Il Medioevo

 

E infine, chiediamoci se le donne occidentali di oggi avrebbero trovato l’esistenza delle loro antenate medievali migliore o peggiore della loro. Non vi sarebbe piaciuto dover vivere la vita delle vostre nonne. Ma sarebbero state ancora più ripugnanti per voi le vite delle antenate medievali delle vostre nonne? Non saltate subito a questa conclusione senza aver riletto il prologo di Chaucer ai suoi Racconti di Canterbury.

Vi erano trenta pellegrini alla tavola conviviale, compreso lo stesso Chaucer, e tre di loro erano donne: una priora, una monaca al suo servizio personale e una comare "dei pressi di Bath". La priora era una signora raffinata che dimostrava a tavola maniere squisite; la monaca al suo seguito aveva un atteggiamento modesto; la comare di Bath era un’abile e ricca commerciante le cui esperienze sessuali erano torbide così come lo erano ritenute quelle delle donne etrusche e spartane secondo l’invidioso giudizio delle donne greche non spartane: "di mariti alla porta di chiesa cinque ne aveva portati, a tacer d’altre amicizie in gioventù"7.

Tuttavia questa donna dedita al commercio e dalla potente sessualità e la meticolosa priora parlavano amichevolmente fra loro, così come con gli uomini in maggioranza presenti alla tavola conviviale. I rapporti sociali fra i pellegrini dei due sessi erano schietti e vivaci; erano liberi e semplici senza essere per nulla volgari o sconvenienti. Al banchetto le tre donne difendevano le proprie posizioni, e ciascuna di loro, compresa la timida monaca, fu all’altezza della situazione quando fu chiamata a dire la sua contribuendo alla serie di racconti nei quali i pellegrini si erano impegnati per allontanare la fatica e la noia del viaggio.

Ricavo quindi da Chaucer che, per una donna occidentale del XIV secolo, la vita era all’incirca piacevole o difficile come lo è per una sua discendente del XX secolo. Se fossi una donna, e se mi fosse toccato in sorte di vivere nell’Occidente medievale, avrei cercato di diventare una priora — no, avrei puntato ancora più in alto: avrei voluto assolutamente diventare una badessa; non avrei scelto niente di meno. Una badessa del XIV secolo era una persona potente quanto il presidente di un grande College femminile degli Stati Uniti nel ventesimo secolo. Una badessa, inoltre, era qualcuno in virtù della propria posizione, e non a causa del fatto di essere la moglie o la madre di qualche uomo.

La priora di Chaucer era abbastanza vicina alla condizione di badessa da essere la persona più eminente tra quelle presenti alla tavola conviviale dei pellegrini; probabilmente il suo rango era superiore a quello del cavaliere. Tuttavia non era una sacerdotessa; non aveva il diritto di dire messa, né il potere sovrannaturale di trasformare gli elementi. Per l’adempimento di questi riti indispensabili, ella doveva ricorrere a sacerdoti che erano maschi, e quindi potevano essere scelti per prendere gli ordini religiosi. Trascinava dietro a sé al suo servizio non meno di tre sacerdoti che facevano parte del suo seguito, ma si trattava di figure di scarsa importanza destinate a compiti servili. Il cappellano della priora — cioè il suo compagno e segretario personale — non era né un uomo né un sacerdote; era una monaca come lei.

Nell’antica Grecia il sacerdozio era il solo importante ruolo pubblico nel quale le donne continuavano ad avere una posizione. Perfino nella società aggressivamente maschile dell’Atene del V secolo avanti Cristo, un lento riconoscimento della magia della fertilità propria del sesso femminile favoriva ancora l’attribuzione alla donna di un ruolo dominante — e, in alcuni casi, del ruolo esclusivo — in parecchie delle feste religiose pubbliche più amate dello Stato di Atene. Al contrario, nella Cristianità post-ellenica, nella quale le priore e le badesse erano personaggi importanti, non era loro neppure aperta la carriera ecclesiastica. Questa fu, fin dall’inizio, una riserva maschile, e sarà probabilmente l’ultima tra le cittadelle maschili sopravvissute nella nostra società occidentale a cadere sotto l’assalto delle donne del moderno Occidente. Quest’ultimo caposaldo maschile è, inoltre, chiaramente condannato. Alcune intrepide donne hanno già scalato i suoi muri divisori e si sono installate in maniera definitiva su una torre o due, qua e là. Tuttavia il monopolio maschile del ministero ecclesiastico è ancora quasi intatto nel Cristianesimo, e questo non soltanto nelle organizzazioni ecclesiastiche gerarchiche cristiane come la chiesa ortodossa orientale e la chiesa di Roma, ma anche nelle Dominazioni protestanti apertamente liberali e democratiche.

Bene, se fossi una donna, e una donna occidentale del nostro tempo, rimpiangerei di essere nata nel tempo e nel luogo in cui sono effettivamente nata? Suppongo che, nel complesso, penserei di essere stata fortunata; tuttavia potrei ritenere che sarei stata ancora più fortunata se avessi zappato il mio solco al servizio delle dee della fertilità dell’agricoltura nell’età, sei o sette millenni fa, in cui la mia zappa, inventata dalla donna, non era ancora stata soppiantata dall’aratro del maschio usurpatore.

NOTE

7 Geoffrey Chaucer, I racconti di Canterbury, traduzione di Cino Chiarini e Cesare Foligno, Milano, Rizzoli, 1994 (prima edizione 1978), p.47. torna su