Fare memoria del futuro
Desidero rivolgere un breve saluto ed esprimere il mio personale apprezzamento per questo
incontro che gli organizzatori della manifestazione "1938 la legislazione
antiebraica, 1998 Milano ricorda" hanno voluto destinare ai giovani delle scuole di
Milano e Provincia.
L'obiettivo che ci si propone è certamente molto importante: evitare che venga cancellata
o deformata la memoria di fatti inquietanti e vergognosi. Sono memorie pesanti, che fino a
oggi non si è ancora riusciti a elaborare. Troppo a lungo si è steso un velo di silenzio
sulle leggi razziali e sulle loro conseguenze non solo per g1i ebrei italiani, ma per la
coscienza morale dell'intero Paese.In Italia si
conosce poco quanto é avvenuto nel 1938 e si tende a sottovalutarne la portata. In
realtà si tratta di un fatto gravissimo per la nostra storia civile. Calpestare a livello
legislativo i fondamentali diritti della persona umana é un crimine che pesa anche sulle
generazioni successive.
Dunque sono d'accordo con questa iniziativa, pur se vi
partecipo con grande sofferenza. Mi domando, infatti, in simili incontri: sarà utile il
nostro parlare? servirà ad allontanare gli spettri dell'intolleranza? sapremo trarre le
giuste lezioni dalla storia? E' un po' come quando si visita Auschwitz o Yad wa-Shem a
Gerusalemme: si vedono migliaia di giovani di tutto il mondo girare per le strade e le
baracche del1'orrore, guardare con smarrimento le fotografie dei prigionieri denutriti e
ridotti a larve umane, e ci si chieds: serviranno queste orrende visioni a evitare per il
futuro ogni intolleranza, ogni violenza verso la persona umana?
In altre iniziative di questa serie si é parlato e si
parlerà della ricostruzione storica dei fatti e delle loro interpretazioni. Nell'incontro
odierno siamo piuttosto alla ricerca di una prospettiva per la memoria. Il nostro compito
infatti, come recita il titolo della sessione, è quello di "ricordare per il
futuro". Sembra paradossale lidea di "fare memoria del futuro".
Eppure il nostro passato è, in un certo senso, memoria del futuro.
La persecuzione degli ebrei - dalle leggi razziali ad
Auschiwitz - rimarrebbe un girone dell'inferno, senza tempo e senza riscatto, se non
facesse crescere anche un futuro. Non si tratta di esorcizzare l'orrore cercando a tutti i
costi di dargli un senso. Ricordare il passato è strapparlo alla morte e coglierne la
prospettiva più vera. Per noi, oggi, il problema è di ricordare il fatto e le
conseguenze della legislazione antiebraica degli anni 30, evidenziando le connessioni con
gli attuali problemi di antisemitismo o razzismo, nazionalismo ed egoismo sociale, anzi
con ogni forma di intolleranza, compresa la piu banale che si esprime magari con un lancio
di vernice, con una scritta sul muro, con un gesto sdegnoso della mano: ogni intolleranza
verso chiunque, persona o anche edifici significativi - cimiteri, scuole, monumenti. Ogni
forma di intolleranza è aperta a tutte le altre ed è un varco pericoloso per la
convivenza umana.
Essere per qualcuno in maniera conseguente
Di fronte all'attualità di questi problemi vorrei ribadire quanto ho sottolineato
in altre occasioni: la necessità cioè di non limitarsi alla sola denuncia dei fenomeni
sociali di segno negativo. Così, ad esempio, non basta essere contro
l'antisemitismo, perchè essere "anti-anti" rischia di esaurirsi in declamazioni
poco efficaci. Occorre assai di più. Non è sufficiente essere contro chi è contro;
bisogna invece essere per qualcuno ed esserlo in maniera conseguente.
Bisogna quindi essere per il popolo
ebraico, per la sua cultura, per i suoi valori, per la sua ricchezza umana e spirituale,
per la sua storia, per la sua straordinaria testimonianza religiosa. E' necessario essere
per quei valori che arricchiscono tutta l'umanità.
Non dimentichiamo che le tradizioni storiche e letterarie,
le feste, le celebrazioni, il senso della vita e dei valori che la tradizione ebraica
porta con sè, fanno parte anche della nostra cultura occidentale; anzi, ne sono una delle
gemme preziose e anche il solo non conoscerla è già un attentato alle nostre stesse
origini e alla nostra storia. Ciò che è conosciuto può divenire poi oggetto di
attenzione, di amore, di delicato rispetto, di colloquio, di scambio.
Per questo è auspicabile che la scuola di ogni tipo e
tendenza ponga più attenzione a tali tradizioni. Auspico anzi che si promuova la
conoscenza mutua tra tutte le tradizioni, così da impedire che si passi dall'ignoranza al
pregiudizio e dal pregiudizio all'inimicizia.
Alla manifestazione odierna auguro di riuscire a dare alle
istituzioni scolastiche e culturali un forte segnale della necessità di promuovere
conoscenza e dialogo nei confronti del mondo ebraico, come pure di ogni altro
"universo culturale" nel quale dobbiamo riconoscere inalienabili diritti della
persona umana e valori spirituali di portata universale.
Auguro altresì di riuscire a cogliere che, tra tutti gli
universi culturali del pianeta terra e della sua storia, quello del popolo ebraico ha, per
vocazione divina, una misteriosa singolarità che lo fa emblema e paradigma di ogni altra
diversità da rispettare e da amare. Per la sua specificità 1'antisemitismo non è
semplicemente una tra le varie manifestazioni di razzismo. Noi siamo chiamati a promuovere
una più lucida consapevolezza di non separare le persecuzioni del popolo ebraico dalle
altre oppressioni e genocidi di cui si è macchiata l'umanità, ma insieme di non ridurle
soltanto a una delle tante forme di razzismo.
Dalla memoria di oggi ci attendiamo dunque un futuro che,
grazie all'amore per la tradizione civile e religiosa del popolo ebraico, sconfigga ogni
egoismo sociale e ogni intolleranza, per costruire nell'armonia dello shalom
una mondiale convivenza delle differenze.
E' questo il "pensare alla grande" che bussa ai
vostri cuori di giovani come appello e sfida per quel futuro che è anche nelle vostre
mani. |