1. Ricerca delle origini e invenzione delle tradizioni

 

 

 

Secondo l’idea più diffusa, la storia è organizzare il passato in modo cronologicamente lineare, descrivendo una sorta di genealogia che lega il tempo presente all’antichità. Questa idea si ritrova nella maggior parte dei paesi del mondo e, quasi ovunque, è alla base della storia insegnata. La prova provata è nei manuali di storia e nei programmi scolastici di quasi tutti gli stati moderni.

Se analizziamo un manuale di storia del Botswana (proprio il paese dove abitano i Boscimani le cui storie sono tanto care ad una certa didattica alternativa) , apprendiamo che il passato è una catena di eventi che dai primi pastori africani conduce alla costruzione dello stato moderno del Botswana : il testo si apre con le immagini e la descrizione di asce paleolitiche tali e quali a quelle illustrate nei manuali europei, e si chiude con le fotografie del palazzo delle Nazioni Unite dove i rappresentanti del Botswana siedono accanto ai rappresentanti degli altri stati.

193 nazioni: ecco i soggetti di questa idea di storia; soggetti tesi alla ricerca delle origini, alla costruzione di una irripetibile identità. E queste irripetibili identità sono così diverse, ma irrimediabilmente simili nel modo in cui immaginano il passato.

In Europa, a partire dal secolo scorso, si è diffusa una variante di questo modello che inserisce, fra la preistoria e i giorni nostri, le storie di popoli mediorientali, dei Greci, dei Romani e il Medioevo. Da questo punto di vista, i manuali dell’Europa occidentale si assomigliano straordinariamente: cambia la lingua, cambiano gli eroi – in Francia,Vercingetorige; in Germania, Arminio; nella penisola iberica, Viriato - ma lo schema storico rimane inalterato. In un passato lontano si colloca una storia comune, un patrimonio e una cultura che i popoli considerano irrinunciabile, poi lo stesso schema lineare introduce le storie delle particolari nazioni dando ad esse una rilevanza eroica.

A noi Italiani appare lo schema naturale, proprio specifico della nostra nazione e ci fa sentire protagonisti di una storia molto italiana spesso percepita come l’unica storia possibile. Ugualmente protagonisti si sentono studenti e docenti di altri paesi europei con storie molto tedesche, molto francesi o spagnole anche esse apprese come storie uniche e vere.

Uno stesso schema ed uno stesso modo di imparare la storia produce due innegabili effetti: il primo è la consapevolezza nello studente di essere in una storia migliore delle altre; il secondo è la percezione di radici comuni che costituiscono una sorta di passaporto europeo.

Anche i Russi, i Finlandesi, gli Svedesi che non possono annoverare Romani e Greci fra i loro antenati, quando studiano il loro passato più antico lo vedono come una sequenza: preistoria-mezzaluna fertile-Grecia-Roma. Tutti rimarrebbero molto sorpresi se conoscessero l’origine di questo modello.

Agli inizi del XIX secolo la Prussia, per affermare la propria superiorità, soprattutto nei confronti degli odiati Francesi di cultura latina, inserì la storia della Grecia alle origini del proprio ethos tedesco. A quel tempo la scuola prussiana era considerata la migliore, la più efficace . Le altre scuole europee ne importarono il modello ed anche quest’idea del passato. La storia insegnata in Europa è, quindi, una delle tante ‘tradizioni inventate’ nei secoli della modernizzazione (come il Kilt scozzese, i costumi regionali italiani, il Vercingetorige francese), utilizzate, come sostiene il grande storico inglese Eric Hobsbawn, dai giovani stati europei per cementare il popolo e creare il senso dell’identità nazionale..