2. L'apertura alla storia mondiale

 

 

Nel dopoguerra, l’avvento della mondializzazione dallo scientifico al quotidiano, ha progressivamente smantellato l’illusione che questa sequenza potesse veramente descrivere il passato di tutto il mondo. Nonostante questa nuova istanza, la tradizione scolastica si è rivelata pressoché inossidabile. Ha escogitato sistemi che, pur permettendo sguardi sempre più ampi sul mondo, continuassero a salvare il vecchio schema.

La strategia più diffusa è stata ed è quella di inserire, nel racconto lineare del passato, storie di altre parti del pianeta in due momenti fondamentali. Il primo inserimento viene collocato al momento della trattazione delle civiltà del vicino Oriente: Egitto e Mesopotamia. Con un elementare strumento di comparazione (il modello delle civiltà dei fiumi) si introduce l’analisi e lo studio di quadri societari della Mesoamerica e dell’India.

Il secondo inserimento di società extraeuropee avviene nel momento topico della scoperta dell’America quando programmi di studio ed autori di manuali interrompono la narrazione tradizionale per raccontare pezzi di storia americana, australiana, asiatica.

Lo schema narrativo si ripete sempre: mentre in Europa succedeva…, contemporaneamente in Asia, Africa, America avveniva….; prima era successo….. dopo avverrà…Con uno, due capitoli del manuale si esaurisce il racconto del passato, del presente e del futuro del ‘resto del mondo’.

È stato più volte notato che questo sistema di insegnamento rappresenta un’apertura parziale e insoddisfacente alla storia mondiale ed in qualche modo può essere interpretata come una ulteriore conferma dello schema di narrazione eurocentrica: l’alunno impara che ' gli altri ' vengono chiamati in causa solo per fatti legati a vicende europee

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