UN NODO DIDATTICO: LA COSTITUZIONE

Aurora Delmonaco, Laboratorio Nazionale di Didattica della Storia. discussant



Perché a scuola si studia poco e male la Costituzione?

Se si chiede la ragione di ciò agli insegnanti, la risposta molto frequentemente ha due facce: da un lato si esprime la convinzione che all’argomento dovrebbero dedicarsi più tempo e più lavoro, dall’altro si affollano una serie di argomenti di tipo pratico (il tempo, i programmi, il disinteresse dei giovani) che giustifichino il silenzio scolastico sul paradigma laico del nostro vivere associati. Tutto ciò forse copre il disagio che nasce dalla difficoltà di coniugare le scansioni disciplinari della scuola con un chiaro, espresso, deciso compito di formazione civile.

Vediamo allora se è possibile partire dal terreno concreto del "fare scuola", per ipotizzare un lavoro che ponga la Costituzione al centro di un percorso nella storia contemporanea, senza che la serie dei 139 articoli, più le diciotto disposizioni transitorie e finali, scoraggi docenti ed alunni.

La Costituzione non è un oggetto di studio semplice: è un nodo di problemi, è l’intersezione di varie linee di lettura, è luogo d’incontro di vari sviluppi temporali. È quindi un vero groviglio didattico, e dietro le obiezioni, implicite o esplicite, che giustificano la sua emarginazione dai programmi di lavoro, non c’è spesso altro che la rimozione di tale problema, agevolata dal fatto che fino ad ora la contemporaneità ha trovato pochissimo spazio nella scuola. D’altra parte la collocazione di questo argomento nell’area disciplinare fantasma dell’educazione civica, accentuando la genericità dell’approccio, ha ingigantito la complessità della questione.

Occorre allora saggiare il grado reale delle difficoltà analizzando le componenti del problema.

 

 


Il campo disciplinare

La Costituzione è, innanzi tutto, un fatto giuridico: in questo senso è l’atto che costituisce lo stato, facendolo nascere giuridicamente con una certa struttura, assegnandogli certi compiti, definendo certi limiti. Non solo: è un atto generale che stabilisce un punto di riferimento imperativo per tutti gli atti speciali in cui si articolerà la vita giuridica, garantendo l’obiettività rispetto ad interessi particolari e fondando lo stato di diritto che prevede la facoltà per i cittadini di agire per la propria difesa contro eventuali illegalità commesse dagli stessi organi statali. Il contenuto della Costituzione, il suo significato nel quadro generale della dottrina giuridica si collocano quindi sul terreno generale del diritto, e della corrispondente disciplina scolastica, quando e dove esiste.

Ma, nel momento in cui la Legge fondamentale pone in essere il nostro stato come repubblica, essa diventa un atto storico-politico. In altre forme, con altri princìpi lo stato esisteva già, e solo grazie ad un’astrazione si può dire che l’atto giuridico costituisce lo stato. In realtà la promulgazione dell’atto giuridico, che si esprime nel documento della Costituzione, è un evento storico e, come tale, si inserisce nella trama della scienza che studia le relazioni tra gli uomini nel tempo. E, rispetto a tale evento, la Costituzione stessa è fonte storiografica, documento primario.

Da questo punto di vista, abbiamo di fronte un testo che, in quanto tale, usa le procedure di codificazione linguistica come organizzatori d’informazione. Il terzo campo disciplinare in cui si può collocare lo studio della Costituzione è dunque quello linguistico.

È evidente un primo significato di ciò che dicevamo all’inizio, che la Costituzione è un nodo. Abbiamo rintracciato tre capi del groviglio: possiamo seguirli uno ad uno, limitandoci a dipanarli come se fossero indipendenti, secondo le possibilità e gli strumenti che abbiamo. Ma questo nodo non è un arruffio casuale: dunque le tre discipline scolastiche possono concorrere alla soluzione di un unico problema che ha tre aspetti, tre facce.

Le vie possibili sono quelle ben conosciute della multidisciplinarietà, lasciando distinti i metodi e gli approcci e, se necessario, i tempi scolastici delle tre discipline, con un raccordo programmato al termine dei tre percorsi; oppure quelle dell’interdisciplinarietà, con l’interazione costante e programmata dei docenti "specifici", al fine di raggiungere un’interpretazione dell’oggetto costruita come una rete di relazioni concettuali; o, infine, quelle della transdisciplinarietà, che unifichi tre linguaggi disciplinari in un solo progetto, su cui convergano, in misura uguale o differenziata anche in termini orari, strumenti diversi.

Per quanto riguarda la storia, oggetto della nostra riflessione, essa può partecipare alle tre possibili soluzioni con modalità diverse, ma è ipotizzabile che il suo apporto possa funzionare da asse centrale quanto più si punta sulla convergenza degli approcci, per la possibilità che le è propria di costruire spiegazioni intrecciando i piani della sincronia e della diacronia, cogliendo relazioni tra presente, contemporaneo e passato, valutando il peso di affermazioni di principio necessarie sul contingente.

E questa possibilità è fondamentale per offrire ai giovani un polo di orientamento.

 

 


La Costituzione come storia

Si è detto che la Costituzione è un evento storico. Se per delimitare questa classe di fenomeni teniamo presente la definizione più celebre, quella offerta da Fernand Braudel, la Costituzione è un evento perché costituisce lo stato repubblicano definendo i suoi caratteri, i suoi poteri, i suoi limiti: è la "mossa che mette in allarme tutti gli strumenti di misura"; la sua nascita rientra nella durata delle vite individuali: "ha le dimensioni delle collere, dei sogni, delle illusioni degli uomini".

Si può bene studiare la Carta come la concretizzazione della collera contro la guerra, il fascismo e tutto ciò che esso aveva provocato e rappresentato, e dei sogni venuti dal passato liberale, da quello cattolico, da quello marxista, e delle illusioni su un futuro giusto, libero, di solidarietà, di pace, di autonomie concordi e di responsabilità mai deviate dal loro fine. In questo senso l’evento breve, rapido, clamoroso è passato: ciò che resta è la norma al fondo del nostro vivere civile, tanto al fondo che è difficile per gli insegnanti mostrarla ai ragazzi sotto l’acqua limacciosa dei problemi del presente. Tanto al fondo che si può ritenere oggi ancora aperto il potere costituente, come se fosse compatibile con il potere costituito: problema di parole, di categorie giuridiche, di realtà storiche. E allora bisogna far emergere la norma fondamentale dal passato, ricostruirne la genesi, il clima, il tessuto storico di cui è composta; ma soprattutto bisogna collocarla nel presente, capirne il ruolo e verificarne il significato.

 

 


La Costituzione vista dal presente

Si pone subito una domanda: è possibile, legittimo includere il presente in un discorso storico? Vecchia domanda che rimanda ad un’altra: che cos’è il presente per la storia? È l’approdo delle sue lunghe peregrinazioni nel passato oppure una riserva di caccia rigorosamente preclusa alle sue tecniche, ai suoi metodi, alle sue possibilità ed ai suoi scopi? O è altro?

C’è una celebre risposta che Benedetto Croce offrì al problema nel 1938: "Il bisogno pratico, che è nel fondo di ogni giudizio storico, conferisce ad ogni storia il carattere di "storia contemporanea", perché [...] essa è in realtà, storia sempre riferita al bisogno ed alla situazione presente, nella quale quei fatti propagano le loro vibrazioni". Ma aggiunge: "il bisogno pratico [...] è solo la bruta materia della storiografia" che "deve superare la vita vissuta per ripresentarla in forma di conoscenza". Seguendo tale distinzione fra i due piani del "bisogno" e della "conoscenza", la Costituzione diventerebbe un paradigma attraverso cui, come in un filtro solare, potremmo indirettamente leggere lo spettro della nostra realtà, con i suoi problemi, le sue carenze, i suoi drammi ed i suoi progressi. Ma solo indirettamente e, per i giovani, intuitivamente.

Risposta diversa diede Marc Bloch nel 1941, quando scrisse Apologia della storia o Mestiere di storico: "In realtà, questa solidarietà fra epoche diverse ha in sé tanta forza che le relazioni di intelligibilità fra di esse sono orientate nei due sensi. L’incomprensione del presente nasce fatalmente dall’ignoranza del passato. Forse però non è meno vano affaticarsi a comprendere il passato, ove nulla si sappia del presente". E ancora: "Sarebbe un grave errore credere che l’ordine adottato dagli storici nelle loro ricerche debba necessariamente modellarsi su quello degli avvenimenti. Spesso invece essi traggono profitto cominciando a leggere la storia "a ritroso" [...] salvo poi ridarle il suo vero movimento". "Quel che lo storico vuole conoscere è un cangiamento. Ma, nel film da lui preso in esame, solo l’ultimo fotogramma è intatto. Per ricomporre i frammenti degli altri, è stato necessario svolgere dapprima la bobina in senso opposto a quello seguito nella "ripresa"". Conoscere l’evento "Costituzione" dunque non basta. Occorre lavorare sull’intera sua durata nello svolgersi del tempo, nelle vicende della sua attuazione e nel peso effettivo che essa ha nella vita pubblica, come storia contemporanea e storia del presente.

Ma il presente, si dirà, appartiene ad un mondo frantumato, lacerato, sconvolto dalla velocità stessa delle sue trasformazioni, che sembra aver travolto la Costituzione. Non esistono forse uno stato ed un antistato? Non si è spezzata l’idea stessa della solidarietà civile nell’affermarsi degli egoismi individuali? Non sono ineguali i piani dei diritti e dei doveri? E la bufera non ha investito i cardini dell’assetto costituzionale, i partiti, la giustizia, la libertà d’informazione? E i nuovi legami internazionali non portano a rivedere il concetto stesso di sovranità nazionale?

Questo è il mondo in cui i ragazzi dovrebbero raccapezzarsi per non essere presi alla sprovvista dal futuro. Troppo difficile. Ma abbiamo mai pensato a quant’è vasta, varia, complicata la nostra lingua? Ed è questo forse un motivo per cui dovrebbe sconsigliarsene lo studio a scuola?

Quello che occorre è una grammatica anche per la storia: solo così potremo trovare il filo di Arianna nel labirinto dei fatti sotto i nostri occhi. Reso leggibile il presente, potremo capire quale posto occupi in esso la Costituzione.

 

 

 

La grammatica del presente

Se la grammatica è il sistema dei fatti linguistici, per la storia occorrerà individuare un sistema dei fatti storici e, per sbrigarcela con una definizione che sarebbe molto complicata, intendiamo con "fatto storico" ogni realtà umana che può leggersi in una dimensione temporale.

È necessaria quindi una morfologia, cioè la distinzione secondo le funzioni dei fatti storici, e di quelli del presente, nelle condizioni in cui la vita si dà: condizioni materiali, tecniche, spirituali, economiche, ambientali, sociali, politiche. Si potrebbe approfondirla, considerarne le variabili, definirla meglio; se ne otterrebbe una griglia che funziona da moltiplicatore delle capacità di apprendimento, uno strumento di organizzazione delle conoscenze. Ma non basta: occorre una sintassi che ricostruisca i rapporti fra i fatti, e tra i diversi ordini dei fatti nel tempo.

Prendiamo ad esempio un problema tipico dell’attualità: il caso di una fabbrica inquinante. Secondo la griglia morfologica possiamo individuare diversi ordini di fattori, l’impatto sul territorio, i contrasti economici tra diverse forme di occupazione (industria e turismo, ad esempio), tra interessi locali e sovralocali, tra perdite e profitti, tra costi e benefici, gli effetti sociali (salute, mobilitazione dei cittadini), i riflessi politici, le posizioni culturali in gioco.

Una sintassi storica coglie le relazioni tra i diversi aspetti ma, se vuole arrivare ad una lettura unitaria della situazione, deve chiamare in causa una gerarchia interna tra i vari elementi.

Imparare ad organizzare i fatti a partire da diversi punti di vista è un esercizio critico fondamentale, riuscire ad individuare il peso dei giudizi di valore è formazione del cittadino.

 

 

 

La Costituzione come modello

In questa ricostruzione di un aspetto dell’attualità il nostro problema è ora capire se, ed in quale misura, la Costituzione ne faccia parte, e come, ed in quale misura, il passato in cui essa nacque abbia una relazione di intelligibilità con il presente.

Seguendo il filo delle distinzioni morfologiche ci è possibile rintracciare nella Costituzione gli articoli che riguardano il tema analizzato. In questo caso sarebbero l’articolo 9, il 117, il 44, il 32, il 4, il 35, il 42 e il 41.

Il confronto tra il dettato costituzionale ed i problemi del presente ci fa rilevare che:

la Costituzione prospetta una scala di valori che, ancora oggi, è un metro di giudizio valido per interpretare in linea generale i problemi del presente;

tra le norme che riguardano il problema preso ad esempio e l’effettiva configurazione di esso c’è uno scarto storico, ed in tale scarto può cogliersi la qualità delle trasformazioni intervenute nel tempo.

E c’è subito da chiedersi: che cosa si è fatto in cinquant’anni per adeguare quei principi a questa realtà? Come si è svolto il processo costituzionale per informare a quei valori l’attività corrente dello stato?

Ed incalza un’altra domanda: se su questi temi nel tempo è emersa una sostanziale indifferenza culturale, da quale cultura è dunque nata la Costituzione che anticipò sul piano dei valori risposte ad un problema di cui non esistevano ancora i termini esatti? Può essere essa soltanto frutto di "collere, sogni, illusioni" o è un progetto di vita e di stato positivo che ancora chiede di essere attuato in molte parti fondamentali e sulle cui basi può anche costruirsi l’immagine del futuro, così come prevede l’articolo 138?

La Costituzione può adesso immaginarsi come una piramide: un vertice temporale (la sua elaborazione e la sua entrata in vigore), a cui sottostanno durate sempre più ampie, un corpo che si allarga progressivamente, unità differenziata (basi, spigoli, facce), ma unità. Abbiamo aggredito la piramide dal nostro versante, abbiamo toccato il vertice della sua nascita, ora occorre ridiscendere la china del passato per individuarne le origini, per comprendere la storia che sta alle spalle: storia di uomini, di forze, di idee.

Coglieremo allora l’ampiezza reale di quello che, diceva Bloch, è il film del presente, l’arco intero della nostra contemporaneità, di cui conosciamo solo l’ultimo fotogramma.

Nel nodo della Costituzione, allora, avremo sciolto tutti i fili.