Sotto questo profilo, che
rientra nei problemi dei rapporti tra storia e memoria, risulta interessante un altro
elemento delle interviste: questi docenti (con un paio di eccezioni) percepiscono la
storia della scuola, di cui sono parte, come capitolo separato, non centrale, nel bene e
nel male, della storia della società italiana del dopoguerra. Non ho tempo di
approfondire, ma consentitemi solo unindicazione: pensiamo alle nostre ricerche
sugli archivi scolastici anche come risorse per la costruzione di una memoria della scuola
e di chi della scuola fa parte, attraverso cui scoprire le connessioni con la vicenda
dellItalia contemporanea.
Ancora sulla separatezza del pianeta scuola
e sulle sue conseguenze. Là dove gli insegnanti parlano di storia, di senso storico, a me
é sembrato, in complesso, che risultasse dominante la concezione della storia insegnata,
anche se indubbiamente rinnovata rispetto alle vecchia storia-materia, e dominante nei
confronti non solo e non tanto della storia accademica o delle ricerca scientifica -non è
questo il problema ma nei confronti della storia contemporanea tout court,
su cui non emergono domande, quesiti, bisogni particolari, soprattutto in ordine alla
necessità di capire meglio la propria biografia intellettuale o di padroneggiare la
propria memoria individuale.
Nella formazione degli insegnanti
di storia, allora, risulta ribadita la necessità di lavorare molto per costruire il
legame memoria autobiografica-storia (curare le ferite della memoria, dice
uninsegnante intervistata, citando Luisa Passerini, e anche la memoria debole o
puntiforme è una memoria malata) e, da questo punto di vista, non cè tanta
distanza dal problema che a loro volta i docenti devono affrontare con i loro studenti,
vale a dire quello di legare il piano della memoria autobiografica individuale, familiare,
ecc. a cui i giovani sono sensibili allapproccio alla storia, nella
complessità delle sue componenti, dei suoi processi, delle sue periodizzazioni.


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