Storia e memoria della scuola tra fascismo e guerra
 Una ricerca svolta nell’archivio scolastico

 Pietro Biancardi

 

- Come è nata questa ricerca ?

L’occasione che ha dato l’avvio a questa ricerca si è determinata all’inizio dell’anno scolastico 1995/96, quando il nostro liceo, che ha sede da circa cento anni in un prestigioso palazzo del Cinquecento del centro di Bologna (palazzo Lambertini), per lavori di restauro all’edificio è stato temporaneamente trasferito nelle vecchie aule di una ex scuola elementare ; e così, con il trasloco generale, anche le casse contenenti i documenti dell’archivio del Liceo sono state accatastate alla rinfusa nei sotterranei di questo edificio fatiscente e qui abbandonate ad umidità e topi. Ben presto si sono avuti i primi evidenti danni a tale patrimonio e da tutto ciò è nato l’invito della Presidenza, ad alunni ed insegnanti, ad offrire un aiuto volontario per risistemare e conservare, almeno fisicamente, questa massa di documenti.

Gli alunni della seconda B, sollecitati anche dagli insegnanti, hanno dato la loro disponibilità e si sono così avventurati negli scantinati, dapprima impacciati e con chiaro disagio per ragnatele e qualche veloce ombra furtiva, poi decisi ad avviare i lavori: scope, stracci per la polvere, penne e blocchi per note. Man mano però che questa attività, inizialmente fisica, cominciava ad ingranare, mutava profondamente l’atteggiamento dei singoli e del gruppo: aumentavano curiosìtà ed interessi, sempre più sollecitati da quanto andava emergendo, riportato in vecchi registri, segnato da matite rosse e blu in fogli ingialliti, fissato in sfocate fotografie, cadute fuori da un vecchio contenitore scollato; insomma, dopo un paio di pomeriggi, il problema era diventato quello di come organizzare quel gruppo di “sciamannati” in modo da rendere produttiva quell’attività che per il momento dava come unici esiti eccitazione e polvere.

In verità, alcuni tra noi insegnanti del consiglio di classe, negli incontri di programmazione di inizio d’anno, stavamo cercando di individuare una proposta di lavoro, un possibile centro di interesse da cui far partire un progetto che sollecitasse in primo luogo la motivazione degli alunni; questo perché la classe, alla fine del terzo anno, se risultava complessivamente “forte” sul piano cognitivo e disciplinare, continuava però ad apparire problematica, e per certi soggetti e certi aspetti anche un po’ difficile,  in relazione agli obiettivi affettivo-relazionali.

Da qui l’idea, e quindi la proposta, di stendere un progetto di lavoro che partisse da quei documenti d’archivio, progetto di lavoro che sin dall’inizio è stato discusso con l’intera classe, e tali discussioni collettive sul progetto sono continuate durante tutto il percorso di ricerca, con numerose correzioni in itinere, ed anche e soprattutto alla fine, o meglio quando si è deciso, pur tra posizioni diverse, di “mettere un punto” al nostro lavoro.

-         Di che cosa si tratta e come si caratterizza il lavoro ?

Il titolo, così come compare nel fascicolo che rappresenta il “prodotto” finale, in tutta onestà è stato definito solo verso la fine della ricerca, più precisamente quando la Provincia di Bologna ha proposto tale tema per un concorso per le scuole di ogni ordine e grado.

L’idea iniziale era stata quella di provare a ricostruire la vita della nostra scuola durante gli anni del fascismo.

Il lavoro, nello scritto finale, risulta diviso in tre parti:

-         una prima parte, “istituzionale”, volta ad una ricostruzione del quadro storico generale, del “contesto”, che ha trovato una sintesi nell’elaborazione di una serie di “ modelli”, come appunto ricostruzione di sintesi ed insieme interpretazione;

-         una seconda parte, “monografica”, che costituisce la ricerca vera e propria, volta appunto, a partite dai testi/documenti d’archivio, a ricostruire momenti, situazioni, atmosfere di vita vissuti dai diversi soggetti nella nostra scuola, in quegli anni;

-         una terza parte, che presenta gli esiti di interviste ad ex studenti del liceo, che avevano frequentato la scuola in quegli anni.

Nel corso della ricerca, man mano che si vagliavano e si raccoglievano documenti e materiali, si sono chiariti al gruppo di lavoro alcuni aspetti fondamentali per la sua realizzazione, tra i quali :

1.      impossibilità a puntare ad una vera indagine di tipo “quantitativo” (“ricostruzioni scientifiche ed oggettive”) e necessità, ma via via anche sempre maggior interesse, di optare per una indagine “qualitativa”, volta cioè a ricostruire scorci, tasselli della realtà e della vita di quegli anni, del quotidiano di donne e uomini, di soggettività di alunni , insegnanti, bidelli; e su questa base si è andato definendo per tutti l’obiettivo centrale: cercare, nella consapevolezza della distanza e delle differenze, di costruire tasselli di memoria storica, così che la ricostruzione portasse anche a maggior consapevolezza del presente e della propria identità, attraverso questo dialogo e confronto diretto con il passato, che ha comportato anche un forte coinvolgimento emotivo;

2.      necessità, via via che si ricostruivano situazioni e momenti specifici, di trovare risposte a domande scaturite dall’analisi dei testi/documenti e che pertanto richiedevano ampliamenti di indagine, approfondimenti, quadri generali, e quindi quella progressiva ricostruzione del contesto che ha trovato infine una sua sistemazione finale nella prima parte del lavoro, quella “istituzionale”;

3.      necessità di organizzare, programmare, periodicamente rivedere sia i risultati parziali del lavoro che le modalità dello stesso e quindi del progetto, dei lavori di gruppo, delle scadenze, delle revisioni, e così via.

-         Come si colloca nella programmazione ?

Questa esperienza di ricerca si è inserita nella programmazione curricolare senza creare traumi strutturali, se non il fatto che in itinere si è dovuto ritoccare sul piano dei contenuti il progetto annuale preventivato, ma occorre sottolineare che questo lavoro ha comportato un monte ore aggiuntivo, pomeridiano, non indifferente per alunni e docenti (circa 50 ore); inserimento non traumatico, per il fatto che, se da un lato gli alunni non avevano ancora vissuto un’esperienza di ricerca strutturata, “sul campo”, di fatto però la programmazione triennale si connotava, tra l’altro, per il tentativo di superare il modello di insegnamento/apprendimento ”eventografico” e di aderire invece alla “storia-problema”, il che comportava, sul piano didattico, una proposta dello studio della storia secondo il metodo della ricerca e del lavoro scolastico come “laboratorio”.

E’ chiaro che la pratica didattica, nei tre anni, prevedeva l’applicazione anche di altri modelli, e quindi la realizzazione di moduli diversificati anche sul piano metodologico; ma la scelta di fondo restava, e per me resta, quella della storia-problema.

I motivi di tale scelta non sono solo di carattere personale o storiografico, ma anche pedagogico, perchè a mio avviso essa consente un approccio didattico più adeguato ed una resa migliore, in termini di efficacia conoscitiva, di partecipazione attiva, ed anche di maggior coerenza ed attenzione con i processi cognitivi degli studenti e con le soggettività degli adolescenti.

Se si è d’accordo che l’obiettivo dello studio della storia non può essere soltanto quello di un bagaglio informativo più o meno esteso, e che, accanto alle necessarie conoscenze, occorre attivare competenze e capacità, risulta allora necessario ricorrere a modelli che realizzino tali obiettivi; ecco perché credo nel metodo e nella didattica della ricerca, sulla quale , seppur velocemente, occorre chiarire due equivoci:

-         troppo spesso la ricerca e stata posta come alternativa secca al “manuale”- per capirci-, posizione inaccettabile, per me, anche perché mal posta;

-         noi non facciamo quotidianamente ricerca, come viene comunemente intesa, ma facciamo ricerca nel senso che cerchiamo di attivare e riprodurre le scansioni formali dell’operare dello storico, e quindi da un lato “laboratorio” come luogo di addestramento mentale, ancor prima che fisico, dall’altro non con l’obiettivo di forgiare tanti piccoli storici in erba, ma abituare lo studente alle operazioni mentali proprie anche del mestiere dello storico.

-     Quali i momenti nodali di questo saper/saper fare ?

Molto in breve :

-         tematizzare e problematizzare: partiamo da domande, in relazione alle quali delimitiamo il campo d’indagine, avanzando delle ipotesi “sensate”,

-         individuare alcune fonti/testi su cui fare alcune operazioni di analisi e di “critica” del documento;

-         costruire un modello interpretativo;

-         confrontarlo con altri testi, fonti,  ricostruzioni, interpretazioni, (non ultimo il manuale),e quindi verifiche e valutazioni, con nuove possibili aperture di indagine; ( v. Gadamer).

Perché, dunque, il metodo della ricerca? Perché grazie ad esso, nella mia esperienza ho riscontrato in primo luogo alunni più attivi e coscienti, ed inoltre perché da un lato induce a costruire una mentalità critico-scientifica, dall’altro sviluppa la creatività e non schiaccia la soggettività; in breve: aiuta i ragazzi ad imparare a porre e a risolvere problemi:

E’ chiaro che tutto questo necessita di una attenta progettazione e pianificazione del lavoro comune, e quindi diventa centrale la programmazione, non come dovere burocratico o vincolo rigido, ma come traccia ragionata e strutturata anche sul piano operativo, motivata e modificabile in itinere, che renda trasparente la logica interna al progetto e sia di aiuto nell’attuazione e verifica dello stesso.

 

“ANDARE A SCUOLA DURANTE IL FASCISMO E LA GUERRA” : breve scheda didattica

OSSERVAZIONI PRELIMINARI :

Nel progettare questo lavoro si sono tentate alcune scommesse:

-         favorire lo sviluppo di relazioni interpersonali qualitativamente migliori tra gli alunni;

-         optare per un orientamento storiografico che evidenzi l’importanza dello studio della soggettività per la comprensione della realtà;

-         costruire un percorso didattico che, pur presentando caratteristiche particolari, si inserisca coerentemente in un curricolo triennale fondato su TRE connotazioni : la STORIA COME PROBLEMA, la DIDATTICA DELLA RICERCA, il LAVORO SCOLASTICO COME LABORATORIO.

OBIETTIVI :

      Obiettivi disciplinari :

       Tematizzare problematicamente l’oggetto della ricerca

       Raccogliere, analizzare, criticare l’intenzionalità della fonte

       Selezionare ed elaborare le informazioni raccolte in base al modello di lavoro prescelto (qualitativo)

       Rileggere e rinterrogare le fonti

       Ampliare la ricerca per rispondere a nuove domande

      Costruire il quadro contestuale

      “Leggere” e saper utilizzare il testo storiografico

       Conoscere periodi ed aspetti rilevanti di storia locale, nazionale, internazionale

       Obiettivi logico-operazionali :

        Conoscere ed inferire le relazioni tra il quadro locale ed il quadro generale del periodo studiato

       Analizzare, selezionare, comparare, generalizzare

       Tradurre da un linguaggio ad un altro informazioni e concetti

       Ideare

       Acquisire consapevolezza del carattere relativo delle strategie interpretative

      Obiettivi affettivo-relazionali :

        Rafforzare la dimensione motivazionale dello studio della storia

       Comprendere le valenze formative del lavoro di gruppo,

       Scoprire il carattere vitale del passato attraverso il dialogo con le fonti

       Rafforzare la consapevolezza dell’essere soggetti sociali attivi

ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO :

      Indagini sulle preconoscenze rispetto all’oggetto della ricerca

      Discussione e messa a punto dell’ipotesi di lavoro (da ripetersi periodicamente)

      Produzione di questionari e di altri strumenti di indagine

      Alternanza di attività individuali (casa, biblioteca), di gruppo (archivio, aula multimediale), di classe (aula)

      Attività redazionale

      Organizzazione delle strategie divulgative del lavoro prodotto