Comunicato stampa

Istituto calabrese per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea, Piazza Europa 14, Cosenza

 

La censura dei manuali scolastici, proposta dalla destra, nasconde un’altra questione: quella della interpretazione e della riscrittura della storia - italiana e non solo - del Novecento.

La inquietante proposta di A. N., che segue un blitz di pessimo gusto attuato in una libreria da parte della sua organizzazione giovanile, è la tappa di un processo che, nelle intenzioni dei promotori, dovrebbe portare alla cancellazione delle interpretazioni storiografiche correnti che hanno alla base della loro lettura storica – suffragata da documenti e da solidi paradigmi storiografici – i valori della democrazia, della libertà e dell’uguaglianza fra gli umani; e successivamente indurre alla riscrittura delle vicende del Ventesimo secolo.

Non risulta che a tutt’oggi ci siano – a parte i fallimentari tentativi del cosiddetto revisionismo storico, rigettati dalla storiografia più accorta e condannati perfino dai tribunali – delle interpretazioni capaci di rileggere in maniera scientificamente corretta la storia del Novecento basando le ricostruzioni storiche prodotte sui disvalori che hanno caratterizzato i sistemi totalitari, quali il rifiuto della democrazia, il razzismo, l’esaltazione della guerra, l’umiliazione dei migliori sentimenti umani.

La destra italiana, con le sue proposte inattuali e infondate, di certo mostra di non sapere che la questione dell’insegnamento della storia è un’altra.

Non si tratta più, infatti, di limitarsi alla sola narrazione degli avvenimenti storici; oggi la nuova didattica della storia – secondo la lezione della storiografia più aggiornata – fa perno sulla decostruzione-ricostruzione delle narrazioni storiche, sull’analisi e sulla critica delle interpretazioni storiografiche, a partire dalla accurata "interrogazione" delle fonti e dei documenti per una più esauriente ed efficace offerta formativa della disciplina che superi e integri le acquisizioni conoscitive.

Tutto ciò la destra non lo sa, né vuole saperlo, perché al posto di una proposta didattica democratica e innovativa, ad essa fa comodo il tradizionale modo di studiare la storia basato sul racconto e sulla ricezione passiva di ricostruzioni storiche ritenute oggettive, e questo perché è proprio attraverso tale pratica didattica, passiva e ripetitiva, che è facile veicolare qualsiasi messaggio ideologico, compreso quello che fu trasmesso, attraverso il testo unico di storia, nel ventennio fascista.

Va ricordato infine – e quale ironico paradosso per la destra – che promotori della nuova didattica della storia basata sulle conoscenze ed anche sull’acquisizione di competenze storiografiche e sullo sviluppo del pensiero critico, sono gli Istituti storici della Resistenza (l’ICSAIC in Calabria), le cui radici culturali ed etiche affondano nella tradizione democratica e critica degli antifascismi e della Resistenza, esperienze dalle quali è sorta l’Italia democratica che garantisce la libera espressione di pensiero anche a coloro che non ne riconoscono, per ignoranza o calcolo di bassa politica, le origini storiche e i valori fondanti.

Tobia Cornacchioli, Leonardo Falbo (Sezione didattica dell'ICSAIC)