Perché a scuola si studia poco e male la Costituzione?
Se si chiede la ragione di ciò agli
insegnanti, la risposta molto frequentemente ha due facce: da un lato si esprime la
convinzione che allargomento dovrebbero dedicarsi più tempo e più lavoro,
dallaltro si affollano una serie di argomenti di tipo pratico (il tempo, i
programmi, il disinteresse dei giovani) che giustifichino il silenzio scolastico sul
paradigma laico del nostro vivere associati. Tutto ciò forse copre il disagio che nasce
dalla difficoltà di coniugare le scansioni disciplinari della scuola con un chiaro,
espresso, deciso compito di formazione civile.
Vediamo allora se è possibile partire dal
terreno concreto del "fare scuola", per ipotizzare un lavoro che ponga la
Costituzione al centro di un percorso nella storia contemporanea, senza che la serie dei
139 articoli, più le diciotto disposizioni transitorie e finali, scoraggi docenti ed
alunni.
La Costituzione non è un oggetto di studio
semplice: è un nodo di problemi, è lintersezione di varie linee di lettura, è
luogo dincontro di vari sviluppi temporali. È quindi un vero groviglio didattico, e
dietro le obiezioni, implicite o esplicite, che giustificano la sua emarginazione dai
programmi di lavoro, non cè spesso altro che la rimozione di tale problema,
agevolata dal fatto che fino ad ora la contemporaneità ha trovato pochissimo spazio nella
scuola. Daltra parte la collocazione di questo argomento nellarea disciplinare
fantasma delleducazione civica, accentuando la genericità dellapproccio, ha
ingigantito la complessità della questione.
Occorre allora saggiare il grado reale
delle difficoltà analizzando le componenti del problema.
Il campo disciplinare
La Costituzione è, innanzi tutto, un fatto
giuridico: in questo senso è latto che costituisce lo stato, facendolo
nascere giuridicamente con una certa struttura, assegnandogli certi compiti, definendo
certi limiti. Non solo: è un atto generale che stabilisce un punto di riferimento
imperativo per tutti gli atti speciali in cui si articolerà la vita giuridica, garantendo
lobiettività rispetto ad interessi particolari e fondando lo stato di diritto che
prevede la facoltà per i cittadini di agire per la propria difesa contro eventuali
illegalità commesse dagli stessi organi statali. Il contenuto della Costituzione, il suo
significato nel quadro generale della dottrina giuridica si collocano quindi sul terreno
generale del diritto, e della corrispondente disciplina scolastica, quando e dove esiste.
Ma, nel momento in cui la Legge
fondamentale pone in essere il nostro stato come repubblica, essa diventa un atto
storico-politico. In altre forme, con altri princìpi lo stato esisteva già, e solo
grazie ad unastrazione si può dire che latto giuridico costituisce lo
stato. In realtà la promulgazione dellatto giuridico, che si esprime nel documento
della Costituzione, è un evento storico e, come tale, si inserisce nella trama della
scienza che studia le relazioni tra gli uomini nel tempo. E, rispetto a tale evento, la
Costituzione stessa è fonte storiografica, documento primario.
Da questo punto di vista, abbiamo di fronte
un testo che, in quanto tale, usa le procedure di codificazione linguistica come
organizzatori dinformazione. Il terzo campo disciplinare in cui si può collocare lo
studio della Costituzione è dunque quello linguistico.
È evidente un primo significato di ciò
che dicevamo allinizio, che la Costituzione è un nodo. Abbiamo rintracciato tre
capi del groviglio: possiamo seguirli uno ad uno, limitandoci a dipanarli come se fossero
indipendenti, secondo le possibilità e gli strumenti che abbiamo. Ma questo nodo non è
un arruffio casuale: dunque le tre discipline scolastiche possono concorrere alla
soluzione di un unico problema che ha tre aspetti, tre facce.
Le vie possibili sono quelle ben conosciute
della multidisciplinarietà, lasciando distinti i metodi e gli approcci e, se necessario,
i tempi scolastici delle tre discipline, con un raccordo programmato al termine dei tre
percorsi; oppure quelle dellinterdisciplinarietà, con linterazione costante e
programmata dei docenti "specifici", al fine di raggiungere
uninterpretazione delloggetto costruita come una rete di relazioni
concettuali; o, infine, quelle della transdisciplinarietà, che unifichi tre linguaggi
disciplinari in un solo progetto, su cui convergano, in misura uguale o differenziata
anche in termini orari, strumenti diversi.
Per quanto riguarda la storia, oggetto
della nostra riflessione, essa può partecipare alle tre possibili soluzioni con modalità
diverse, ma è ipotizzabile che il suo apporto possa funzionare da asse centrale quanto
più si punta sulla convergenza degli approcci, per la possibilità che le è propria di
costruire spiegazioni intrecciando i piani della sincronia e della diacronia, cogliendo
relazioni tra presente, contemporaneo e passato, valutando il peso di affermazioni di
principio necessarie sul contingente.
E questa possibilità è fondamentale per
offrire ai giovani un polo di orientamento.
La Costituzione come storia
Si è detto che la Costituzione è un
evento storico. Se per delimitare questa classe di fenomeni teniamo presente la
definizione più celebre, quella offerta da Fernand Braudel, la Costituzione è un evento
perché costituisce lo stato repubblicano definendo i suoi caratteri, i suoi poteri, i
suoi limiti: è la "mossa che mette in allarme tutti gli strumenti di misura";
la sua nascita rientra nella durata delle vite individuali: "ha le dimensioni delle
collere, dei sogni, delle illusioni degli uomini".
Si può bene studiare la Carta come la
concretizzazione della collera contro la guerra, il fascismo e tutto ciò che esso aveva
provocato e rappresentato, e dei sogni venuti dal passato liberale, da quello cattolico,
da quello marxista, e delle illusioni su un futuro giusto, libero, di solidarietà, di
pace, di autonomie concordi e di responsabilità mai deviate dal loro fine. In questo
senso levento breve, rapido, clamoroso è passato: ciò che resta è la norma al
fondo del nostro vivere civile, tanto al fondo che è difficile per gli insegnanti
mostrarla ai ragazzi sotto lacqua limacciosa dei problemi del presente. Tanto al
fondo che si può ritenere oggi ancora aperto il potere costituente, come se fosse
compatibile con il potere costituito: problema di parole, di categorie giuridiche, di
realtà storiche. E allora bisogna far emergere la norma fondamentale dal passato,
ricostruirne la genesi, il clima, il tessuto storico di cui è composta; ma soprattutto
bisogna collocarla nel presente, capirne il ruolo e verificarne il significato.
La Costituzione vista dal presente
Si pone subito una domanda: è possibile,
legittimo includere il presente in un discorso storico? Vecchia domanda che rimanda ad
unaltra: che cosè il presente per la storia? È lapprodo delle sue
lunghe peregrinazioni nel passato oppure una riserva di caccia rigorosamente preclusa alle
sue tecniche, ai suoi metodi, alle sue possibilità ed ai suoi scopi? O è altro?
Cè una celebre risposta che
Benedetto Croce offrì al problema nel 1938: "Il bisogno pratico, che è nel fondo di
ogni giudizio storico, conferisce ad ogni storia il carattere di "storia
contemporanea", perché [...] essa è in realtà, storia sempre riferita al bisogno
ed alla situazione presente, nella quale quei fatti propagano le loro vibrazioni". Ma
aggiunge: "il bisogno pratico [...] è solo la bruta materia della storiografia"
che "deve superare la vita vissuta per ripresentarla in forma di conoscenza".
Seguendo tale distinzione fra i due piani del "bisogno" e della
"conoscenza", la Costituzione diventerebbe un paradigma attraverso cui, come in
un filtro solare, potremmo indirettamente leggere lo spettro della nostra realtà, con i
suoi problemi, le sue carenze, i suoi drammi ed i suoi progressi. Ma solo indirettamente
e, per i giovani, intuitivamente.
Risposta diversa diede Marc Bloch nel 1941,
quando scrisse Apologia della storia o Mestiere di storico: "In realtà,
questa solidarietà fra epoche diverse ha in sé tanta forza che le relazioni di
intelligibilità fra di esse sono orientate nei due sensi. Lincomprensione del
presente nasce fatalmente dallignoranza del passato. Forse però non è meno vano
affaticarsi a comprendere il passato, ove nulla si sappia del presente". E ancora:
"Sarebbe un grave errore credere che lordine adottato dagli storici nelle loro
ricerche debba necessariamente modellarsi su quello degli avvenimenti. Spesso invece essi
traggono profitto cominciando a leggere la storia "a ritroso" [...] salvo poi
ridarle il suo vero movimento". "Quel che lo storico vuole conoscere è un
cangiamento. Ma, nel film da lui preso in esame, solo lultimo fotogramma è intatto.
Per ricomporre i frammenti degli altri, è stato necessario svolgere dapprima la bobina in
senso opposto a quello seguito nella "ripresa"". Conoscere levento
"Costituzione" dunque non basta. Occorre lavorare sullintera sua durata
nello svolgersi del tempo, nelle vicende della sua attuazione e nel peso effettivo che
essa ha nella vita pubblica, come storia contemporanea e storia del presente.
Ma il presente, si dirà, appartiene ad un
mondo frantumato, lacerato, sconvolto dalla velocità stessa delle sue trasformazioni, che
sembra aver travolto la Costituzione. Non esistono forse uno stato ed un antistato? Non si
è spezzata lidea stessa della solidarietà civile nellaffermarsi degli
egoismi individuali? Non sono ineguali i piani dei diritti e dei doveri? E la bufera non
ha investito i cardini dellassetto costituzionale, i partiti, la giustizia, la
libertà dinformazione? E i nuovi legami internazionali non portano a rivedere il
concetto stesso di sovranità nazionale?
Questo è il mondo in cui i ragazzi
dovrebbero raccapezzarsi per non essere presi alla sprovvista dal futuro. Troppo
difficile. Ma abbiamo mai pensato a quantè vasta, varia, complicata la nostra
lingua? Ed è questo forse un motivo per cui dovrebbe sconsigliarsene lo studio a scuola?
Quello che occorre è una grammatica anche
per la storia: solo così potremo trovare il filo di Arianna nel labirinto dei fatti sotto
i nostri occhi. Reso leggibile il presente, potremo capire quale posto occupi in esso la
Costituzione.
La grammatica del presente
Se la grammatica è il sistema dei fatti
linguistici, per la storia occorrerà individuare un sistema dei fatti storici e, per
sbrigarcela con una definizione che sarebbe molto complicata, intendiamo con "fatto
storico" ogni realtà umana che può leggersi in una dimensione temporale.
È necessaria quindi una morfologia, cioè
la distinzione secondo le funzioni dei fatti storici, e di quelli del presente, nelle
condizioni in cui la vita si dà: condizioni materiali, tecniche, spirituali, economiche,
ambientali, sociali, politiche. Si potrebbe approfondirla, considerarne le variabili,
definirla meglio; se ne otterrebbe una griglia che funziona da moltiplicatore delle
capacità di apprendimento, uno strumento di organizzazione delle conoscenze. Ma non
basta: occorre una sintassi che ricostruisca i rapporti fra i fatti, e tra i diversi
ordini dei fatti nel tempo.
Prendiamo ad esempio un problema tipico
dellattualità: il caso di una fabbrica inquinante. Secondo la griglia morfologica
possiamo individuare diversi ordini di fattori, limpatto sul territorio, i contrasti
economici tra diverse forme di occupazione (industria e turismo, ad esempio), tra
interessi locali e sovralocali, tra perdite e profitti, tra costi e benefici, gli effetti
sociali (salute, mobilitazione dei cittadini), i riflessi politici, le posizioni culturali
in gioco.
Una sintassi storica coglie le
relazioni tra i diversi aspetti ma, se vuole arrivare ad una lettura unitaria della
situazione, deve chiamare in causa una gerarchia interna tra i vari elementi.
Imparare ad organizzare i fatti a partire
da diversi punti di vista è un esercizio critico fondamentale, riuscire ad individuare il
peso dei giudizi di valore è formazione del cittadino.
La Costituzione come modello
In questa ricostruzione di un aspetto
dellattualità il nostro problema è ora capire se, ed in quale misura, la
Costituzione ne faccia parte, e come, ed in quale misura, il passato in cui essa nacque
abbia una relazione di intelligibilità con il presente.
Seguendo il filo delle distinzioni
morfologiche ci è possibile rintracciare nella Costituzione gli articoli che riguardano
il tema analizzato. In questo caso sarebbero larticolo 9, il 117, il 44, il 32, il
4, il 35, il 42 e il 41.
Il confronto tra il dettato costituzionale
ed i problemi del presente ci fa rilevare che:
la Costituzione prospetta una scala di
valori che, ancora oggi, è un metro di giudizio valido per interpretare in linea generale
i problemi del presente;
tra le norme che riguardano il problema
preso ad esempio e leffettiva configurazione di esso cè uno scarto storico,
ed in tale scarto può cogliersi la qualità delle trasformazioni intervenute nel tempo.
E cè subito da chiedersi: che cosa
si è fatto in cinquantanni per adeguare quei principi a questa realtà? Come si è
svolto il processo costituzionale per informare a quei valori lattività corrente
dello stato?
Ed incalza unaltra domanda: se su
questi temi nel tempo è emersa una sostanziale indifferenza culturale, da quale cultura
è dunque nata la Costituzione che anticipò sul piano dei valori risposte ad un problema
di cui non esistevano ancora i termini esatti? Può essere essa soltanto frutto di
"collere, sogni, illusioni" o è un progetto di vita e di stato positivo che
ancora chiede di essere attuato in molte parti fondamentali e sulle cui basi può anche
costruirsi limmagine del futuro, così come prevede larticolo 138?
La Costituzione può adesso immaginarsi
come una piramide: un vertice temporale (la sua elaborazione e la sua entrata in vigore),
a cui sottostanno durate sempre più ampie, un corpo che si allarga progressivamente,
unità differenziata (basi, spigoli, facce), ma unità. Abbiamo aggredito la piramide dal
nostro versante, abbiamo toccato il vertice della sua nascita, ora occorre ridiscendere la
china del passato per individuarne le origini, per comprendere la storia che sta alle
spalle: storia di uomini, di forze, di idee.
Coglieremo allora lampiezza reale di
quello che, diceva Bloch, è il film del presente, larco intero della nostra
contemporaneità, di cui conosciamo solo lultimo fotogramma.
Nel nodo della Costituzione, allora, avremo
sciolto tutti i fili. |