Una guerra sbagliata

Sulla scia di un dibattito avvenuto per la Guerra del Golfo, che prese avvio dalla definizione di Norberto Bobbio di guerra giusta, opinionisti e intellettuali si sono interrogati e divisi sui termini guerra giusta e guerra umanitaria.
Lo studioso di scienze politiche Giovanni Sartori sottolinea come la guerra del Kosovo sia una guerra inedita, perché finora le guerre o sono state difensive od offensive. Per questa occasione si è inventata la guerra umanitaria contro Stati che violano i diritti umani: l'idea di per sé è moralmente buona, ma l'ingerenza umanitaria ingigantisce il male che vuole combattere. L'intervento contro un genocidio è un processo alle intenzioni, perché in realtà l'esodo degli albanesi è stato intensificato dalla Nato. Inoltre le bombe Nato provocano la distruzione della Serbia e alimentano lunghe memorie di rancore e odio tra le etnie. Questa guerra può provocare due incentivi: uno è alimentare la prevalenza dell'odio etnico e l'altro, addirittura perverso, riconoscere lo stato etnico, supportando molte altre situazioni esplosive nel mondo. Secondo Sartori Clinton e Blair sono uomini piccoli alle prese con problemi grandi.

I due brani sono tratti dall'articolo Una guerra sbagliata, apparso ne "Il Corriere della sera", 25 maggio 1999.

Finora le guerre sono state difensive o aggressive, giuste o ingiuste, necessarie o no. Le guerre invasive e aggressive sono un male assoluto.Le guerre difensive o giuste sono un male minore, e comunque un male necessario ma ora siamo andati inventando la guerra umanitaria: un intervento militare che viola la sovranità degli Stati che violano in modo intollerabile i diritti umani dalle loro minoranze. E', questa, una buona idea?

Se per buona idea si intende che l'idea è moralmente buona, la risposta è sì. Ma se per buona idea si intende un'idea che funziona bene, allora temo che la risposta sia no.L'intenzione buona ma l'esito rischia di essere pessimo.Il diritto di ingerenza umanitarie persegue il bene ma di fatto produce e ingigantisce il male. Per quanto giusta, la guerra umanitaria è controproducente. Perché siamo intervenuti in Kosovo? Perché, ci viene detto, un sanguinario tiranno stavo attuando la pulizia etnica, se non addirittura il genocidio, degli albanesi kosovari. Ma questo era, al momento dell'attacco, un processo alle intenzioni. E' vero che Milosevic aveva privato i kosovari della loro autonomia e che stava usando il pugno di ferro dell'oppressore. Ma è altrettanto vero che il genocidio, nella misura a tutt'oggi ignota in cui è avvenuto, è stato sicuramente intensificato dall'intervento Nato. Può darsi che le bombe bastino a far vincere la guerra. Ma sempre più ci fanno perdere la pace. Le bombe Nato distruggono il Paese, uccidono troppi innocenti, e soprattutto moltiplicano a dismisura l'odio e il desiderio di vendetta delle parti. (..)
Il primo incentivo perverso è dunque posto dal riconoscimento dello Stato etnico, o meglio del principio che ogni etnia (o anche ogni religione) ha diritto al proprio Stato e che la comunità internazionale deve assecondare questo principio. Poveri noi! Come ha ben ricordato Claudio Magris, "in tutto il mondo esistono realtà analoghe(a quelle del kosovo) e farle esplodere costa bagni di sangue". Io non li ho contati, ma nel mondo i casi di minoranze etniche o religiose oppresse e perseguitate sono pressochè infiniti. L'Africa pre-coloniale conteneva un minimo di seimila unità autoctone. Le vogliamo ripristrinare? Per fortuna no, per fortuna sono troppe. Anche così in Africa esistono casi gravissimi. Nel 1994 in Ruanda gli hutu hanno sterminato 800 mila tutsi (questo sì che è stato un genocidio), dopodichè la nazione tutsi vive oggi in uno sterminato campo profughi tra lo Zaire e il Ruanda dal quale partono incursioni per uccidere hutu. Il che assicura un conflitto che non finirà mai. Africa a parte, la periferia dell'ex Unione Sovietica è piena di bombe pronte a scoppiare. Per fortuna nessuno se la sente di teorizzare un diritto di intervento umanitario contro la Russia, e nemmeno contro la Cina (per il Tibet), l'India e il Pakistan(anche se lì mussulmani e indù si scannano tra loro). Dunque, il mondo è pieno, pienissimo di focolai di incendio. E' il caso jugoslavo rischia di attizzarli.