Memoria e insegnamento della storia contemporanea

Roma, 3-6 aprile 2001

IV sessione

Sintesi della discussione conclusiva
(Venerdì 6 aprile)
a cura di Elda Guerra

 

La seduta conclusiva della quarta sessione del progetto “Memoria e insegnamento della storia contemporanea” è stata dedicata all’esposizione in plenaria  dei percorsi di laboratorio elaborati dai tre gruppi di lavoro tematici: “Città/campagne durante la grande trasformazione: anni ‘50-‘70”; “La grande trasformazione. Il lavoro”; “La famiglia italiana e i processi di modernizzazione”[1] .

I coordinatori hanno presentato una prima ossatura metodologico- tematica, accompagnata dall’indicazione di materiali storiografici e di fonti, in parte già presenti nei dossiers forniti per i lavori in gruppo, in parte da ricercare e produrre.

Tale presentazione è stata poi arricchita e precisata dagli interventi di tutti e tutte le partecipanti che si sono soffermati in particolare su due punti, individuati come una sorta di tessitura comune al lavoro svolto nel corso delle giornate seminariali: la valutazione di esso e l’opportunità di comunicare, estendere e valorizzare i risultati dell’insieme del progetto.

- La valutazione del lavoro svolto

La discussione ha messo in rilievo l’originalità e l’efficacia del percorso  messo in atto che ha visto la formazione di un vero e proprio gruppo di ricerca-progettazione in cui gli elementi più strettamente propri di un lavoro di ricerca storico-sociologica si sono connessi al piano della ricerca intesa come  progettazione didattica, favorendo in questo modo il passaggio all’ultima fase del lavoro, quella della sperimentazione con gli allievi. In specifico tale originalità, si è manifestata e realizzata nel raggiungimento, unanimemente riconosciuto,  di alcuni degli obiettivi fondamentali del progetto:  la consapevolezza delle complesse interferenze tra storia e memoria e  la necessità, da parte dei docenti, di imparare essi stessi, con un esercizio su di sé, a compiere una ricognizione delle forme e delle stratificazioni di memorie di cui ciascuno di noi è portatore o portatrice. In sostanza si è verificato l’assunto iniziale che aveva individuato come uno dei nodi dell’insegnamento della storia degli ultimi cinquant’anni, il fatto che i docenti e le docenti erano testimoni di storia: nodo che non doveva essere né rimosso, né esorcizzato ma scandagliato  per affrontare – sul piano della riflessione e della ricerca - il rapporto tra storia e memoria nel presente, vale a dire nella specifica congiuntura storica in cui ci troviamo a vivere e, per quanto ci riguarda, ad “insegnare” storia e di “storia”. Ciò ha portato a “capitalizzare” l’esperienza delle interviste condotte e subite da più punti di vista:

1.      come esperienza di “autoformazione” nel senso dell’assunzione di un atteggiamento soggettivo di ricerca e del desiderio di sperimentazione di nuove strade per mettere in atto efficaci strategie comunicative nei confronti degli/delle allievi;

2.      come attenzione ad un approccio alla storia capace di tener conto dei diversi soggetti e delle diverse generazioni compresenti nella relazione educativa nonché delle responsabilità proprie delle generazioni adulte;  come acquisizione di un approccio metodologico e critico rispetto alle fonti di memoria.

3.       La sperimentazione diretta ha reso, infatti, evidenti problemi come quelli delle gerarchie  e delle rilevanze della memoria, del rapporto tra parola e silenzi, tra memoria individuale e memoria di generazione, tra memoria degli eventi e dei processi politici e memoria delle trasformazioni sociali, tra dimensione pubblica e dimensione privata ed ha fornito, così, strumenti essenziali per la stessa costruzione dei percorsi di laboratorio. Il successivo lavoro di gruppo ha prodotto  ulteriori elementi di confronto rafforzando la positività del processo di autoformazione attraverso lo scambio intersoggettivo sulla base di una metodologia di lavoro rigorosa  e della necessità di dare luogo ad un “prodotto” da sperimentare, verificare, rielaborare.    

Il secondo aspetto di originalità, sottolineato nella discussione. è stato quello dell’intreccio tra il nodo (nesso storia memoria), il metodo (produzione di fonti di memoria all’interno del gruppo e fuori dal gruppo) e la focalizzazione tematica, la grande trasformazione italiana guardata da tre punti di vista: il rapporto città/ campagne declinato opportunamente dal gruppo al plurale rispetto alle tante città e alle tante campagne di questo paese; il lavoro e le sue trasformazioni, nodo cruciale della contemporaneità; la famiglia e il rapporto tra generi e generazioni che ha messo a fuoco il tema pubblico/privato nel senso di andare, sulla scorta degli studi di storia delle donne e di genere, verso la creazione della consapevolezza della dimensione storica del privato come possibile chiave d’accesso alla riflessione storica per le generazioni più giovani.

Quella specifica focalizzazione tematica ha infatti offerto nella costruzione dei laboratori e nel percorso di sperimentazione che si va prefigurando più opportunità: quella di compiere un esercizio di periodizzazione, affinando così le capacità interpretative, quella di individuare percorsi che hanno portato ad “esplodere” le fonti nel senso della ricerca e creazione di nuove fonti, quella di intrecciare dimensione locale e dimensione nazionale.La valutazione positiva del progetto ha poi portato ad affrontare nella discussione un secondo punto:

- Come comunicare, estendere, valorizzare questa esperienza

 Un primo aspetto riguarda la costruzione dell’appuntamento finale del convegno. Alcuni dati sembrano acquisiti: l’originalità sul piano della ricerca storico sociologica dei risultati raggiunti e della stessa ricerca sottolineati dalla relazione di Laurana Lajolo che ha già offerto una lettura (altre saranno possibili e necessarie delle interviste); l’elaborazione dei questionari e quindi di nuovo un originale intreccio tra dati quantitativi e qualitativi, l’elaborazione dei percorsi di laboratorio e la verifica rispetto alla loro sperimentazione con gli/le studenti e quindi la realizzazione di una sorta di una ricerca applicata nella forma della ricerca/azione con l’elaborazione, anche in questo caso, di letture e rapporti specifici.

Ma la complessità della “macchina” messa in atto può dare luogo a passaggi successivi. Di questi, due sono stati messi particolarmente in evidenza: a) la possibilità di creare una sorta di “prototipo” per la formazione degli insegnanti di storia con l’individuazione di progetti pilota da realizzare in ambiti territoriali più ristretti. La dimensione regionale è parsa – rispetto ai processi di trasformazione in corso - come la più opportuna; b) l’opportunità nella realizzazione di questi progetti di utilizzare le potenzialità offerte dalle tecnologie informatiche telematiche sulla scorta delle esperienze che si stanno già svolgendo. Tali potenzialità possono riguardare: la formazione a distanza; la creazione di archivi virtuali e di laboratori virtuali ecc….

Per intanto la decisione del gruppo è stata quella di avviare in attesa del prossimo appuntamento di settembre una sorta di forum telematico in modo da procedere in questo modo alla successiva fase di elaborazione dei materiali e dei percorsi laboratoriali.                             



[1] I gruppi sono così composti:“Città/campagne durante la grande trasformazione: anni ‘50-‘70”: Franco Ceccotti (referente), Gennaro Boggia, Maria Teresa Moccia Di Fraia, Riccardo Sirello, Sparta Tosti, Adele Trani; “La grande trasformazione. Il lavoro”: Alberto Battaggia (referente), Serena Errani, Enzo Guanci, Donatella Picciau; “La famiglia italiana e i processi di modernizzazione”: Francesca Koch (referente), Pietro Biancardi, Giulia Centineo, Ermanno Rosso. torna su