Dino Renato Nardelli

LA VALIGIA DELL’EMIGRANTE
Prima della didattica interculturale
ISTITUTO PER LA STORIA DELL’UMBRIA CONTEMPORANEA EDITORIALE UMBRIA

 

Obiettivi e procedure

 

1) L’immagine della storia nei bambini.
Il bambino rappresenta il passato non vissuto secondo riferimenti strutturali tipici della sua età, fortemente indipendenti dalla propria "storia" culturale:

 

Egocentrismo: in un primo momento egli concepisce il passato come del tutto differente dall’oggi; ma questa opposizione scompare all’analisi: in realtà il passato non e per il bambino che una sorta di calco del presente. Finalismo: il bambino considera i fenomeni esterni secondo l’immagine delle sue azioni finalizzate. Lo stesso documento e stato prodotto per "fare la storia"; ad esempio, gli archivi, sono vissuti come "strumenti di una impresa deliberata dei protagonisti e dei testimoni degli eventi passati per raccontare alla posterità ciò che essi hanno fatto e vissuto" (J.N. Luc, 1978).

Personalizzazione: gli eventi storici complessi sono spiegati attraverso "interventi dall’alto", azioni e vicende dei grandi personaggi. Da ciò un fraintendimento latente: "I riferimenti eccessivi ai grandi personaggi rischiano di minare la cultura storica dell’allievo e, a lungo termine, quella dell’adulto; favoriscono 1’adesione del cittadino al divismo politico, uno stato di torpore intellettuale nei confronti del1’esercizio del potere" (M. Debesse). Non conflittualità: il quadro complessivo dei rapporti economici appare sostanzialmente privo di conflitti; i bambini più piccoli si rappresentano un mondo armonioso in cui c’è perfetta rispondenza tra i bisogni della gente e i beni di cui si può entrare in possesso; quelli più grandi, poi, "sono consapevoli della complessità degli scambi economici e delle stratificazioni che esistono tra diversi livelli di reddito, ma non fanno alcun accenno ai conflitti tra classi che ne derivano" (Berti e Bombi, 1981).

2) Storia, perché?
L’apprendimento delle discipline storiche in età dell’obbligo è funzionale innanzi tutto a sviluppare nei ragazzi il senso del tempo, e i concetti che presiedono alla sua analisi (causa, relazione fra eventi, successione, contemporaneità, durata, cambiamento, ritmi del cambiamento, ecc.). Tali abilità logiche saranno poi spendibili non solo in ambito storico, ma come categorie portanti del pensiero, inteso come abilita progettuale del presente e previsionale del futuro. C’è poi il versante culturale, della conoscenza, cioè dei fatti del passato. Le prime abilità, di tipo metodologico, il bambino 1e può acquisire attraverso 1;-i ricerca, le informazioni le apprende come prodotto di studi storiografici veicolati con la mediazione dell’insegnante. Prendiamo l’esempio dell'abilità della periodizzazione: periodizzare significa "delimitare un fenomeno, individuare lo svolgimento di un processo e la sua durata; è quindi di per se un atto di interpretazione storica" (P. FALERI, 1986). Dentro un percorso didattico gli alunni imparano ad attivare questa operazione e verificano le opzioni metodologiche, i criteri interpretativi, ecc.. Ma altra cosa sono le periodizzazioni stabilite dalla storiografia rispetto alla storia generale (le grandi partizioni tradizionali) o rispetto ad ambiti di ricerca specifici (ad esempio, i flussi migratori di una determinata area). In questo caso i ragazzi non operano in prima persona ma hanno bisogno di essere informati, imparano a conoscere e utilizzare le periodizzazioni degli storici. Occorre tenere presente costantemente questo doppio versante della didattica.

3) Una scelta di metodo.
Date tali premesse, appare inadeguata una didattica della storia che si fondi sulla semplice narrazione dei fatti, o peggio, sulla selezione occasionale dei fatti da narrare proposta dall’insegnante; il metodo più funzionale per i nostri obiettivi ci sembra quindi obbligato, ed e quello della ricerca.

4) Condizioni operative per attivare un processo di ricerca.
– complessità come indicazione metodologica individuazione di un’area problematica definizione dei primi termini del problema (i perché e i come) – definizione del campo d’indagine definizione degli ambiti disciplinari
– riferimento a teorie, modelli, tracce di ricerca già percorse (bibliografie, repertori...)
– formulazione delle ipotesi
– organizzazione dei compiti nel gruppo di ricerca
– censimento delle fonti
– critica delle fonti
– prima raccolta e sistemazione dei dati
– analisi comparativa conclusioni
– contestualizzazione
– comunicazione della ricerca
– transfert.

5) Gli obiettivi.
Capacità di problematizzare capacita di periodizzare capacita di "manipolare" un documento, di riconoscere e classificare una fonte capacita di interrogare un documento: individuare il mittente ed il destinatario (quando il documento e volontario): riconoscere le varietà linguistiche del testo, riconoscerne la funzione e lo scopo capacità di collocare il documento in un quadro generale.

6) L’emigrazione degli italiani all’estero come area problematica: legittimazioni.
– offre ai ragazzi l’occasione di scoprire come collettivi fenomeni vissuti in una dimensione egocentrica
– rende i ragazzi consapevoli della complessità di un fenomeno vissuto probabilmente come ovvio
– l’emigrazione e "una storia senza croi" e per ricostruirla occorre confrontarsi con una serie sterminata di microstorie sottende una conflittualità di cause, di esperienze, di scelte.

7) L’area problematica ed i suoi temi.
La mostra "La terra delle promesse", realizzata nel 1989 dall’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea e presentata dalla Regione in Europa, Canada, Australia e Stati Uniti fino al 1992, offre una sua articolazione tematica autonoma e palese: ciascuna sezione e abbondantemente corredata da informazioni di quadro e da un supporto documentario ricco e complesso. Un primo livello di utilizzo didattico potrebbe essere quello, tradizionale, dell’assunzione da parte dei ragazzi di una sezione, preventivamente scelta, e del suo completamento e conferma (comunque in un rapporto di "dialogo" con le conclusioni del curatore) attraverso un apporto documentario aggiuntivo (l’insegnante potrebbe affrontare con i ragazzi il problema dei criteri di lettura e classificazione dei documenti, le tecniche di costruzione di strumenti d’indagine e di raccolta dati: griglie, questionari, interviste, modelli di lettura della documentazione iconica e di quella scritta...). Oppure si potrebbe tentare di "smembrare" la logica espositiva della mostra, recuperandone la documentazione, riaggregandola poi per temi distinti; in altre parole, usare la mostra come "serbatoio di documentazione". E cosi possono prendere consistenza diversa temi, a volte impliciti nell’attuale sistemazione dei materiali, attraverso i quali attivare ed articolare una unita didattica (questa e un percorso minimo nel quale siano prefissati e socializzati obiettivi generali, obiettivi specifici, strumenti di ricerca, modi e tempi di comunicazione degli esiti, verifiche del percorso). I sottoproblemi dell'area tematica possono essere, fra gli altri:

  • le sacche d’emigrazione
  • la direzione
  • il viaggio
  • le date (importanti sono le periodizzazioni)
  • gli scopi
  • le occupazioni
  • l’integrazione nella nuova società
  • i ritorni

8) Struttura di una sottounità.
Ciascun problema in cui e articolabile il grosso tema della emigrazione, che fa da supporto all’unita didattica, potrebbe essere indagato attraverso una serie di materiali strutturati attraverso schede di lavoro cosi concepite:

  • sezione I
    una serie di informazioni di sfondo entro le quali i ragazzi collocano temporalmente, spazialmente e come rete problematica i documenti che successivamente saranno loro proposti (e il lavoro della preparazione della "lezione" – questa volta scritta – da parte dell’insegnante, che si avvarrà degli strumenti "tradizionali" di documentazione: il libro di testo, la bibliografia, il repertorio antologico di critica storica...)
  • sezione II
    selezione dei documenti pertinenti al problema (operazione da compiersi da parte dell’insegnante) con uno spazio finalizzato all’inserimento di analoga documentazione raccolta dai ragazzi. E opportuno che tale documentazione sia la più accessibile possibile (foto, passaporti, lettere, opuscoli di viaggio...); ogni documento (non più di tre, quattro, complessivamente) sarà corredato:

    a) da una scheda informativa di tipo archivistico, nella quale siano contenuti gli esiti di una lettura interna (tipo di fonte, provenienza, catalogazione, emittente, destinatario, vicende interne, ecc.)

    b) da una scheda interattiva attraverso la quale i ragazzi, condotti da opportune domande, sono chiamati a riconoscere le informazioni contenute nella documentazione

    c) da una tabella di sintesi nella quale le informazioni di carattere generale vanno ad essere integrate, modificate, smentite, da quelle raccolte attraverso la documentazione.
  • sezione III
    costruzione di strumenti di sintesi (cartelloni, relazioni, articoli, saggi, video...) che costituiscono allo stesso tempo verifica e comunicazione dei primi risultati del percorso didattico e di ricerca.

9) Una mostra da smontare.
La mostra è un prodotto da leggere nei capitoli in cui è stata pensata, ma anche da "smontare" in funzione della didattica. Ciò che caratterizza questa proposta è l’interattività fra documento e studente, chiamato quest’ultimo a costruirsi i "ferri del mestiere" per poter procedere: questionari, tracce d’intervista, schede di "scrematura dei dati".

Qualsiasi tema si voglia scegliere all’interno di un’area problematica (qui la s’intende come "suggestione di problemi", come intuizione di un campo di ricerca presumibilmente interessante per i ragazzi) esso risulta in un certo qual modo "pretestuoso"; nel senso che e il gruppo di ricerca, didatticamente attivato, che delimita il campo, predispone gli strumenti d’indagine, seleziona ipotesi rispetto ad altre, si attrezza a mutare il cammino ogni qual volta lo ritenga necessario (carenza di documentazione, problemi privi di "rilancio" e quindi troppo esaustivi, richiesta di abilita mal tarate rispetto al progetto di partenza...). Preconfezionare piste didattiche di ricerca storica appare a prima vista quindi altrettanto forzoso quanto riscrivere un testo di storia: il pericolo grosso e rappresentato dal contrabbandare sotto l’etichetta della ricerca percorsi tematici già confezionati, "precotti", da somministrare alla stregua di un capitolo di storia narrata (solo che cambiano gli argomenti). Per questo ciascuna scheda che andrà a scandire 1’unità didattica e pensata per risultare la più aperta possibile, tarabile sulle abilità pregresse del gruppo, integrabile nella quantità e nella qualità delle informazioni da dare ai ragazzi, usabile per esiti comunicativi non necessariamente "letterari". Una mostra fotografica offre quantità di materiale estremamente polisemico (da un punto di vista della interpretazione) e poliedrico (da quello dei temi). Noi abbiamo scelto uno di questi temi possibili fra quelli rintracciabili nell’area dell’emigrazione: e solo un esempio significativo di come si potrebbe procedere.

 

Nota bibliografica

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Queste indicazioni non costituiscono una bibliografia esaustiva sull’emigrazione umbra, tanto meno sulla didattica della storia nella scuola dell’obbligo. Intendono soltanto suggerire i materiali che sono serviti a costruire questa Unita didattica, con lo scopo di esemplificare un frammento del lavoro del docente che si accinga a percorrere un itinerario analogo a quello che andiamo proponendo.

Pubblicazioni utilizzate.

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C. BEZZI, Specificità e contraddizioni della scelta migratoria degli umbri, in S. DI CARLO (a cura di), Identità e comunicazione nei processi migratori umbri, Quaderni della Regione dell’Umbria, Perugia, 1983.

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A. Croci, La ferrovia Spoleto-Norcia, Bastia Umbra, Kronion, 1987.

ISTITUTO CENTRALE DL STATISTICA, Le regioni in cifre, Napoli, 1978.

R. LEYDI, I canti popolari italiani, Milano, Mondadori, 1973.

P. REEVES, Ellis Island. Gateway to the american dream, New York, Crescent Books, 1991.

L. Tosi, La terra delle promesse. Immagini e documenti dell’emigrazione umbra all’estero, Perugia, Electa Editori Umbri Associati, 1989.

L. Tosi, L’emigrazione italiana all’estero in età giolittiana. Il caso umbro, Firenze, Olschki, 1983.

 

Materiale fotografico e documentario.

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Isuc, Fototeca. COMUNH Dl SIGILLO, "Lontano da dove...", Mostra fotografica, 1991.

 

Riferimenti di quadro per la didattica della storia.

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AA.VV., La memoria e l’ascolto. Per una didattica della storia orale nella scuola dell’obbligo, Milano, Mondadori, 1985.

A. BRUSA (a cura di), Dal manuale alla storia locale, Milano, Mondadori, 1992.

A. CALVANI, L’insegnamento della storia nella scuola elementare, Firenze, La Nuova Italia, 1986.

P. FALTERI, G. LAZZARIN (a cura di), Storia di segni storia di immagini. Orientamenti per la formazione storica di base (2), Firenze, La Nuova Italia, 1992.

M. FERRO, Comment on raconte l’Histoire aux enfants (a travers le monde entier), Paris, Payot, 1981

KERMERAOUX-TISON, Comment enseigne-t-on l’histoire en Europe?, in "Le Monde de 1’Education", n. 185, 1991.

L. LANDI (a cura di), Storia locale e didattica della storia, Milano, Franco Angeli, 1981.

J.N. Luc, Un siecle d’histoire a I’ecole elimentaire, in "Historiens et Gèographes", n. 306, 1985.

I. MATTOZZI, II passato locale, in Un curricolo per la storia, Bologna, Cappelli, 1990, pp. l65-178.

I. MATTOZZI, Che il piccolo storico sia, in "I viaggi di Erodoto", n. 16, 1992, pp. 68-180.

G. MOLIN, P. SARTORI, Ricordare e raccontare. Ricerche interdisciplinari di metodologia storica, Bergamo, La Minerva Italica, 1985.

D.R. NARDELLI, M.C. GIUNTELLA, Ricerca storica e uso delle fonti, Foligno, Editoriale Umbra, 1988.

D.R. NARDELLI, I tempi dell’infanzia. Appunti per la didattica della storia nella scuola elementare, in Sguardi alla storia: cosa, come, quando insegnare, Atti del Convegno internazionale di Perugia, 30 settembre - 1 ottobre 1991, Perugia, 1992, pp. 53-60.

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P. Pedron, N. Pontalti, A.M. Zanotti, Il Trentino nella Grande Guerra, Trento, Publiprint, 1988.

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M. PINOTTI, Storia, geografia, studi sociali, in In classe con i nuovi programmi, Trento, Provincia autonoma, 1988, voll. I e II (di prossima pubblicazione presso 1’editore Armando, Roma).

 

Didattica interculturale.

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AA.VV., L’interculturel en education et en sciences humaines, Universite de Toulouse "Le Mirail", Toulouse, 1986.

AA.VV., Introduction aux etudes interculturelles, Paris, Unesco, 1980.

M. CALLARI GALLI, L’antropologia oggi, Roma, New Compton, 1982.

D. DEMETRIO, Antropologia culturale e educazione, in L. MASSA, Istituzioni di pedagogia e scienze dell’educazione, Bari, Laterza, 1990.

G. Zanniello (a cura di), Interculturalità nella scuola, Brescia, Editrice La Scuola, 1992.



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