"non s’imprigioni il pensiero che vive"

  Dal primo all’ultimo numero, in Poligono sono numerosi gli articoli programmatici e di riflessione metodologica : il Giolli non smette mai di interrogarsi e di meditare sul proprio operato di storico, di critico e di animatore culturale, ben consapevole delle ricadute del lavoro teorico-critico, di ricerca, all’interno del concreto sistema dell’arte. E, con grande onestà intellettuale, non smette mai di dichiarare ai suoi lettori chi hanno di fronte. Per la stesura di questo importante paragrafo, mi sono perciò appoggiata in particolare a questi testi (15), anche se è doveroso precisare che tutta la rivista è plasmata in modo organico da una mentalità, che si svela nell’approccio a qualunque argomento trattato ; e qualunque articolo è buono per soffermarsi a ragionare sui principi in base a cui si operano le valutazioni.

  Il 29 ottobre 1927 esce il primo numero di 1927 - problemi d’arte attuale. In copertina ha un disegno di Giò Ponti per la Conversazione classica, grande vaso di Richard-Ginori ; la grafica della testata è disegnata da Marcello Nizzoli : le cifre molto grandi, con una scala a pioli accanto all’ "1" e problemi d’arte attuale scritto tutto minuscolo, in un carattere moderno e simpatico. Prima ancora di aprirla, dunque abbiamo già a disposizione parecchi indizi sulla sua fisionomia : il disegno di Ponti ci dice che non vi troveremo solo articoli sulle Belle Arti, o arti maggiori, e ci consente di intuire che tale distinzione gerarchizzante vi è del tutto ripudiata e abolita ; la testata, dallo stile tutt’altro che tradizionalmente elegante e paludato, ci suggerisce con la sua informalità una sorta di naturalezza, di confidenza nell’approccio con le cose dell’arte ; e - soprattutto - la dizione problemi d’arte attuale, preceduta dall’anno corrente, è una dichiarazione di estetica, in estrema (ed efficace) sintesi.

  Come infatti leggiamo già nella Dedica (senza firma, ma necessariamente del Giolli) con cui il primo numero si apre, 1927 si propone di impostare in Italia "il problema dell’arte vivente", indagandola giorno per giorno, e dandole incitamento e appoggio.

  Sorge "come un obbligo di coscienza", per affermare in Europa un’Italia in cui anche l’arte è una forza viva, e non un cimitero di glorie, ma soprattutto per affermarlo agli Italiani, nonché per informarli su cosa avviene nel mondo. Il Giolli - perché bisogna pur dire che la rivista è il Giolli, quanto ad orientamento critico-estetico, dall’inizio alla fine - dichiara di accettare "tutta l’arte, senza aggettivi, ma soltanto l’arte", e che se non si preoccupa degli aggettivi, controlla a fondo il sostantivo ; non si tratta quindi di un "anodino eclettismo" qualunquista : ciò che il Giolli si propone di portare avanti è una critica d’arte qualitativa, "dei valori", che si ponga di fronte all’opera d’arte con l’onesta intenzione di interrogarla direttamente per comprenderla, senza il filtro di pregiudizi stilistici.

  L’arte è per lui un problema di vita, questo è assolutamente cruciale : bisogna esaminare ogni fatto artistico come un problema, con la massima concretezza. In questo senso, Poligono non vuole essere una rivista "teorica" (in astratto), né accademica, ma un foglio d’esperienze. Infatti, l’artista è un uomo intero e l’intuizione lirica non è un’astrazione senza peso, ma un modo di conoscere.

  Dunque il termine "attualità" non va affatto inteso nell’accezione "giornalistica", di aggiornamento sulle ultime tendenze : può essere attuale l’arte di ogni tempo, non solo quella contemporanea, dipende da come ci si accosta all’opera ; sta ai fruitori renderla, tramite l’approccio, attuale e vivente. E’ tuttavia primario l’interesse per l’arte moderna : in concreto, per l’arte contemporanea in senso stretto, italiana e straniera, e per quella italiana della seconda metà dell’Ottocento. D’altra parte, il Novecento e l’Ottocento italiani sono considerati organicamente connessi, e a loro volta legati in un continuum alla tradizione dei secoli precedenti, in contrasto con chi ritiene che l’arte italiana sia morta nel Cinquecento. E’ fruttuoso collegare il concetto giolliano di modernità alla sua appassionata polemica contro l’arte in stile : ove quest’ultima è una carnascialesca scimmiottatura dell’arte di altre epoche storiche - morte ! - l’arte moderna è il genuino prodotto, la verace espressione del tempo presente, degli uomini che in esso vivono e creano. Ecco allora che "attuale", "moderna", "vitale", "vivente", riferiti all’arte, sono aggettivi che vengono a sovrapporsi fino a coincidere.

  In questa rivista non si vuole fare cronaca artistica, ma "storia piena", storia dell’arte ; vale a dire, con parole vicine al linguaggio dei nostri anni, dare un serio contributo scientifico. Questo significa anche il ripudio della polemica faziosa, fine a se stessa : gli scopi di Poligono sono capire, conoscere, fare chiarezza.

  E’ una vera e propria ostinazione costruttiva che spinge il Giolli a imbarcarsi in questa impresa, a mettersi in gioco senza risparmiarsi, con passione e generosità, come intellettuale, come Italiano, come uomo; e rischiando anche di tasca propria. Lo possiamo senz’altro definire un critico "impegnato" ; tale epiteto è generalmente più usato per definire un intellettuale che si schiera politicamente con una parte : credo invece che in questo caso sia legittimo parlare di impegno politico in senso più etimologico, cioè di un impegno (della cultura) al servizio della comunità nazionale : della civitas tutta, della polis. Scelta complessa e difficile, in quegli anni, per chi, come il Giolli, non era fascista, ma amava profondamente il suo paese.

  Così, tutto considerato, la preferenza accordata al vocabolo "poligono", per il secondo titolo, cessa di essere enigmatica : infatti, "una coscienza dell’arte combatte in questo Poligono".

  Vediamo quale coscienza dell’arte. E’ soprattutto in Frasi fatte - definizioni del lombardo (Poligono, 1931, n°2) e anche in due domande (Poligono, 1930, n°3), che il Giolli parla apertamente e diffusamente di estetica. E’ un crociano della prima ora (16), per il quale la storia dell’arte è la storia degli artisti (17): la sua indagine è impostata individualisticamente, però è importante tenere ben presente che le sue ricerche sono sempre supportate dalla consapevolezza storica del tempo in cui l’artista vive. Ciò che il Giolli rifiuta assolutamente è il determinismo storicista di matrice positivista, che nega la libertà e la responsabilità dell’artista, dell’uomo: in questo consiste il suo umanesimo. La "mentalità pre-crociana" (18) (cioè arretrata, attardata su posizioni ottocentesche superate) postula l’esistenza ipostatizzata di schemi storicisti, verità astratte date a priori (come "impressionismo", "verismo", etc.), di cui alle opere d’arte non si fa altro che chiedere conferma ; anziché cercare, indagare la vita nelle opere, vuole registrare in anticipo "una vita da marionette" (19).

  Il Giolli è agli antipodi. Gli è inconcepibile e rigetta con profondo sdegno questo approccio "deduttivo", lui che esamina con amorosa e trepidante attenzione ogni singola espressione artistica, pronto a lasciarsi pervadere dal suo mistero infine dischiuso. "L’opera risponde ad una realtà d’emozione ? e con quale potenza ci esalta in quest’altro suo trasfigurato mondo?" (20). Un’unica cosa si propone di capire e di possedere : il valore lirico dell’arte.

  Il determinismo sostituisce necessità e destino a libero arbitrio e responsabilità non solo dell’artista, ma, a monte, dell’uomo tout court. Le implicazioni sono di vastissima portata. Rifiutare la "metafisica delle personalità collettive" (21) nell’Italia fascista del 1931 non era cosa indolore. Il Giolli non si sottrae alla polemica con gli anticrociani fascisti. In un paragrafo eloquentemente intitolato Contro l’uomo, nel citato articolo Frasi fatte - definizioni del lombardo (Poligono, 1931, n°2), contesta puntualmente Vincenzo Costantini, il quale, accusando l’individualismo crociano di frammentarismo disgregante - tale aggettivo non é altro che una variante del più tipico "disfattista" - su Le Arti Plastiche aveva scritto che non esiste "artista svincolato dai caratteri della razza" e dalle "grandi correnti storiche" che pervadono la sua nazione. Ribatte il Giolli : "Quest’uomo è nella corrente storica ? E ci anneghi, se la corrente è più forte di lui. E’ inutile che esista come artista, se non esiste come individuo ; e noi possiamo fare a meno di perdere il tempo con lui". Sono gli uomini a fare la storia, non viceversa : è questo che significa "metter la storia nel domani invece che nell’ieri" (22).

  A questo punto risulta evidente che la ricerca del Giolli non è volta all’individuazione della personalità d’eccezione. Nel suo caso, quando si dice "individualismo" s’intende un’impostazione critica, valida nei confronti di tutta la produzione artistica ; e il suo discernimento delle qualità, dei diversi valori, gli consente di apprezzare la maggiore o minore grandezza dell’artista. Ma è sempre con lo stesso rispetto per il suo mondo individuale - espresso nell’opera d’arte - che gli si pone davanti. In ciò risiede la sua originalità, ciò che lo differenzia dal "suo" Croce (23).

NOTE

15. Ricordo soltanto i principali :
-
Dedica, (senza firma), in 1927, n°1
- Tre dichiarazioni, (senza firma), in 1927, n°3
- Programma d’abbonamento del 1928, (senza firma), in 1927, n°5
- Raffaello Giolli, Il Carnevale degli stili, in 1928, n°2
- Un augurio all’anno, (senza firma), in 1929, n°1-2
- Spiegazioni utili, (senza firma), in 1929, n°3
- R.G., Chi vincerà ? in 1929, n°3
- senza titolo, art. I, (senza firma), in Poligono, 1929, n°1
- Poligono, due domande, in Poligono, 1930, n°3
- "31 Gennaio", senza titolo, art. I, in Poligono, 1931, n°1
- R.G., Frasi fatte - definizioni del lombardo, in Poligono, 1931, n°2
- Poligono, Roma-Venezia (seguito da : Il direttore del Poligono Raffaello Giolli, Nota), in Poligono, 1931, n°8. torna su

16. Come giustamente scrive il De Seta, op.cit.. torna su

17. Cfr. Poligono, due domande, in Poligono, 1930, n°3. torna su

18. Ibid.. torna su

19. Cfr. R.G., Frasi fatte - definizioni del lombardo, in Poligono, 1931, n°2. torna su

20. Cfr. Spiegazioni utili, (senza firma), in 1929, n°3. torna su

21. Cfr. R.G., Frasi fatte - definizioni del lombardo, in Poligono, 1931, n°2. torna su

22. Ibid.. torna su

23. Come rileva anche il De Seta, op. cit., pag. XXV. torna su