"Nella crisi della casa, nella riforma
igienica e sociale di questo singolare organismo della vita in cui sincentrano
tante esperienze della civiltà, ci son da scoprire degli utilissimi
segreti. Unarte davvero vitale è quella che nasce esprimendo le
forme nuove della vita, le più aderenti e sensibili" (24).
Il discorso della necessità di unarte attuale e
vitale - concetto essenziale nel pensiero del Giolli - assume unevidenza
lampante, quando applicato a quellarte che esercita il maggiore
potere di condizionamento, nella pratica, sulla vita quotidiana dei
fruitori, sulla qualità della vita delle persone : larchitettura
(intesa nel senso più lato, comprendente anche larchitettura dinterni,
la progettazione della città, il design degli oggetti duso e di
lusso).
Nel Novecento, ovviamente la vita è diversa che
nel Trecento o nel Quattrocento : le esigenze concrete di chi
mangia, abita, si veste, viaggia, fa la spesa, etc., etc. sono
necessariamente diverse, "inedite" (25).
Criteri da non perdere di vista devono essere la
praticità, la comodità, ligiene, a cui ispirare opere da
realizzare in forme moderne. Ma se sembra ovvio a chiunque che la moda
e persino la gastronomia si evolvano con i tempi, non si accetta
invece che anche larchitettura sia espressione e rappresentazione
del tempo in cui è creata (26). Addirittura, chi si fa portavoce di questa
rivendicazione si trova duramente osteggiato (27).
Continuare a costruire (e a pensare, in primis)
"in stile" - secondo i precetti codificati delleclettismo
- significa istupidirsi, abdicare al proprio status di uomini
contemporanei e al proprio diritto-dovere di fare la storia, anziché
copiarla pedissequamente, diventando "parassiti"(28) e
"falsificatori" (29). Se non si riesce a progettare in un
autentico "stile doggi" (30), allora si è condannati a vivere
perennemente travestiti : è quello che il Giolli - con amaro
humour - chiama il "carnevale degli stili" (31).
Piuttosto, quando mobili, vetri e "tutti i
prodotti della cosiddetta arte decorativa susan ricopiare da
modelli illustri, e così rara ne appare la creazione, coerente con la
nostra vita doggi", vale la pena visitare la Fiera Campionaria
di Milano (un mercato), per "cercar larte dove nessuno la
sospetta, tra le macchine innocenti" (32): cioè, non tanto tra
i prodotti dellartigianato e delle industrie artistiche, ma tra le
automobili, gli aratri, le gru, i motori, tutti gli strumenti tecnici.
Argomento organicamente connesso è la polemica
contro i restauri integrativi in stile : veri e propri
rifacimenti dei monumenti (33), che distruggono le superfetazioni
stratificatesi nel corso dei secoli, per ripristinare unipotetica
quanto illusoria autenticità originaria. Loperazione è così una
vera e propria falsificazione storica, condotta per mezzo dellarbitrario
adeguamento a ideali categorie stilistiche, che ignorano e negano
completamente la reale identità dei singoli monumenti.
Ben altrimenti, Poligono offre il proprio
contributo al salvataggio degli affreschi della parete nord del
Camposanto di Pisa (34), cercando di aprire un dibattito scientificamente
serio e concreto, a livello non più solo provinciale (35). Purtroppo,
saranno poi gravemente danneggiati dal bombardamento del 27 luglio
1944.
Dietro a tutti questi interventi cè la sicura
coscienza che i beni culturali sono un patrimonio di civiltà, che la
comunità nazionale ha il dovere di tutelare nel modo più rispettoso.
NOTE
24.
Cfr. Domino, Consigli per la casa, in 1927, n°1. torna
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25.
Cfr. Senza titolo, (senza firma), in 1928, n°1, sul
tema della country-house. torna
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26.
Cfr. Domande indiscrete, (senza firma), in 1929, n°3.
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27.
Cfr. Un processo pericoloso, (senza firma), in 1928,
n°2. torna
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28.
Cfr. Raffaello Giolli, Il Carnevale degli stili, in 1928,
n°2. torna
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29.
Cfr. Inchiesta sull’onestà, (senza firma), in 1927,
n°2 e Raffaello Giolli, Il Carnevale degli stili, in 1928,
n°2. torna
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30.
Cfr. Lupo, Allarmi (I), in 1927, n°1. torna
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31.
Cfr. Raffaello Giolli, Il Carnevale degli stili, in 1928,
n°2. torna
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32.
Cfr. Due numeri unici sulla Fiera campionaria, (senza firma),
in 1928, n°4. torna
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33.
Cfr. Per finire : Il Duomo di Milano e l’igiene, (senza
firma), in 1927, n°1 e Agnoldomenico Pica, Cronaca nera -
Del gran Campanile di Milano e d’altre mirabili cose, in 1929,
n°3. torna
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34. Dipinti da
Puccio da Orvieto, Piero di Puccio e Benozzo Gozzoli, dal 1390 al
1484.
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35.
Cfr. Per salvare gli affreschi del Camposanto di Pisa. Una proposta
e un referendum, (senza firma), in 1927, n°3 e Uno che
nota, La questione degli affreschi di Pisa, in 1927,
n°5. torna
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