Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione
 in Italia "Ferruccio Parri"

Ordine del giorno approvato all’unanimità
dal Consiglio Generale dell’Insmli
riunito a Milano il 15 maggio 2004

     Chi conosce da vicino Tina Anselmi e ha potuto apprezzare negli anni il suo impegno di donna e di parlamentare, in particolare a favore dei diritti delle donne e a difesa dei soggetti più deboli della società, rimane stupito e incredulo di fronte al ritratto che ne ha fatto la giornalista Pialuisa Bianco, nel terzo volume di quella discutibile operazione editoriale che porta il titolo Italiane e che è stata promossa e voluta dall’attuale Ministro delle Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo. Colpisce, in questa scheda, la malevola e supponente definizione di “ragazzina della Resistenza”, quasi a sottintendere un’emotiva e immatura adesione della giovane studentessa Tina al movimento di liberazione, dopo che era stata costretta ad assistere all’impiccagione dei partigiani di fronte alla sua scuola, a Bassano del Grappa, nel settembre del ’44.

     Con livore vengono poi espressi giudizi ambigui o negativi sui trent’anni della sua politica attiva, come quello di aver incarnato la democristianità “partigiana ciellenistica e consociativa”, quasi che sia un demerito l’essersi riconosciuta in quell’organismo che animava e guidava la resistenza e che, grazie alla volontà responsabile di tutte le forze politiche, ha dato vita, dopo la Liberazione, all’Italia democratica attraverso le scelte del referendum e dell’Assemblea Costituente che hanno portato, nel 1948, alla Costituzione della Repubblica. Tutto questo in una pubblicazione pagata dal contribuente italiano e che, in modo strumentale e storicamente scorretto, ospita i profili di tante figure femminili cui, a parere della Prestigiacomo, “tutta l’Italia deve dire grazie”. Iniziativa che avrebbe potuto essere interessante, ma che in realtà propone messaggi distorti e disgreganti nel momento in cui accomuna Tina Anselmi – e altre come lei – a Rachele Mussolini, a Claretta Petacci, alla “mitica” comandante delle Ausiliarie della RSI Piera Gatteschi oppure a Luisa Ferida, l’attrice collegata alla famigerata banda Koch. Non una parola su leggi significative in ambito di lavoro ed in particolare di lavoro femminile, di previdenza, di formazione professionale, di istituzione del servizio sanitario nazionale portate all’approvazione dalla Anselmi. Silenzio anche sulla presidenza di due importanti Commissioni parlamentari che hanno dato un contributo di conoscenza e fornito indicazioni per una più corretta costruzione della memoria pubblica: la Commissione d’inchiesta sull’operato dei soldati italiani in Somalia e la Commissione nazionale sulle conseguenze delle leggi razziali per la comunità ebraica italiana.

     L’obiettivo che sembra proporsi l’autrice del profilo, Pialuisa Bianco, che l’attuale Governo ha chiamato a dirigere l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles e che nella parte finale assume i toni di una vera e propria aggressione, è la demolizione dell’operato della Commissione sulla P2, bollandolo come inutile e assurda “caccia alle streghe”, opera di improbabili “acchiappafantasmi” dediti quasi solo a compilare interminabili “Anselmi’s list” di hitleriana memoria.

     Tina Anselmi è troppo conosciuta e stimata in Italia e all’estero perché questa operazione denigratoria possa aver successo e non ha alcun bisogno di difensori d’ufficio. Sappiamo che oggi i suoi più attenti e sensibili estimatori sono quelle persone che la riconoscono e le parlano durante le sue frequenti trasferte  in treno, sono questi diciassettenni che da ogni angolo del Paese continuano a invitarla nelle loro scuole a parlare di Resistenza, di Costituzione, di diritti di cittadinanza delle donne.

    Nel confermarLe tutta la nostra stima, Le esprimiamo la più affettuosa solidarietà dell’Istituto Trevigiano per la storia della Resistenza e dell’Istituto Nazionale per la storia del Movimento di Liberazione in Italia di cui è Presidente Onorario.