori edili per i presidi militari nazisti,
ma sta per essere chiamato presso il comando tedesco e ,qualora si
rifiuti di prestare servizio militare per la Repubblica di Salò,
rischia linternamento in Germania: così fugge e da Torino, via
Pinerolo , giunge a Barge dove incontra il comandante
"Barbato" , Pompeo Colajanni ,che diventerà il liberatore di
Torino alla testa delle Brigate Garibaldi. Ha così inizio la militanza
partigiana.
Per seguire le vicende partigiane di
Nunzio e gli spostamenti dei vari gruppi nella zona di Montoso può
essere daiuto consultare lAtlante storico della Resistenza
italiana edito da Bruno Mondadori ( alle pagine 58 e 59 sono
segnalate le formazioni partigiane operanti in Piemonte ; nellarea
del Montoso, zona di operazione del nostro, sono presenti la 4° e la
15° Brigate Garibaldi, la 1° divisione Garibaldi).
La strategia della guerriglia vera e
propria viene messa a punto in seguito ai grandi rastrellamenti da parte
dei tedeschi , a partire dal 21 marzo del 1944, dopo la serie di
scioperi culminanti con quello dell8 marzo , che comporta la paralisi
delle grandi industrie. La vita in
montagna è durissima , soprattutto in inverno, e perché nellautunno
del 1944 i partigiani fronteggiano un terzo delle truppe tedesche
presenti in Itala, unite alle formazioni armate della Repubblica di
Salò. Nunzio viene catturato per
la denuncia di un falso partigiano e dalla val Girba è condotto verso
Brossasco , poi nelle carceri di Saluzzo: da Saluzzo a Torino, nelle
carceri Nuove. Il 10 dicembre gli
viene letta la condanna a morte, con laccusa di aver agito alla testa
di una banda armata contro la Repubblica di Salò.
Nel XIII convoglio insieme a lui sono
ammassati 501 prigionieri destinati ai forni crematori. L11
gennaio del 1945 è a Mauthausen: numero di matricola 115.503.
Il racconto delle bestialità gratuite
degli aguzzini, in modo particolare dei Kapò, tocca lapice con la
descrizione dellarrivo di una lunga colonna di bambini ebrei:
"Eravamo già degli alienati, senza dolore per la perdita di altre
vite umane
oramai venivamo abbattuti incoscientemente , senza
difenderci , senza un grido e senza nessun aiuto
Non comunicavamo più
tra noi, neanche a cenni
Non eravamo più patrioti, né siciliani,
piemontesi, partigiani, ottimisti , pessimisti; non eravamo più nulla,
così come pensava di ridurci il nazismo, non pensavamo più a niente.
Mi ricordo soltanto che un episodio riuscì ancora una volta a
commuovermi e a farmi disperare. Negli ultimi giorni del gennaio 1945,
vidi arrivare nel lager una lunga colonna formata da diverse centinaia
di bambini dai 4 ai 12 anni circa
Nel giro di pochi giorni gran parte
dei bambini scomparvero e si vedevano i loro corpicini nudi ammucchiati
qua e là alla rinfusa, pronti per il crematorio"( pag. 125-126).
Un unico momento di speranza
Nunzio lo prova dopo un colloquio nella "infermeria" del
lager ( dove vengono effettuati atroci esperimenti) con il medico
Vallardi di Milano, che lo aiuta come può, e con il prof. Carmelo
Salanitro, siciliano, insegnante di latino e greco nei licei, figura
luminosa di pacifista cattolico: "Il professor Salanitro discuteva
sereno; la sua immensa fede lo colmava di speranza, anche se la parte
materiale del corpo era quasi inesistente" (pag.124). Il
6 febbraio Nunzio viene trasferito a Gusen II. "Per
una serie di coincidenze favorevoli" (pag. 134), come dice lautore
stesso, il 5 maggio del 1945 esce dal lager( il 2 maggio le SS si danno
ad una fuga precipitosa) e per le condizioni di salute gravissime viene
ricoverato nellospedale S. Vincenzo de Paoli di Linz.
Il ritorno in Sicilia non è indolore,
come sottolinea nella Prefazione il prof. Rosario Mangiameli , docente
presso la Facoltà di Scienze politiche dellUniversità di Catania.
Nunzio affronta una diversa percezione del fascismo nel sud a cui
consegue lincomprensione della lotta partigiana. Quando incontra i
compaesani annota:" Alcuni di questi, figli di papà, erano rimasti
a casa, e criticavano la Resistenza, facendomi capire che, in fin dei
conti, sarebbe stato meglio rimanere sotto il regime fascista
.erano
preoccupati perché la lotta partigiana riusciva soprattutto a far
perdere quei pochi privilegi che la condizione di signorotto di paese
offriva loro
.La vecchia classe dirigente dellisola temeva i
cambiamenti e non intendeva rinunciare a nessun privilegio. Questo era
il sottofondo del movimento separatista guidato per un certo verso dalla
mafia agraria dellisola" (pag. 154-155).
Con questo libro (la cui prima edizione
è del 1993) Nunzio Di Francesco ha contribuito ad alimentare gli studi
sulla deportazione dei siciliani: 550 ,di cui solo 137 sopravvissuti. Una
ricostruzione della vicenda è stata compiuta da Giovanna dAmico con
la tesi svolta nel 1996/97 La deportazione dei Siciliani nei
campi di concentramento nazisti (1943-1945). Unaltra tesi di
laurea, (1999/2000 , Facoltà di Scienze Politiche di Catania) segnalata
dal prof. Mangiameli, è svolta da Giuseppe Caltabiano e ha come titolo I
partigiani siciliani in Piemonte.
Si ricordano anche gli studi sulla
deportazione a cura di Federico Cereja, Brunello Mantelli, La
deportazione italiana nei campi di sterminio nazisti,Franco Angeli,
Milano 1992, e i libri di Anna Bravo e Daniela Jalla, Storia e
memoria dei lager nazisti nei racconti di duecento sopravvissuti,Franco
Angeli,Milano 1994, e Una misura onesta. Gli scritti di memoria sulla
deportazione dallItalia, 1944-1993, Franco Angeli, Milano 1996. NellAppendice
si segnala per lutilità didattica il capitolo "I lager
nazisti" di Giovanni Melodia, una breve storia dei lager
ricostruita grazie anche alla documentazione fornita dallAned di
Roma.
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