Premessa

 

Vorrei ridimensionare il titolo di questo intervento, riportarlo alle sue pił modeste dimensioni di contributo alla riflessione che scaturisce dalle prime osservazioni nel corso della ricerca Insmli – Ministero della pubblica istruzione "Memoria e insegnamento della storia", anzi, per essere pił precisa, dalla lettura di alcune delle interviste ad un piccolo gruppo di insegnanti, che sono servite, tra l’altro, come base per il questionario che stiamo preparando.

In primo luogo un’elementare, ma importante, avvertenza di metodo che viene dalla pratica delle fonti orali: non intendo generalizzare le osservazioni che vi propongo e che nascono dall’interpretazione di un ristretto gruppo di interviste; non vorrei che, a vostra volta, procedeste a generalizzazioni improprie. Nulla ci autorizza a trarre dalle opinioni espresse da questo gruppo (che non si configura neppure come un campione vero e proprio) conclusioni indebitamente estese a pił vasti campioni, o addirittura all’universo dei docenti. Possiamo solo (ed é gią molto) prenderle come spia di atteggiamenti e concezioni su cui riflettere, che comunque circolano, che hanno diritto di cittadinanza negli orizzonti mentali degli insegnanti di storia.

Non vi propongo un esame analitico delle risposte ai singoli punti della traccia dell’intervista, ma tento piuttosto un’interpretazione su questo punto: come viene percepito il nesso storia-memoria da questi insegnanti, che sono stati sollecitati a affrontarlo dalla prospettiva autobiografica personale? Quali spunti possiamo trarne per ragionare di scelte formative e per tematizzare la storia dell’Italia del secondo dopoguerra, con particolare riferimento allo scenario della grande trasformazione? Quali indicazioni di lavoro per i nostri Istituti, per il loro coinvolgimento nella ricerca?