Asimmetria tra vite umane
Lo psicologo Alessandro Dal Lago
riflette sull'ossimoro di guerra umanitaria, giungendo alla conclusione che questa
è un'espressione insensata come danni collaterali o bombe intelligenti e
rientra in una efficace strategia militare e comunicativa di disinformazione.
Infatti l'intento è quello di convincere l'opinione pubblica che si sta conducendo una guerra
virtuale, minimizzando gli effetti reali. Si apre una fase nuova della guerra, che è
combattuta senza perdite per le forze alleate e stabilisce un'asimmetria tra
il valore delle vite dei soldati Nato e
quelle dei Serbi. La definizione di guerra umanitaria è quindi che noi siamo umani
e i nemici non lo sono, e ricorda sinistramente il mito del superuomo. Il vero
obiettivo della Nato non sarebbe quello di salvare i kosovari, perché in questo senso vi
so no effetti contrari a quelli voluti, ma di affermare il potere militare assoluto.
I cinque brani scelti sono tratti dall'articolo La guerra in persona, pubblicato su "Il Manifesto",
22 maggio 1999.
Lossimoro è una figura retorica
consistente nellaccostare, in unespressione, due termini o concetti
contraddittori(dal greco oksys, acuto, e moros ,sciocco ). Le espressioni "guerra
umanitaria "e "guerra etica" sono, da questo punto di vista ,ossimori
perfetti, perché fanno coesistere lessenza di ogni guerra, luccisione degli
esseri umani, con il suo contrario, la protezione o il rispetto degli esseri umani, su cui
umanitarismo ed etica dovrebbero convenzionalmente basarsi. Ora, luso di queste
espressioni insensate, al pari di altre come "danni collaterali" o bombe
intelligenti", non si spiega soltanto con la bassa qualità del gergo neo-tecnologico
dei portavoce Nato o dellarsenale retorico di Tony Blair . Esso rientra
probabilmente in una strategia militare e comunicativa di disinformazione che non è priva
di efficacia.
Il suo scopo è almeno duplice: non solo minimizzare o nascondere allopinione
pubblica che cosa significhi di fatto una guerra per chi la subisce (la morte,
lagonia, la sofferenza, la fame, il terrore) eliminando qualsiasi problema di
coscienza o di corresponsabilità (dopotutto sono i governi che abbiamo eletto o scelto
noi ad avere deciso più o meno formalmente la guerra o a condurla), ma soprattutto
proteggere le nostre società civili e democratiche da qualsiasi conseguenza : insomma,
farci stare in guerra come se niente fosse. Sul primo obiettivo, si noti bene, Nato e
Milosevic perseguono la stessa strategia. I cittadini di Belgrado non devono sapere che
cosa è avvenuto in Kossovo , la pulizia etnica, proprio come i cittadini di Roma, Londra
o Berlino devono avere unidea puramente virtuale delleffetto dei
bombardamenti. Di là nessuno ci dice quante sono le vittime della Jugoslavia, proprio
come di qua nessuno di noi si preoccupa veramente delle vittime civili dei bombardamenti.
Sono di fronte a errori clamorosi o a prove inconfutabili, gli ossimori e il gergo
tecnico- burocratico saranno sostituiti da menzogne plateali o dalla negazione pura e
semplice dellevidenza.
Fin qui , siamo nel campo ben noto della comunicazione militare che, per quanto
profondamente rinnovata allepoca della guerra del Golfo , ha di mira , da sempre ,
la confusione e il mantenimento dellavversario nelloscurità . Ma è il
secondo obiettivo, la nostra protezione di occidentali, farci stare in guerra come se
niente fosse, che segna una fase decisamente nuova nel modo di fare la guerra, oltre che
di comunicarla.
(..)
In questa guerra, solo allUck è delegato finora il ruolo tradizionale della forza
armata sul terreno, mentre lAlleanza atlantica persegue lobiettivo di vincere
da lontano e dallalto , e Slobodan Milosevic , al di là della pulizia etnica e del
contenimento dellUck , quello di vincere con una mera resistenza passiva,
verificando la strategia della Nato con la minaccia che prima o poi gli occidentali
dovranno impegnarsi in una guerra vera.
La sproporzione introduce soprattutto una nuova misura nella definizione di ciò che è
umano e ciò che non lo è. Stiamo assistendo alla realizzazione di una sorta di utopia
della guerra assoluta e pulita (per chi non la subisce), che ci fa apparire nella loro
vera luce gli ossimori citati sopra.
Gli altri , i nemici , non sono donne e uomini , persone , ma cose, quindi danni o effetti
collaterali. Questa guerra è umanitaria perché noi siamo esseri umani , non loro. Questa
guerra è etica perché soddisfa un nostro presunto problema di giustizia, non perché
riguardi loro. Più che mentire o dire sciocchezze, i teorici della guerra umanitaria o
etica stanno facendo emergere in realtà una verità profonda. Questa guerra è combattuta
da noi contro cose, nomi o numeri ma non contro persone. O meglio, anche se tutti sanno
che dallaltra parte ci sono persone , esseri umani, questo tipo di guerra li
ridefinisce in continuazione come enti privi di qualsiasi coesistenza, insomma come non-
enti. Anche qui, occidentali e Milosevic perseguono strategie totalmente complementari. Se
di qua non ci sono caduti, di là è come se non ci fossero. Se la pace fosse firmata
domani, nessuno saprà mai veramente quanti soldati di Belgrado sono morti nei loro rifugi
o nei tank.
Ecco perché, a poche centinaia di chilometri dallinferno, la vita nei paesi della
Nato scorre indifferente, al di là di qualche mobilitazione pacifista. Anche noi, per
quanto ci interroghiamo su questa guerra, non siamo veramente in guerra e dobbiamo quasi
sforzarci di rappresentarla. Ossimori, gergo aziendalistico applicato alla morte, mozioni
pseudo- politiche, in cui governi o parlamentari in guerra dichiarano il loro pacifismo, e
contorsioni linguistiche sono tutti i modi di anestetizzare la nostra esperienza. Un
effetto del tutto comprensibile e coerente con la gestione dellinformazione
nellera di Internet. E, dallaltra parte, la guerra sta inesorabilmente
scivolando in seconda pagina, mentre i telegiornali la trattano in modo sempre più
automatico e stanco.
(..)
Se la vita dei nostri soldati è intoccabile persino in guerra , e quella degli altri non
conta nulla, significa che stiamo realizzando di fatto, in modo ancora implicito, qualcosa
che assomiglia vagamente al superuomo. O meglio, solo a una minoranza dellumanità
si riconoscono i tratti dellumano (il rispetto della vita , linviolabilità
della persona) mentre a tutto il resto, che può variare a seconda di chi assume il ruolo
di nemico, questi tratti vengono negati.
(..)
Da due mesi a questa parte, molti (e non necessariamente i pacifisti) hanno fatto notare
che, prima dellintervento Nato, nel Kossovo si combatteva una guerra a bassa
intensità (con un numero limitato di vittime locali ), mentre dopo il numero delle
vittime è vertiginosamente aumentato e la pulizia etnica ha assunto dimensioni enormi.
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