Appunti sul Laboratorio di didattica della
storia
Fabio Dei
Istituto Senese di Storia della Resistenza

L'Istituto Senese ha dedicato tutte le sue energie, negli
ultimi anni, alla costituzione di un laboratorio didattico per la storia contemporanea,
dislocato in un edificio-monumento della lotta partigiana situato nelle campagne tra Siena
e la Val d'Elsa. Personalmente me ne occupo da pochi mesi, e non conosco abbastanza le
altre esperienze della rete per poter sensatamente istituire confronti. Cercherò comunque
di illustrare la nostra realtà e i problemi che stiamo finora incontrando, tenendo in
mente alcune delle domande con cui si conclude la nota di Laurana Lajolo.
Intanto, il laboratorio è inteso prevalentemente come
luogo di attività didattiche e simulazioni di ricerca per studenti, con proposte che
possono esser modulate per ogni ordine di scuola. Il laboratorio possiede una piccola
biblioteca e videoteca e un archivio che raccoglie fonti orali, fotografiche e fotocopie
di documenti cartacei (biblioteca e archivio distinti da quelli della Sede principale
dell'Istituto, che è invece collocata nel centro storico di Siena). È inoltre dotato di
impianti per la registrazione e la riproduzione in video, una centralina di montaggio
video e audio, un' auletta di personal computer, una fotocopiatrice e altri strumenti per
la riproduzione, lo "smontaggio" e il "montaggio" delle fonti.
L'organizzazione spaziale è pensata in relazione alle esigenze di lavori di gruppo.
Esiste anche una sezione ambientale e di storia del territorio - legata alla particolare
dislocazione del laboratorio. La struttura dispone inoltre di una foresteria con circa 25
posti letto, una cucina e un refettorio, in modo da poter accogliere gruppi per periodi
prolungati.
Piste didattiche
Il laboratorio è stato finanziato attraverso un P.I.A.
dalla Regione Toscana, e programmato da una commissione scientifico-didattica composta
prevalentemente da insegnanti, presidi e direttori didattici. Quest'ultima ha lavorato
sulla base di un uso ideale del laboratorio, implicante la padronanza delle tecnologie in
esso impiegate (computer, centraline di montaggio etc.), e la presenza prolungata delle
classi (intensiva oppure con visite periodiche). Il lavoro dovrebbe articolarsi attorno a
piste didattiche su temi di storia locale o generale del Novecento, e in teoria
articolarsi nei seguenti momenti:
- presentazione dell'argomento e delle fonti disponibili;
- analisi critica di insiemi di fonti di diverso tipo
(scritte, iconografiche, orali etc.) attraverso lavori di gruppo;
- costruzione di elaborati di sintesi (da semplici
relazioni o cartelloni a prodotti in audio e video a ipertesti), da depositare all'interno
del laboratorio come documentazione dell'attività;
- confronto tra i lavori dei gruppi.
Questo uso ideale si scontra in realtà con difficoltà di
vario tipo. Prima di tutto, la collocazione decentrata del laboratorio rappresenta uno dei
suoi punti di debolezza: le classi, per raggiungerlo, devono infatti muoversi, e sono
legate alla disponibilità di Scuolabus forniti dalle Amministrazioni Comunali. Ciò rende
difficile una loro presenza prolungata all'interno della struttura. Inoltre alcune delle
attrezzature del laboratorio sono di una certa complessità (p.es. il software per il
montaggio video, o i programmi per la costruzione di ipertesti), e gli stessi insegnanti
non ne padroneggiano l'uso. Naturalmente, abbiamo organizzato a questo proposito corsi di
aggiornamento (il primo, dal titolo "Didattica in laboratorio multimediale", si
è svolto lo scorso anno); ma anche i corsi non bastano ad acquisire sufficiente
familiarità con le tecniche e con i relativi metodi di lavoro.
Esperienze
Dopo alcune esperienze-guida svolte l'anno scorso, è solo
dal corrente anno scolastico che abbiamo proposto un'offerta didattica sistematica a tutte
le scuole della provincia. Abbiamo avuto finora l'adesione di alcune decine di classi (11
classi di scuola media superiore, 20 di scuola media inferiore, 15 di scuola elementare),
per programmi che si svolgeranno prevalentemente nel periodo febbraio-maggio. Il modello
di collaborazione delle scuole con l'Istituto storico e di uso del Laboratorio che si va
affermando è di fatto diverso da quello che ho definito "ideale": si tratta di
"moduli" che comprendono una o al massimo due uscite presso il laboratorio, un
paio di interventi miei o di altri collaboratori dell'ISRS all'interno delle scuole, e una
parte di lavoro svolta autonomamente dalla classe (con l'ISRS che mette comunque a
disposizione i materiali). Pochissime classi, per il momento, hanno chiesto una permanenza
di più giorni consecutivi nella struttura, in modo da poter sperimentare un uso intensivo
del laboratorio - in buona parte, per le persistenti difficoltà burocratiche e
organizzative che le scuole devono affrontare in tema di gite d'istruzione.
Prospettive
In questo quadro, il laboratorio finirà probabilmente per
essere usato più per lezioni dimostrative che non per intensivi lavori di gruppo; dunque,
per svolgere una funzione di stimolo verso la costituzione di laboratori all'interno delle
scuole, a partire da quelle cosiddette "polo". Per inciso, almeno nella realtà
senese e toscana in generale, per quanto ne conosco, le scuole-polo non stanno affatto
svolgendo la funzione di riferimento che è loro assegnata. Anzi, il piano per
l'insegnamento della storia contemporanea, con i lavori dell' apposita Commissione
Provinciale e dei tutor, sta andando assai a rilento. A Siena, i tutor sono stati nominati
e "formati", ma non operano perché privi sia di indicazioni e coordinamento che
di risorse. La Commissione provinciale si muove in una logica abbastanza diversa da quella
della promozione dei laboratori che a noi interessa. Il problema della costituzione di
laboratori nelle scuole-polo non è stato neppure affrontato. La componente universitaria
della Commissione, in modo particolare, è interessata al versante dei
"contenuti" molto più che a quello delle metodologie didattiche; ad esempio, ha
proposto per il corrente anno scolastico interventi di aggiornamento e di ulteriore
formazione dei tutor incentrati attorno al problema di un "sillabo" del
Novecento - interessante ma distante dai problemi di didattica di laboratorio proposti da
noi.
Per concludere, mi pare che le questioni proposte alla fine
della Nota di Laurana Lajolo presuppongano un ottimismo forse eccessivo sulle possibilità
concrete, e forse anche sulla volontà, di creare laboratori di storia nelle scuole (
almeno in quelle polo). È certamente auspicabile che la rete degli istituti Storici
definisca un modello comune di laboratorio (il che non significa naturalmente rigido e
monolitico), che si proponga come consulente delle scuole sul tema della didattica di
laboratorio e che inserisca questo punto nella Convenzione con il Ministero P.I. Tuttavia,
prima che le scuole ci richiedano tale consulenza, la centralità didattica del
laboratorio dev'essere affermata e riconosciuta, e per questo mi pare ci sia ancora molto
da lavorare - un lavoro in gran parte "dal basso", da svolgersi nel rapporto
capillare e quotidiano con le scuole e gli insegnanti. In questo i laboratori degli
Istituti storici possono svolgere una funzione essenziale. Il problema, fin dalla presente
fase, è semmai quello di avere riconoscimenti formali da parte delle autorità
scolastiche, che ci diano maggiore legittimazione appunto in quel lavoro di capillare
contatto dal basso con le scuole che cerchiamo di svolgere.
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