I cardini del percorso

 

      I cardini attorno cui ruota questo percorso, che possono costituire anche base di partenza per una prima ipotesi di riorganizzazione didattica di questa disciplina, possono così essere indicati:

1. priorità nella acquisizione di abilità e competenze rispetto alle conoscenze, intese come somma enciclopedica di fatti. Si tratta ovviamente di abilità e competenze che sono responsabili di ogni processo cognitivo e costituiscono il substrato comune di tutte le aree disciplinari. Vanno a strutturare la conoscenza operando con i contenuti specifici di ogni disciplina, ma all’interno di un percorso di apprendimento che è alla base del concetto di interdisciplinarietà.3 Quelle fondamentali del sapere storico, da ordinare in modo tassonomico, tenendo conto soprattutto della evoluzione nello sviluppo cognitivo in rapporto all’età, sono:4

  • essere in grado di utilizzare diversi tipi di fonti, dalle più immediate a quelle che necessitano di adeguata contestualizzazione, perfezionando gli strumenti della "critica delle fonti";
  • essere in grado di ricostruire fatti ed eventi nel rispetto del metodo di indagine;
  • essere in grado di muoversi con sicurezza nella temporalità ,
  • essere in grado di astrarre concetti e categorie di tipo storico,
  • essere in grado di organizzare gli eventi sul piano sincronico, evidenziandone le relazioni interne e le variabili esterne che li determinano;
  • essere in grado di confrontare spaccati sincronici diversi;
  • essere in grado di organizzare gli eventi sul piano diacronico, cogliendo il valore delle trasformazioni e i fattori che ne sono responsabili;
  • essere in grado di passare dai meccanismi ai modelli storiografici, cogliendone il valore e i limiti;
  • essere in grado di "falsificare" i modelli storiografici, mettendo in evidenza i presupposti che ne sono alla base;
  • essere in grado di impadronirsi progressivamente delle dimensioni e dello spessore storico-culturale dei concetti di storia, storiografia e memoria.

2. rottura del modello cronologico rigidamente orientato dal passato al presente. La partenza ed il ritorno al presente devono sempre aprire e chiudere un percorso didattico, specie se di natura storica e ciò sulla base delle affermazioni di I. Mattozzi.5

3. utilizzazione del manuale e dei testi storiografici come una delle fonti per la costruzione della conoscenza e non come paradigmi di corretta ricostruzione e interpretazione storica.6

4. Valorizzazione della storia locale che costituisce ricchezza e articolazione della storia generale e consente , nel continuo andare e venire tra i due ordini di scala, di "fare storia".7

5. Costruzione di percorsi cognitivi attorno ai nuclei tematici fondamentali del fare storia, mediante attività che mirano a:

  • dare tempo allo spazio8: riconoscere nel presente i segni del passato, sapendoli contestualizzare (> mappatura di uno spazio);
  • riconoscere che lo spazio presente non è neutro, naturale, oggettivo, ma è il risultato di una trasformazione che è selettiva, orientata (> lettura dei dati mappati);
  • riconoscere che lo spazio presente è frutto di scelte, più o meno consapevoli, che incidono in modo rilevante nella organizzazione della vita privata e collettiva (> comparazione tra spazi diversamente organizzati);
  • riconoscere che lo spazio presente contiene messaggi e che i segni del passato sono portatori di memorie, sono testimoni di identità, sono lì per parlare a chi li sa leggere (> lettura dei segni con funzioni "trasmissive": lapidi, scritte, monumenti…)9;
  • riconoscere che non tutte le memorie hanno avuto la stessa forza e capacità di trasmettere i propri segni (> comparazione tra segni diversi; tra segni presenti – scomparsi).

NOTE

3 Sui processi cognitivi e sulla loro incidenza nella didattica restano fondamentali gli apporti di B.S. Bloom e dei ricercatori che hanno proseguito l’indagine sui meccanismi che regolano l’apprendimento, partendo e completando le sue analisi. Le tassonomie di S.B. Bloom (1956) relativa al campo cognitivo; di Kratwohl, Bloom, Masia (1964) relativa al campo affettivo, di Harrow (1972), relativa al campo psicomotorio sono riportate nell’Allegato 1 al testo: D. Bertocchi, L. Brasca, F. Elviri, E. Lugarini, M.C. Rizzardi, Educazione linguistica e curricolo, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, 1981. torna su

4 Sugli assi che devono portare all’elaborazione del curricolo, vedi I. Mattozzi, Le competenze del professore di storia, su I viaggi di Erodoto, n.23, Maggio – settembre 1994; A. Brusa, Il nuovo curricolo di storia, RS Ricerche storiche, 1977, n. 81, pp.81 – 110. torna su

5 Sul modello "dal presente > al passato > al passato > … al presente" vedi I. Mattozzi, Morfologia della conoscenza storiografica e didattica, in La mediazione didattica in storia. Una riflessione teorica, una proposta pratica. Guida per gli insegnanti, Polaris, 1995. torna su

6 F. Traniello, cit.,"Il manuale di storia deve essere, prima di tutto, un libro di storia [ … ] cioè un esempio, per quanto dotato di particolari caratteristiche, di storiografia in atto". torna su

7 Sul rapporto tra storie locali e storia generale vedi L. Vanzetto, Le "storie di paese" alle soglie del Duemila, in F. Cavazzana Romanelli – L.Puppi ( a cura di) Storia locale e storia regionale. Il caso veneto. Atti del Convegno di studi. Treviso 12 marzo 1994,Vicenza, Neri Pozza, 1994, pp.37–48. torna su

8 L. Vanzetto, E. Brunetta, Storia di Treviso,Il Poligrafo, Padova, 1988. torna su

9 Mario Isnenghi, Alle origini del 18 aprile. Miti riti e mass media, in ( a cura di ) Mario Isnenghi e Silvio Lanaro, La Democrazia Cristiana dal fascismo al 18 aprile, Marsilio, Venezia 1978, p.279; ora anche in (a cura di ) Marco Gervasoni, Mappe dell'immaginario. Per una storia culturale dell'età contemporanea, Milano, Unicopli 1999, pp.133-216. torna su