Pensare la Rete


Prima di rispondere a questa come ad altre domande dello stesso genere penso sia importante fermarsi a riflettere su alcuni aspetti che caratterizzano Internet, la sua diffusione, la sua ricezione. Proverò a definire alcune concettualizzazioni utili per dare forma e comprensibilità ad una materia per definizione fluida e sfuggente. Non farò qui riferimento alla letteratura che documenta ricerche, analisi, riflessioni sulla Rete, notevolmente cresciuta nel corso degli ultimi anni, e che considero in questo momento più un tentativo di definire l'ambito problematico in cui ci muoviamo che non la sede in cui vengono fornite chiavi interpretative sempre e comunque convincenti (1). Cercherò invece di individuare elementi di questo tipo in testi ed autori che non si sono occupati di Internet e che tuttavia credo possano fornire sollecitazioni e spunti utili per il nostro scopo. Va da sé che quello che segue è un primo sondaggio in una direzione che andrebbe considerata con livelli di approfondimento e di completezza più ampi e soddisfacenti.

Mike Featherstone (2) ha richiamato l’attenzione su alcuni aspetti del pensiero di Simmel e Benjamin che possono essere messi in relazione con temi e problemi posti dal cyberspazio e, in particolar modo, dall’analisi dei siti Web. Nel caso di Benjamin il riferimento è al Passagenwerk, tentativo incompiuto di costruire una storia sociale e culturale di Parigi nel XIX secolo accumulando materiali di vario genere e gettando così le fondamenta di un testo che nella sua complessa architettura si propone di riflettere la complessità della città di cui parla. L’archivio di citazioni, osservazioni, aforismi che Benjamin ha costruito tra il 1927 e il 1940, anno della sua morte, è stato strutturato in funzione di un lavoro costruito sulla base del montaggio: "...assumere il principio del montaggio nella storia. Erigere, insomma, le grandi costruzioni sulla base di minuscoli elementi costruttivi ritagliati con nettezza e precisione. Scoprire, anzi, nell'analisi del piccolo momento particolare il cristallo dell'accadere totale. Rompere, dunque, con il volgare naturalismo storico. Cogliere la costruzione della storia in quanto tale. Nella struttura del commentario." (3). Nel montaggio, attraverso l’accostamento e la giustapposizione di frammenti, viene richiamata l’esperienza che del paesaggio urbano hanno il consumatore e il flaneur, termine di ascendenza baudelairiana che indica colui che si aggira senza meta nella metropoli moderna. Il testo costruito attraverso il montaggio ripropone inoltre l’immagine della città come labirinto, con molte possibilità di entrata e uscita nonché ripetizioni del percorso e attraversamenti dello stesso paesaggio a partire da punti diversi. Non è una forzatura, io credo, cogliere qui una profonda affinità con il criss-crossed landscape di cui parla Wittgenstein nella Prefazione alle Ricerche filosofiche (4); a questa impostazione si richiama un interessante saggio di storia urbana pubblicato sul Web e dedicato alla città di Los Angeles (5). Benjamin ha sviluppato un quadro concettuale in grado di fare i conti con il movimento e la complessità propri non solo della città moderna ma anche della modernità. Ipertestualità e multimedialità pongono oggi le condizioni, secondo Featherstone, perché il metodo di costruzione del testo e la sua architettura progettati da Benjamin possano essere realizzati.

"Sorge così la tipica situazione problematica dell'uomo moderno: la sensazione di essere circondato da un'infinità di elementi della cultura, che non sono insignificanti, ma fondamentalmente nemmeno significativi, che, nella loro massa, hanno qualcosa di soffocante, perché l'uomo non può assimilare nella propria interiorità ogni singolo contenuto, ma nemmeno limitarsi a rifiutarlo, poiché appartiene potenzialmente alla sfera del suo sviluppo culturale. Si potrebbe caratterizzare questa situazione capovolgendo il motto che designava i primi Francescani nella loro povertà spirituale, nel loro essere assolutamente liberi da tutte le cose che potessero condurre attraverso di sé la via dell'anima e renderla indiretta: Nihil habentes, omnia possidentes. Al contrario gli uomini di tutte le culture troppo doviziose e sovraccariche sono omnia habentes, nihil possidentes" (6). Con queste parole Georg Simmel nel 1911 individuava, in Concetto e tragedia della cultura, alcuni temi e preoccupazioni che ritroviamo tuttora presenti, soprattutto in relazione all'analisi del cyberspazio e alla considerazione dei rapporti che con esso intratteniamo (7): il sovraccarico cognitivo, la frammentazione e la perdita di centro, il disorientamento, la percezione di una cultura del consumo in espansione, etc. Nello stesso saggio, e con particolare riferimento alla produzione del giornale, troviamo le seguenti osservazioni, che potrebbero essere utilizzate per parlare dei siti Web: "...attraverso l'attività di diverse persone nasce un oggetto culturale che come totalità, come unità esistente ed efficace in modo specifico, non ha alcun produttore, non è scaturita dall'unità corrispondente di un soggetto spirituale. Gli elementi si sono uniti secondo una logica ed una finalità di strutturazione che sono loro proprie in quanto realtà oggettive e di cui i loro creatori non li avevano investiti" (8). Il contrasto tra "cultura soggettiva", e cioè la vita soggettiva "che noi avvertiamo nel suo scorrere incessante e che preme per un impulso interno verso la propria perfezione" (9), e la "cultura oggettiva", e cioè l'insieme dei prodotti culturali divenuti forme estranee e autonome, si configura nei termini del paradosso e della tragedia: del paradosso, perché il soggetto non può raggiungere la perfezione se non uscendo da sé e confrontandosi con la "cultura oggettiva"; della tragedia, perché lo sviluppo dei prodotti culturali segue logiche interne e tendenze orientate alla molteplicità e all'indipendenza, più che al loro inserimento armonico nello sviluppo della "cultura soggettiva". Altrettanto interessanti sono le osservazioni di Simmel sulle grandi Esposizioni commerciali di fine '800 - inizio '900 e in modo particolare sull'Esposizione di Berlino : qui le principali manifestazioni dello sviluppo della "cultura oggettiva", e cioè l'aumento delle merci e della loro differenziazione nonché la pluralità degli stili di vita, si trovano adunate da tutto il mondo nello stesso spazio. Come la moda è il simbolo della differenziazione delle merci secondo la dimensione temporale, così per Simmel le esposizioni mondiali sono il compendio della differenziazione della cultura moderna sotto l'aspetto della contiguità spaziale (10). Che cosa è il Web se non la rappresentazione fantasmagorica di culture, merci, stili di vita sotto l'aspetto della contiguità nello spazio virtuale? 

Ulteriori spunti di riflessione ci vengono offerti dalle considerazioni di un contemporaneo, l’antropologo Marc Augé, riferite ai "nonluoghi" (11): la "surmodernità" nella quale viviamo è una modernità caratterizzata da trasformazioni accelerate riguardanti la percezione e l’uso del tempo, l’eccesso di spazio derivante dal "restringimento" del pianeta, l’accentuarsi del valore e della centralità dell’individuo. Se la modernità di cui parla Baudelaire ha costituito luoghi nei quali l’antico e il moderno convivono e si costruiscono identità, storie, relazioni, la "surmodernità" produce "nonluoghi" come le autostrade, i villaggi turistici, i parchi-gioco, gli aeroporti e, aggiungerei, i siti Web. Con il termine "nonluogo" Augé indica due realtà complementari e distinte: "quegli spazi costituiti in rapporto a certi fini (trasporto, transito, commercio, tempo libero) e il rapporto che gli individui intrattengono con questi spazi" (12); la relazione dell’individuo con lo spazio del "nonluogo" passa attraverso testi e il suo ruolo è quello dell’utente, definito in termini contrattuali. Al di là dell’aspetto definitorio che ci può, io credo, portare a includere i siti Web nella categoria dei "nonluoghi", richiamo inoltre l’attenzione su due osservazioni che, a mio modo di vedere, possono aiutarci a definire alcuni elementi di una "fenomenologia" dei siti: "...non è in questi luoghi sovrappopolati, dove si incrociano ignorandosi migliaia di itinerari individuali, che sussiste oggi qualcosa del fascino incerto dei terreni incolti, delle sodaglie e degli scali, dei marciapedi di stazione e delle sale d'attesa dove i passi si perdono, di tutti i luoghi dell'incontro fortuito dove si può provare fuggevolmente la possibilità residua dell'avventura, la sensazione che c'è solo da "veder cosa succede" ?" (13); "Oggi, la frequentazione dei nonluoghi costituisce un’esperienza, senza precedenti storici, di individualità solitaria e di mediazione non umana (basta un manifesto o uno schermo) fra l’individuo e la potenza collettiva" (14).

NOTE

1. Carlo Formenti, Incantati dalla rete. Immaginari, utopie e conflitti nell'epoca di Internet, Milano, Cortina, 2000; Franco Carlini, Lo stile del Web. Parole e immagini nella comunicazione di rete, Torino, Einaudi, 1999; Lorenzo De Carli, Internet, memoria e oblio, Torino, Bollati Boringhieri, 1997; Pierre Lévy, L'intelligenza collettiva. Per un'antropologia del cyberspazio, Milano, Feltrinelli, 1996; Pierre Lévy, Cybercultura. Gli usi sociali delle nuove tecnologie, Milano, Feltrinelli, 1999; Mark Stefik, Internet Dreams. Archetipi, Miti e metafore, Torino, UTET, 1997. torna su

2. Mike Featherstone, Archiving cultures, in "British Journal of Sociology", n. 1, January-March 2000. torna su

3. Walter Benjamin, I "passages" di Parigi, Opere complete, vol. IX, Torino, Einaudi, 2000, pag. 515. Può essere interessante osservare che quando Benjamin parla di "commentario" si riferisce probabilmente al Talmud,raccolta di commenti e interpretazioni della Torah . Il Talmud è considerato da molti il primo e più illustre esempio di ipertesto. torna su

4. Ludwig Wittgenstein, Ricerche filosofiche, Torino, Einaudi, 1999, pag. 3. torna su

5. Philip J. Ethington, Los Angeles and the Problem of Urban
Historical Knowledge
, consultabile all'URL:
<http://cwis.usc.edu/dept/LAS/history/historylab/LAPUHK/index.html>, 2001.
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6. Georg Simmel, Concetto e tragedia della cultura, in G. Simmel, Arte e civiltà, Milano, ISEDI, 1976, pag. 106. torna su

7. Vedi Mike Featherstone, Archiving cultures, cit. torna su

8. Georg Simmel, Concetto e tragedia della cultura, cit, pp. 100-101. torna su

9. Georg Simmel, Concetto e tragedia della cultura, cit, pag. 86. torna su

10. David Frisby, Frammenti di modernità. Simmel, Kracauer, Benjamin, Bologna, Il Mulino, 1992. torna su

11. Marc Augé, Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, Milano, Elèuthera, 1993. torna su

12. Marc Augé, Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, cit, pag. 87. torna su

13. Marc Augé, Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, cit, pp. 8-9. torna su

14. Marc Augé, Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, cit, pp. 8-9. torna su