Diritti, condizioni reali, potere

 

Si deve fare attenzione a distinguere i diritti legali dalla reale capacità di condizionare le scelte altrui e dal potere. Per esempio, fino a epoche piuttosto recenti una moglie e madre indù o cinese non godeva di alcun diritto civile legalmente riconosciuto, e può aver dovuto trattare il proprio marito con dimostrazioni esteriori di deferenza e sottomissione quasi servili. Le può perfino essere stato vietato di comparire in pubblico. Tuttavia, dietro le quinte, nella gestione domestica, può aver avuto un grande potere; e, in questa sfera, suo marito, così come i suoi figli, possono esser stati soggetti alla sua volontà, poiché la sua supremazia nell’ambito domestico, così come la sua sottomissione cerimoniale, era consacrata da una tradizione che nessuno, uomo o donna, poteva sfidare, e che aveva un carattere più fortemente imperativo di qualsiasi atto legale.

Inoltre in tutti i tempi e in tutti i paesi, incluso il nostro, le donne hanno sempre avuto la possibilità di esercitare un’influenza su tutti gli aspetti della vita, molto al di là della sfera domestica alla quale in teoria la loro supremazia poteva essere confinata. Supponiamo di essere stata una donna che, al tempo in cui la Turchia era governata da un sultano, abbia avuto l’improbabile fortuna di trovarsi a essere la madre del sultano al potere. Sarebbe stata una cosa estremamente improbabile, dal momento che la sua vita sarebbe iniziata nella posizione di una delle mille donne-schiave che vivevano nel palazzo; poteva accadere che l’eunuco capo non la scegliesse mai per dividere il letto con il sultano, neppure per una sola notte; poteva accadere che non concepisse e non desse mai alla luce un maschietto; e suo figlio, se ne avesse avuto uno, avrebbe potuto essere strangolato dal fratellastro che fosse riuscito a insediarsi sul trono del padre alla sua morte o prima di quel momento. Ma, se fosse stato proprio suo figlio il vincitore, poche sarebbero state le richieste della propria madre che un sultano avrebbe rifiutato. Alcune delle più belle moschee di Istanbul sono state costruite da madri di sultani utilizzando fondi che erano stati loro generosamente dati dai loro premurosi figli regnanti. Questi loro figli potevano essere degli autocrati per tutti gli altri sudditi, ma sarebbero rimasti gli umili e obbedienti servitori delle loro madri.

La differenza tra capacità di influenzare le decisioni e diritti è illustrata in alcune delle divertenti e sguaiate descrizioni della vita quotidiana degli dei dell’Olimpo presenti nella poesia epica di Omero. Alcune dee dell’Olimpo erano donne non sposate che svolgevano un’attività. Per Atena si trattava della coltivazione dell’olivo e del cucito; Artemide era protettrice e insieme cacciatrice degli animali selvaggi. Atena (che non aveva madre) scambiava insulti con suo padre Zeus, e lo faceva il meglio possibile. Ma né una né l’altra di queste vergini potevano sostenere uno scontro con Era, e la professione di Era era di essere la moglie del "sultano" Zeus. Tra gli dei dell’Olimpo, Zeus aveva l’ultima parola, ma era solitamente Era a decidere quale dovesse essere. Era manovrava Zeus ricorrendo a volte al suo sex-appeal e a volte rendendosi semplicemente sgradevole. Le donne hanno sempre saputo come manovrare gli uomini ricorrendo a una o all’altra delle strategie di Era, e in un caso, quando si arrivò a uno scontro diretto tra la volontà di Era e quella delle dee vergini, Era impose la propria supremazia ricorrendo alla forza fisica, picchiando le più giovani dee fino ad arrivare a far piangere queste formidabili vergini. Ugualmente, i metodi adottati da Era per raggiungere i propri scopi erano privi di dignità e precari. Per una donna (e anche le dee lo sono) è meno umiliante avere dei diritti che si possono esercitare come tali che esercitare un’influenza convincendo con le lusinghe o facendo scenate.