La valutazione dei siti


L'esplosione dei siti Web e delle risorse telematiche di storia ha posto nel giro di pochi anni problemi nuovi e ha determinato la necessità di ridefinire più volte il modo di affrontarli. Se in una prima fase prevaleva l'esigenza di scoprire le informazioni, in una fase successiva è diventata predominante la necessità di discriminare tra informazioni sovrabbondanti, elaborando forme di classificazione dei siti e/o di descrizione tipologica utili per cartografare un universo cangiante e in espansione (1). Un passo successivo è quello della discussione su metodi e forme di valutazione delle risorse di storia sul Web. È evidente che una valutazione dei siti Web di storia pone problemi complessi e delicati sia per quanto riguarda le caratteristiche del medium sia per quanto riguarda lo specifico disciplinare. Alcuni dei criteri di valutazione consolidati nella secolare cultura del libro possono essere ancora usati, ma altri debbono essere scoperti e verificati. Una tradizione critica fondata sulla comunicazione del sapere attraverso la carta stampata deve infatti confrontarsi con testi elettronici veicolati attraverso un nuovo supporto, che hanno confini fluidi e sono instabili, perché possono essere continuamente aggiornati e riscritti.

Un primo elemento di cui tenere conto nell'analisi di un sito Web, sia esso di argomento storico o no, è il suo carattere ipertestuale. La scrittura di un ipertesto è una "scrittura di secondo livello", nella quale i testi sono concepiti come strutture di possibili strutture. Essa è una "scrittura topografica......La scrittura elettronica ha un duplice carattere visivo e verbale. Non equivale alla scrittura in uno spazio, ma piuttosto alla scrittura con spazi, cioè unità dotate di identità nello spazio. La scrittura topografica si oppone all'idea che lo scrivere debba essere asservito al linguaggio parlato" (2) e quindi alla sua linearità e sequenzialità. Si tratta dunque non di una scrittura in uno spazio a due dimensioni ma di una "scrittura topografica" di natura tridimensionale: una "scrittura con spazi". Un interessante tentativo di dare corpo all'analisi di questo aspetto della questione è nel libro di G. Bettetini, B. Gasparini, N. Vittadini, Gli spazi dell'ipertesto (3). Gli autori analizzano l'ipertesto come prodotto comunicativo e privilegiano "la nozione di spazio come chiave euristica che consenta una lettura integrata dei tre livelli di cui si compone la dimensione comunicativa dell'ipertesto: organizzazione dei contenuti, prefigurazione delle dinamiche di fruizione e visibilità di entrambi" (4). Vengono così individuati tre spazi: a) lo spazio logico, fondato su un'organizzazione topologica dei contenuti nonché sulla definizione di legami di gerarchia e di pertinenza tra essi in base a categorie spaziali (centro/periferia, vicino/lontano); b) lo spazio visibile, cioè il modo in cui lo spazio logico si rende visibile all'utente attraverso l'interfaccia di navigazione e l'interazione tra più codici e linguaggi; in esso sono all'opera sia una sintassi "esterna", che connette il singolo nodo agli altri nodi, sia una sintassi "interna", che connette le componenti della singola pagina.; c) lo spazio agito, in cui si svolgono le dinamiche di fruizione, che si articolano in azioni nello spazio, e di "attualizzazione" del testo virtuale. Qui diventa rilevante scoprire come e in quale direzione vengano sollecitati l'interazione del fruitore e il suo "fare epistemico", inteso come articolazione di percorsi di ricerca consoni ai propri interessi e scopi. Per ognuno degli spazi indicati è possibile individuare varie tipologie: per lo spazio logico un'organizzazione dei contenuti per blocchi paralleli, per galassie, reticolare; per lo spazio visibile l'organizzazione della sintassi interna (esclusione/inclusione, contrasto, giustapposizione) o le strutture della sintassi esterna (coesione, dispersione), nonché i modi in cui vengono simbolizzati i contenuti e i loro rapporti (metafora, metonimia); per lo spazio agito le diverse modalità con cui l'utente "entra" nell'ipertesto e quindi i tipi di "navigazione" possibili (esplorazione, consultazione, ricerca, leggere per imparare, labirinto, dialogo).

Su questi temi si confrontano dunque varie opzioni e scuole di pensiero con varie e diverse proposte. Nello stesso tempo la prospettiva di un uso possibile di queste risorse da parte di insegnanti e studenti in contesti di insegnamento/apprendimento pone il problema in termini concreti e, per certi aspetti, urgenti. Alcuni elementi utili per la valutazione di siti di contenuto storico utilizzabili in ambito didattico possono essere così indicati , riprendendo e integrando le proposte di Randy Bass (5):

Identità:
  • identificazione del sito (URL), del suo sponsor (se c'è), dei suoi autori, dei destinatari impliciti o esplicitamente chiamati in causa;
Metafore:
  • Maggiore o minore lontananza dalla forma-libro;

  • A quale tipologia di testo stampato il sito si richiama (rivista, enciclopedia, manuale, raccolta di documenti o di saggi, etc.);
  • Quali altre metafore sono chiamate in causa: aula, piazza, conference, centro commerciale;
  • Quale organizzazione dello spazio telematico in relazione alla metafora richiamata;
Architettura:
  • Su quale modello è disegnata la struttura interna del sito (albero, gerarchia, ragnatela, narrazione);

  • Strumenti di ricerca: se ci sono strumenti di ricerca delle informazioni e come essi sono integrati con le strategie di costruzione della conoscenza presenti nel sito;
  • Quali possibilità di movimento ha l'utente;
  • Qual è la struttura dei links (paratattica, ipotattica);
  • Qual è il grado di coesione interna e qual è il grado di connettività esterna del sito;

Testi:

  •  Se prevale la dimensione di "testo" (veicolo per la trasmissione di un sapere concluso) o di "fonte" (luogo di indagine perché un sapere possa essere costruito);

  • Se tutti i testi presentati, o la maggior parte di essi, sono originariamente scritti per la stampa e poi riportati nel sito (effetto di "rispecchiamento") o prevalgono invece testi scritti appositamente per il sito;
  • Trattamento dei testi contenuti nel sito: quali elementi dei testi sono rappresentati, quali sono privilegiati, se il carattere originario dei testi riportati viene rispettato;
  • Presentazione dei testi: i testi vengono presentati come fonti o prove, oppure come oggetti estetici;
  • Ipertestualità: se e come i testi vengono ipertestualizzati. Quali sono i confini dei testi: definiti o fluidi/porosi;
  • Quali strumenti di indagine vengono affiancati ai documenti riportati (regesti, inventari, banche dati, saggi, bibliografie, motori di ricerca);
  • Come la natura dei testi viene trasformata dalla digitalizzazione e se ci sono elementi che rendono esplicita questa trasformazione;

Narrazione/interpretazione:

  • Se è presente una struttura narrativa e di che tipo essa è;

  • Se sono presenti elementi metanarrativi;
  • Se e come il testo è influenzato da tesi, interessi, quadri di riferimento;
  • Se il quadro di riferimento è proposto in modo esplicito e cosciente;

Costruzione della conoscenza:

  • Come vengono messi in relazione gli elementi interni al sito (archivio, database, narrazione, metanarrazione, indicizzazione);

  • Se il sito è diviso in aree corrispondenti a settori della conoscenza;
  • Quali sono le caratteristiche di tali aree;
  • Se la funzione primaria del sito è iterativa (rendere accessibili materiali e approcci disciplinari consolidati) oppure interrogativa (porre domande a specifici approcci disciplinari);
  • Come il sito rappresenta il ruolo dell’utente nella costruzione del sapere (passivo, attivo, collaborativo);
  • Se il sito utilizza le strategie di indagine e di interrogazione come elementi importanti della sua struttura

Retorica:

  • Come vengono presentati i temi trattati;

  • Come il sito oscilla tra elementi di presentazione e strumenti di indagine e/o di interrogazione;
  • Quali analogie vengono richiamate riguardo all’oggetto della conoscenza (mondo, testo, gioco, dramma);
  • Come sono rappresentate le relazioni interne ed esterne dell’oggetto della conoscenza;
  • Quale tipo di links (informativi, intertestuali, illustrativi);
  • Se e come l’ipertestualità è parte delle strategie di costruzione della conoscenza;

Collaborazione:

  • Se e come il sito richiede o stimola la collaborazione dell’utente;

  • Quale ruolo giocano gli elementi di collaborazione e qual è il loro rapporto con gli altri elementi che strutturano il sito.

NOTE

1. Guido Abbattista, Ricerca storica e telematica oggi in Italia, consultabile all'URL: <http://www.unifi.it/riviste/cromhos/4_99/abba.htm> 1999; Guido Abbattista, La valutazione delle risorse telematiche, consultabile all'URL: < http://lastoria.unipv.it/dossier/abbattista.htm>, 2000. torna su

2. Jay D. Bolter, Lo spazio dello scrivere. Computer, ipertesti e storia della scrittura, Milano, Vita e Pensiero, 1993, pag. 34. torna su

3. Gianfranco Bettetini, Barbara Gasparini, Nicoletta Vittadini, Gli spazi dell’ipertesto, Milano, Bompiani, 1999. torna su

4. Gianfranco Bettetini, Barbara Gasparini, Nicoletta Vittadini, Gli spazi dell’ipertesto, cit., pag. XVII. torna su

5. Randy Bass, Culture and History as Electronic Text: A Lexicon of Critical Questions, consultabile all'URL: <http://www.georgetown.edu/bassr/511/lexicon.html> , 1997. torna su