Claudia Borri Lo specchio della lontananza Tre viaggi di donne in Sudamerica Il Segnalibro, Torino, 2002; a cura di Marilena Salvarezza

 

Claudia Borri è una ricercatrice appassionata, che ripercorre con il suo libro anche i luoghi in cui ha abitato e di cui ha approfondito la conoscenza. Si è infatti specializzata in Storia dell’America latina presso la Universidad de Chile di Santiago.

Il suo testo, scritto in modo agile, scorrevole, coinvolgente contestualizza nel periodo storico, nel contesto culturale e sociale e in quello geopolitica i diari di viaggio di tre donne nell’America del sud. Il periodo storico è quello dagli anni 20 agli anni 90 del XIX secolo che vede l’affermarsi dell’indipendenza degli stati sudamericani e si conclude quando la grande ondata migratoria dall’Europa è solo ai suoi albori.

In questo arco di tempo si assiste inoltre alla trasformazione della mentalità nei confronti delle viaggiatrici donne. Esse erano presenti anche per i secoli precedenti, ma per lo più costrette a viaggiare sotto mentite spoglie. Nella seconda metà dell’Ottocento le "viaggiatrici" diventano, invece, uno dei fenomeni sociali accettati all’interno del mito dominante del "progresso", anche se limitatamente alle donne senza vita familiare cui dare la precedenza. Dunque nel soggetto storico della viaggiatrice si condensano molti vettori storiografici: la condizione politico-sociale dei paesi di partenza e di quelli di destinazione, il significato della meta, in questo caso il Sudamerica, i cambiamenti tecnologici che modificano l’idea di distanza e di accessibilità dei luoghi, il significato che il viaggio assume, il rapporto tra finalità del viaggio e la classe sociale di appartenenza dei viaggiatori/viaggiatrici, il modo di rapportarsi all’alterità e last but not least, la mentalità nei confronti delle donne viaggiatrici e la mentalità delle donne viaggiatrici, come filone che può arricchire la storia di genere. L’aspetto interessante della metodologia di ricerca, è appunto la capacità dell’autrice di saper intrecciare i fili molteplici di una complessa trama storica, partendo dall’analisi dei testi autobiografici di tre viaggiatrici.

Claudia Borri studia i diari di tre donne con diverse origini , con diverse motivazioni per il viaggio e con sguardi diversi nei confronti dell’alterità. La prima Maria Graham, giunge in Cile nel 1822, seguendo il marito ufficiale che però muore durante la traversata. Ha 37 anni, è una donna colta,inglese e protestante come formazione, studiosa di storia dell’arte, già con numerose esperienze di viaggio. Si trova, sola, in un paese sconosciuto che vive una delicata fase di transizione verso l’indipendenza dalla Spagna ed è scosso da calamità naturali come il terremoto. Maria saprà vivere con determinazione la sua avventura, che la porterà anche in Brasile. Il suo diario, esprime una inesauribile sete di conoscenza e una forte curiosità intellettuale chela porta ad osservare tutti i fenomeni, da quelli politici a quelli naturali.

Flora Tristan che diventerà nota come femminista e protosocialista, nonché romanziera, racconta la sua esperienza in Perù in Pérégrinations d’un Paria (1833-1834). Flora ha avuto una vita dura e la sua motivazione al viaggio può essere considerata quella di un emigrante ante litteram: fuggire da una situazione insostenibile e migliorare la sua condizione di giovane donna separata con figli, raggiungendo il fratello del padre. Lei stessa si definisce paria, implicando in questo termine la sua condizione sociale e quella di genere; il suo racconto di viaggio ha tutta la carica trasgressiva del personaggio, peraltro ricco di contraddizioni. Il viaggio esterno diventa anche viaggio di formazione dell’autrice, che si muove tra le più potenti passioni umane, amore e potere. La terza viaggiatrice, Florence Dixie, appartiene all’aristocrazia e si spinge in Patagonia, estrema frontiera, ancora quasi inesplorata e contesa da Cile e Argentina. Pubblica il suo resoconto , Across Patagonia, nel 1880 in Inghilterra.

Brillante e inquieta, usa il viaggio come ricerca di emozioni e di avventura in un contesto completamente diverso da quello troppo piatto e banale dell’esistenza quotidiana; la ricerca edonistica motiva quindi il viaggio di Florence. Pur nelle loro diversità, tutte queste viaggiatrici, fanno trapelare una soggettività del tutto assente dai resoconti di viaggio del secolo precedente che le rende non solo croniste ma protagoniste del viaggio, anche se i loro testi non mancano di valore documentario e storico. Le loro opere sono utilizzabili in più direzioni. Sono documenti per una ricerca sul viaggio delle donne, inteso come occhio femminile di descrivere il mondo, come percorso di identità individuale e di genere nel confronto con l’altro e anche come repertorio di stereotipi sulle donne e delle donne. Sono anche documenti per una ricostruzione geografica, storica e politica dei paesi visitati nonché dei loro legami con l’Europa e testimonianze del cambiamento di percezione delle distanze che i nuovi mezzi di trasporto inducono. L’autrice del libro, Claudia Borri, è riuscita a tenere insieme tutte queste chiavi offrendoci una singolare prospettiva di ricerca a più piani che fa di "Lo specchio della lontananza" un testo valido sul piano storiografico, pieno di spunti di approfondimento per la storia di genere, stimolante per la lettura anche di utenti "non professionisti".

Marilena Salvarezza