La
seduta conclusiva della quarta sessione del progetto “Memoria e
insegnamento della storia contemporanea” è stata dedicata
all’esposizione in plenaria dei
percorsi di laboratorio elaborati dai tre gruppi di lavoro tematici:
“Città/campagne durante la grande trasformazione: anni
‘50-‘70”; “La grande trasformazione. Il lavoro”; “La
famiglia italiana e i processi di modernizzazione”
.
I
coordinatori hanno presentato una prima ossatura metodologico-
tematica, accompagnata dall’indicazione di materiali storiografici e
di fonti, in parte già presenti nei dossiers forniti per i lavori in
gruppo, in parte da ricercare e produrre.
Tale
presentazione è stata poi arricchita e precisata dagli interventi di
tutti e tutte le partecipanti che si sono soffermati in particolare su
due punti, individuati come una sorta di tessitura comune al lavoro
svolto nel corso delle giornate seminariali: la valutazione di esso e
l’opportunità di comunicare, estendere e valorizzare i risultati
dell’insieme del progetto.
-
La
valutazione
del lavoro svolto
La
discussione ha messo in rilievo l’originalità
e l’efficacia del percorso
messo in atto che ha visto la formazione di un vero e proprio
gruppo di ricerca-progettazione in cui gli elementi più strettamente
propri di un lavoro di ricerca storico-sociologica si sono connessi al
piano della ricerca intesa come progettazione
didattica, favorendo in questo modo il passaggio all’ultima fase del
lavoro, quella della sperimentazione con gli allievi. In specifico
tale originalità, si è manifestata e realizzata nel raggiungimento,
unanimemente riconosciuto, di
alcuni degli obiettivi fondamentali del progetto:
la consapevolezza delle complesse interferenze tra storia e
memoria e la necessità,
da parte dei docenti, di imparare essi stessi, con un esercizio su di
sé, a compiere una ricognizione delle forme e delle stratificazioni
di memorie di cui ciascuno di noi è portatore o portatrice. In
sostanza si è verificato l’assunto iniziale che aveva individuato
come uno dei nodi dell’insegnamento della storia degli ultimi
cinquant’anni, il fatto che i docenti e le docenti erano testimoni
di storia: nodo che non doveva essere né rimosso, né esorcizzato ma
scandagliato per
affrontare – sul piano della riflessione e della ricerca - il
rapporto tra storia e memoria nel presente, vale a dire nella
specifica congiuntura storica in cui ci troviamo a vivere e, per
quanto ci riguarda, ad “insegnare” storia e di “storia”. Ciò
ha portato a “capitalizzare” l’esperienza delle interviste
condotte e subite da più punti di vista:
1.
come esperienza di “autoformazione” nel senso
dell’assunzione di un atteggiamento soggettivo di ricerca e del
desiderio di sperimentazione di nuove strade per mettere in atto
efficaci strategie comunicative nei confronti degli/delle allievi;
2.
come attenzione ad un approccio alla storia capace di tener
conto dei diversi soggetti e delle diverse generazioni compresenti
nella relazione educativa nonché delle responsabilità proprie delle
generazioni adulte; come
acquisizione di un approccio metodologico e critico rispetto alle
fonti di memoria.
3.
La sperimentazione
diretta ha reso, infatti, evidenti problemi come quelli delle
gerarchie e delle
rilevanze della memoria, del rapporto tra parola e silenzi, tra
memoria individuale e memoria di generazione, tra memoria degli eventi
e dei processi politici e memoria delle trasformazioni sociali, tra
dimensione pubblica e dimensione privata ed ha fornito, così,
strumenti essenziali per la stessa costruzione dei percorsi di
laboratorio. Il successivo lavoro di gruppo ha prodotto
ulteriori elementi di confronto rafforzando la positività del
processo di autoformazione attraverso lo scambio intersoggettivo sulla
base di una metodologia di lavoro rigorosa
e della necessità di dare luogo ad un “prodotto” da
sperimentare, verificare, rielaborare.
Il
secondo aspetto di originalità,
sottolineato nella discussione. è stato quello dell’intreccio tra
il nodo (nesso storia memoria), il metodo (produzione di fonti di
memoria all’interno del gruppo e fuori dal gruppo) e la
focalizzazione tematica, la grande trasformazione italiana guardata da
tre punti di vista: il rapporto città/ campagne declinato
opportunamente dal gruppo al plurale rispetto alle tante città e alle
tante campagne di questo paese; il lavoro e le sue trasformazioni,
nodo cruciale della contemporaneità; la famiglia e il rapporto tra
generi e generazioni che ha messo a fuoco il tema pubblico/privato nel
senso di andare, sulla scorta degli studi di storia delle donne e di
genere, verso la creazione della consapevolezza della dimensione
storica del privato come possibile chiave d’accesso alla riflessione
storica per le generazioni più giovani.
Quella
specifica focalizzazione tematica ha infatti offerto nella costruzione
dei laboratori e nel percorso di sperimentazione che si va
prefigurando più opportunità: quella di compiere un esercizio di
periodizzazione, affinando così le capacità interpretative, quella
di individuare percorsi che hanno portato ad “esplodere” le fonti
nel senso della ricerca e creazione di nuove fonti, quella di
intrecciare dimensione locale e dimensione nazionale.La valutazione
positiva del progetto ha poi portato ad affrontare nella discussione
un secondo punto:
-
Come comunicare,
estendere, valorizzare questa esperienza
Un
primo aspetto riguarda la costruzione dell’appuntamento finale del
convegno. Alcuni dati sembrano acquisiti: l’originalità sul piano
della ricerca storico sociologica dei risultati raggiunti e della
stessa ricerca sottolineati dalla relazione di Laurana Lajolo che ha
già offerto una lettura (altre saranno possibili e necessarie delle
interviste); l’elaborazione dei questionari e quindi di nuovo un
originale intreccio tra dati quantitativi e qualitativi,
l’elaborazione dei percorsi di laboratorio e la verifica rispetto
alla loro sperimentazione con gli/le studenti e quindi la
realizzazione di una sorta di una ricerca applicata nella forma della
ricerca/azione con l’elaborazione, anche in questo caso, di letture
e rapporti specifici.
Ma
la complessità della “macchina” messa in atto può dare luogo a
passaggi successivi. Di questi, due sono stati messi particolarmente
in evidenza: a) la possibilità di creare una sorta di “prototipo”
per la formazione degli insegnanti di storia con l’individuazione di
progetti pilota da realizzare in ambiti territoriali più ristretti.
La dimensione regionale è parsa – rispetto ai processi di
trasformazione in corso - come la più opportuna; b) l’opportunità
nella realizzazione di questi progetti di utilizzare le potenzialità
offerte dalle tecnologie informatiche telematiche sulla scorta delle
esperienze che si stanno già svolgendo. Tali potenzialità possono
riguardare: la formazione a distanza; la creazione di archivi virtuali
e di laboratori virtuali ecc….
Per
intanto la decisione del gruppo è stata quella di avviare in attesa
del prossimo appuntamento di settembre una sorta di forum telematico
in modo da procedere in questo modo alla successiva fase di
elaborazione dei materiali e dei percorsi laboratoriali.
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