Presidente, quale è
il significato e il valore del 25 aprile oggi di fronte agli scenari
di guerra che dilagano nel mondo?
Come ogni anno ritorna il 25
aprile che ci ricorda gli avvenimenti legati alla Liberazione; è un
termine che riassume in sé molti elementi e posso assicurare che, per
chi ha vissuto quelle ore e quelle giornate, è un termine che
richiama la luce, perché quel giorno ha significato la fine della
guerra, il ritorno della pace, il ritiro dell’esercito occupante.
Occorre ricordare che l’esercito tedesco non si era limitato a fare
una guerra convenzionale, tradizionale, ma soprattutto con le squadre
delle SS aveva massacrato questa povera Italia, aveva massacrato
cittadini inermi, facendo scempio di ogni concetto di umanità.
Il 25 aprile ha
portato con sé dunque un augurio di resurrezione, un annuncio di
gioia e di serenità a venire. Così è stato vissuto da chi ha avuto
l’avventura di vivere quei giorni in prima persona. Mi ricordo che
venivo dalla periferia di Novara, in una zona che allora era di poche
case e di smisurati campi e ad un tratto fui investito da un turbinio
di grida di giubilo e vidi letteralmente "schizzare" (è il
termine esatto!) dalle porte delle case donne, ragazzi, bambini che
gridavano tutti insieme concitatamente,in preda ad una gioia
incontenibile:"La guerra è finita! E’ arrivata la pace!"
L’8 settembre, la
falsa speranza e la guerra di liberazione
Mi ricordo che avevo già
udito quelle stesse manifestazioni di giubilo, sempre a Novara, la mia
città, l’8 settembre 1943 quando il generale Badoglio aveva dato l’annuncio
dell’armistizio, che sembrava davvero preludere alla fine della
guerra. Ma poi non era stato così, non c’era stata nessuna
liberazione, non era venuta la pace. Anzi. Era iniziata una tragedia
destinata a durare venti lunghi mesi. Infatti subito dopo l’annuncio
dell’armistizio, era giunta la notizia che la Quarta Armata in
perfetto assetto di guerra e senza aver sparato un solo colpo, nelle
zone di confine tra il Piemonte e la Francia, si era disciolta come
neve al sole, da ogni parte giungevano soldati che fuggivano senza
meta, quasi sempre vestiti con indumenti sporchi e laceri, ottenuti da
qualcuno, soprattutto dalle donne, nel tentativo di liberarsi della
divisa militare, per paura dei tedeschi, che già avevano occupato
militarmente il paese. Molti allora, alcuni con consapevolezza
politica, altri con l’ingenuità e il senso di avventura che
contraddistingue la giovinezza, proprio nel mio Piemonte, come in
altre parti del Nord Italia, hanno preso la strada della montagna,
dando vita al movimento partigiano, nelle sue varie forme, iniziando
una guerriglia contro i tedeschi e i fascisti che ha certamente
aiutato gli Alleati, impegnati a risalire la penisola. E’ stata una
lotta dura, aspra, che ha conosciuto momenti esaltanti e brucianti
sconfitte, ma non c’è dubbio di chi stesse dalla parte giusta. Ci
sono stati partigiani in buona fede e partigiani disonesti e questo
vale anche per i repubblichini, ma la posizione degli uni era a difesa
della libertà e della democrazia, gli altri combattevano invece a
difesa di un progetto razzista e liberticida e questo non
possiamo dimenticarlo, mai.
Dopo mesi difficili,
sofferenze, lutti, stragi finalmente venne il 25 aprile ed era finita
per davvero questa volta. Molti partigiani erano già scesi dai monti,
altri si apprestavano a farlo, e le città pian piano respiravano aria
di libertà e c’era nell’aria un grande, ampio anelito di pace
unito alla voglia di ricostruire, di ricominciare, di consegnare ai
giovani un mondo migliore, frutto anche della lotta di chi non c’era
più a godere della pace, perché era caduto combattendo per essa. E
occorreva costruire anche per loro.
Il 25 aprile oggi e
la guerra
Quest’anno la rievocazione storica non cambia e identico è il
significato che attribuiamo a questa ricorrenza, ma l’augurio di
pace che è intrinsecamente connesso con questa ricorrenza si infrange
dolorosamente di fronte alle immagini che quotidianamente la
televisione ed i giornali portano nelle nostre case. Immagini di una
guerra ingiusta, insulsa, che ha il sapore amaro della
prepotenza.
Siamo ben consapevoli
che è giusto lottare contro il terrorismo e questo noi italiani è un
fenomeno che abbiamo conosciuto a fondo e dolorosamente, perché negli
anni Settanta ed Ottanta questo fenomeno ha messo a dura prova la
nostra democrazia. Proprio in questi giorni ricorre l’anniversario
del rapimento di Moro: quello è stato uno degli episodi più tragici
di quegli anni difficili, finito, come tutti certamente ricordano in
tragedia, con l’uccisione di Moro da parte delle Brigate Rosse. Per
quattro anni sono stato Ministro dell’Interno, quando il terrorismo
sembrava invincibile, quando ogni giorno, scorrendo i giornali si
apprendeva di qualcuno che era stato ucciso, ferito, rapito dai
brigatisti. Ma rimango convinto che contro il terrorismo occorre avere
un piano che nulla a ha a che vedere con la guerra, perché la guerra,
come appare oggi chiaramente a tutti, coinvolge un popolo intero e
nessuno mai potrà dimostrare che un intero popolo è interamente
coinvolto negli atti di terrorismo, spesso ideati e realizzati da una
minoranza. Per vincere il terrorismo occorre che i governi e gli stati
si comunichino vicendevolmente ogni notizia utile, ogni indizio che
possa essere utile per sgominare questo fenomeno. Occorre agire con
intelligenza ed astuzia, la forza è inutile e rovinosa. Certo,
bisogna predisporre intelligenti azioni di polizia, anche su scala
internazionale, supportate da considerevoli forze militari, ma
soprattutto è necessario studiare a fondo le cause che determinano il
terrorismo, altrimenti si finisce per lottare contro le cause di un
male di cui non si conoscono le origini e sembra quasi che neppure ci
si sforzi di volerle conoscere.
Non dimentichiamo mai
che fra le cause del terrorismo vi è certamente l’eccesso di
ricchezza contrapposto allo squallore di una miseria che
ferisce le persone nella loro dignità e vi è la tracotanza che
nasce dal potere e dal denaro. Questo è bene non dimenticarlo mai.
Noi tutti quindi
celebreremo il 25 aprile ripetendo ancora una volta in modo chiaro ed
inequivocabile il nostro NO alla guerra, soprattutto il nostro NO
di fronte ad una guerra che travolge le istituzioni internazionali
e che ha provocato serie divisioni in seno all’Europa, divisioni e
contrasti che potrebbero costituire un serio ostacolo nell’edificazione
di un’Europa unita, anche da un punto di vista politico.
Celebreremo il 25
aprile assumendo l’impegno di lavorare con tutte le nostre forze,
con tutta la nostra intelligenza per ripristinare la collaborazione
fra i popoli e il rispetto delle norme internazionali, che sono state
istituite proprio allo scopo di tutelare la pace fra i popoli.
Continueremo a
difendere la nostra Costituzione che in modo chiaro ed inequivocabile
dichiara che l’Italia "ripudia la guerra" e questa frase
non può essere oggetto di interpretazioni postume e di comodo, che
certo erano lontane dalla mente dei Costituenti. Questo principio può
a buon diritto affermarlo chi ai lavori dell’Assemblea Costituente
ha partecipato di persona. Ero giovane, avevo ventotto anni, ed è
stata un’esperienza indimenticabile ed è per questo che penso che
la Costituzione, alla quale mi lega un affetto profondo, dovrebbe
essere maggiormente letta e conosciuta, soprattutto dai giovani.
Celebreremo il 25
aprile difendendo dunque quella Costituzione che è nata grazie al
sacrificio, al dolore, alla morte di molti, ed è proprio questo il
fondamento umano più ricco della nostra carta costituzionale.
Presidente dove si
trovava esattamente il 25 aprile del 1945?
Ero magistrato a Novara. Ero stato richiamato subito dopo essermi
laureato e ho servito come ufficiale in Sicilia. Poi ci fu un
provvedimento grazie al quale tutti i magistrati vennero congedati
perché eravamo pochi ed era quindi impossibile senza di noi
esercitare la giustizia. Ero dunque tornato a casa e dall’8
settembre in poi, pur continuando a compiere il mio dovere di
magistrato, mi sono tenuto in stretto contatto con le forze di
liberazione per dare il mio contributo alla lotta per la libertà.
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