Intervento del Cardinale Arcivescovo al Convegno
"Ricordare oggi per il futuro" - Milano, Palazzo Isimbardi, 18 novembre '98


Fare memoria del futuro


Desidero rivolgere un breve saluto ed esprimere il mio personale apprezzamento per questo incontro che gli organizzatori della manifestazione "1938 la legislazione antiebraica, 1998 Milano ricorda" hanno voluto destinare ai giovani delle scuole di Milano e Provincia.
L'obiettivo che ci si propone è certamente molto importante: evitare che venga cancellata o deformata la memoria di fatti inquietanti e vergognosi. Sono memorie pesanti, che fino a oggi non si è ancora riusciti a elaborare. Troppo a lungo si è steso un velo di silenzio sulle leggi razziali e sulle loro conseguenze non solo per g1i ebrei italiani, ma per la coscienza morale dell'intero Paese.

In Italia si conosce poco quanto é avvenuto nel 1938 e si tende a sottovalutarne la portata. In realtà si tratta di un fatto gravissimo per la nostra storia civile. Calpestare a livello legislativo i fondamentali diritti della persona umana é un crimine che pesa anche sulle generazioni successive.

Dunque sono d'accordo con questa iniziativa, pur se vi partecipo con grande sofferenza. Mi domando, infatti, in simili incontri: sarà utile il nostro parlare? servirà ad allontanare gli spettri dell'intolleranza? sapremo trarre le giuste lezioni dalla storia? E' un po' come quando si visita Auschwitz o Yad wa-Shem a Gerusalemme: si vedono migliaia di giovani di tutto il mondo girare per le strade e le baracche del1'orrore, guardare con smarrimento le fotografie dei prigionieri denutriti e ridotti a larve umane, e ci si chieds: serviranno queste orrende visioni a evitare per il futuro ogni intolleranza, ogni violenza verso la persona umana?

In altre iniziative di questa serie si é parlato e si parlerà della ricostruzione storica dei fatti e delle loro interpretazioni. Nell'incontro odierno siamo piuttosto alla ricerca di una prospettiva per la memoria. Il nostro compito infatti, come recita il titolo della sessione, è quello di "ricordare per il futuro". Sembra paradossale l’idea di "fare memoria del futuro". Eppure il nostro passato è, in un certo senso, memoria del futuro.

La persecuzione degli ebrei - dalle leggi razziali ad Auschiwitz - rimarrebbe un girone dell'inferno, senza tempo e senza riscatto, se non facesse crescere anche un futuro. Non si tratta di esorcizzare l'orrore cercando a tutti i costi di dargli un senso. Ricordare il passato è strapparlo alla morte e coglierne la prospettiva più vera. Per noi, oggi, il problema è di ricordare il fatto e le conseguenze della legislazione antiebraica degli anni 30, evidenziando le connessioni con gli attuali problemi di antisemitismo o razzismo, nazionalismo ed egoismo sociale, anzi con ogni forma di intolleranza, compresa la piu banale che si esprime magari con un lancio di vernice, con una scritta sul muro, con un gesto sdegnoso della mano: ogni intolleranza verso chiunque, persona o anche edifici significativi - cimiteri, scuole, monumenti. Ogni forma di intolleranza è aperta a tutte le altre ed è un varco pericoloso per la convivenza umana.

 

Essere per qualcuno in maniera conseguente

Di fronte all'attualità di questi problemi vorrei ribadire quanto ho sottolineato in altre occasioni: la necessità cioè di non limitarsi alla sola denuncia dei fenomeni sociali di segno negativo. Così, ad esempio, non basta essere contro l'antisemitismo, perchè essere "anti-anti" rischia di esaurirsi in declamazioni poco efficaci. Occorre assai di più. Non è sufficiente essere contro chi è contro; bisogna invece essere per qualcuno ed esserlo in maniera conseguente.

Bisogna quindi essere per il popolo ebraico, per la sua cultura, per i suoi valori, per la sua ricchezza umana e spirituale, per la sua storia, per la sua straordinaria testimonianza religiosa. E' necessario essere per quei valori che arricchiscono tutta l'umanità.

Non dimentichiamo che le tradizioni storiche e letterarie, le feste, le celebrazioni, il senso della vita e dei valori che la tradizione ebraica porta con sè, fanno parte anche della nostra cultura occidentale; anzi, ne sono una delle gemme preziose e anche il solo non conoscerla è già un attentato alle nostre stesse origini e alla nostra storia. Ciò che è conosciuto può divenire poi oggetto di attenzione, di amore, di delicato rispetto, di colloquio, di scambio.

Per questo è auspicabile che la scuola di ogni tipo e tendenza ponga più attenzione a tali tradizioni. Auspico anzi che si promuova la conoscenza mutua tra tutte le tradizioni, così da impedire che si passi dall'ignoranza al pregiudizio e dal pregiudizio all'inimicizia.

Alla manifestazione odierna auguro di riuscire a dare alle istituzioni scolastiche e culturali un forte segnale della necessità di promuovere conoscenza e dialogo nei confronti del mondo ebraico, come pure di ogni altro "universo culturale" nel quale dobbiamo riconoscere inalienabili diritti della persona umana e valori spirituali di portata universale.

Auguro altresì di riuscire a cogliere che, tra tutti gli universi culturali del pianeta terra e della sua storia, quello del popolo ebraico ha, per vocazione divina, una misteriosa singolarità che lo fa emblema e paradigma di ogni altra diversità da rispettare e da amare. Per la sua specificità 1'antisemitismo non è semplicemente una tra le varie manifestazioni di razzismo. Noi siamo chiamati a promuovere una più lucida consapevolezza di non separare le persecuzioni del popolo ebraico dalle altre oppressioni e genocidi di cui si è macchiata l'umanità, ma insieme di non ridurle soltanto a una delle tante forme di razzismo.

Dalla memoria di oggi ci attendiamo dunque un futuro che, grazie all'amore per la tradizione civile e religiosa del popolo ebraico, sconfigga ogni egoismo sociale e ogni intolleranza, per costruire nell'armonia dello shalom una mondiale convivenza delle differenze.

E' questo il "pensare alla grande" che bussa ai vostri cuori di giovani come appello e sfida per quel futuro che è anche nelle vostre mani.

 

riga_lun.jpg (8032 bytes)