Storia e Web


Lo studio delle comunicazioni di massa ha evidenziato come l’avvento di un nuovo medium determini, per effetto della sua stessa comparsa e al di là dei contenuti da esso veicolati, importanti modificazioni nei comportamenti sociali e, in particolar modo, nel rapporto con il passato, nell’indagine e nella riflessione critica su di esso, nelle modalità di formazione e trasmissione della memoria. In che modo, con quali ritmi e caratteristiche tutto questo sta accadendo a seguito dell’avvento delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione?

Un primo dato balza agli occhi: accanto ai siti di argomento storico prodotti da Università, scuole, Istituzioni culturali o Associazioni formalmente costituite, è possibile riscontrare un notevole numero di siti prodotti da singoli o gruppi di persone che condividono un interesse per determinati argomenti storici. La crescita di siti Web dedicati alla storia è stata continua e rapida nel corso degli ultimi anni. Internet mette a disposizione di tutti una grande quantità di risorse storiche: questa forma di "democratizzazione" del sapere, e del sapere storico nella fattispecie, è stata paragonata alla rivoluzione prodotta dall'invenzione della stampa o, per restare a tempi più vicini a noi, alla invenzione e alla diffusione del libro tascabile. La proliferazione dei siti Web dedicati alla storia determina non soltanto un ampliamento dell'accesso a documenti e informazioni altrimenti non disponibili, ma anche le condizioni perché chiunque possa, avendo la strumentazione e le competenze tecniche necessarie, immettere sulla Rete materiali organizzati e confezionati secondo la propria idea di storia. Quali effetti tutto questo può avere sulle modalità con le quali il rapporto tra passato e presente viene esperito e comunicato?

In Internet, e in modo particolare nel WWW, emerge una nuova sfera pubblica globale, nella quale i siti Web dei quali ci stiamo occupando rappresentano una modalità nuova e tutta da indagare di "uso pubblico della storia", inteso come "tutto ciò che si svolge fuori dai luoghi deputati della ricerca scientifica in senso stretto, della storia degli storici, che è invece scritta di norma per gli addetti ai lavori e un segmento molto ristretto di pubblico" (1). L'"uso pubblico della storia" può essere varie cose: terreno di confronto tra gli storici su temi rilevanti, che implica il coinvolgimento dei cittadini; manipolazione delle conoscenze che stabilisce analogie fuorvianti e ostacola la lettura critica del passato; modalità di discorso e di comunicazione attraverso la quale le ferite della memoria si rivelano e vengono alla luce. Il ventesimo secolo ci ha mostrato come in alcuni momenti si sia imposta la necessità di fare i conti con la storia in modo nuovo e drammatico e come nello stesso tempo la comparsa di nuovi mezzi di comunicazione di massa abbia costruito contesti comunicativi nei quali queste esigenze hanno trovato diffusione e cercato risposte. È già avvenuto negli anni successivi alla prima guerra mondiale; con forme e contenuti diversi sta accadendo a partire dall'ultimo decennio del '900 (2). Il cyberspazio è già oggi una nuova frontiera nei territori della comunicazione avente per oggetto la storia: in esso si stanno ridisegnando le relazioni tra storici, studiosi di storia, opinione pubblica.

Si possono considerare tre forme del rapporto tra storia e Internet:

a) storia di Internet: è arrivato il momento di dedicare molta più attenzione alla storia delle tecnologie. Se ci poniamo da questo punto di vista è inevitabile tematizzare la storia del computer e della rete telematica se si vuole capire qualcosa della storia della seconda metà del XX secolo come anche della storia del presente (3). Si aprono qui interessanti campi di indagine e di sperimentazione, in buona parte ancora da percorrere soprattutto sul versante della ricerca didattica.

b) storia su Internet: in questo ambito consideriamo Internet e, in modo particolare, il Web come un macrosupporto che veicola fonti, testi storiografici, bibliografie, etc. Qualcosa di simile ad una grande Biblioteca o, per meglio dire, ad un grande Archivio. La metafora della Biblioteca, la più facile ed immediata, può infatti essere fuorviante se si considera il fatto che i materiali di qualsiasi argomento, e quindi anche quelli di argomento storico, presenti su Internet difficilmente possono essere inquadrati e catalogati in modo efficace. Si tratta infatti di materiale "non convenzionale", che cioè non risponde a criteri di ordinamento basati su precise convenzioni quali sono quelli che guidano la costruzione di una biblioteca. Spesso abbiamo a che fare con "letteratura grigia", non classificabile. La metafora dell'Archivio può essere più produttiva se ci porta riflettere sul carattere dinamico e aperto, ma nel contempo ordinabile, dei materiali di storia presenti su Internet, e se ci aiuta a elaborare criteri di decodifica dei meccanismi che regolano l'elaborazione e la diffusione dei documenti.

c) storia attraverso Internet: mentre prima abbiamo visto il Web come una struttura chiusa in quanto supporto o deposito di testi storici, qui consideriamo il Web come una struttura aperta. Ciò significa che in questo ambito non consideriamo Internet come uno dei tanti media, veicolo di contenuti predeterminati a cui attingere (quasi un enorme Cd-rom), ma vediamo la rete come spazio di interazione, comunicazione, cooperazione, produzione. Altro aspetto da considerare in questo ambito è l'uso del Web per la formazione a distanza in storia, su cui va fatta un'attenta riflessione facendo tesoro del fallimento di molti dei tentativi di formazione a distanza finora esperiti e strutturati spesso secondo una logica più vicina alla scuola per corrispondenza che non alle reali potenzialità di Internet.

NOTE

1.Nicola Gallerano, Storia e uso pubblico della storia, in Nicola Gallerano (a cura di), L'uso pubblico della storia, Milano, Franco Angeli, 1995, pag. 17. torna su

2. Nicola Gallerano, Storia e uso pubblico della storia, pag. 25.torna su

3. Peppino Ortoleva, Mediastoria. Comunicazione e cambiamento sociale nel mondo contemporaneo, Milano, Pratiche Editrice, 1997. torna su