La mattina dopo
di Giulietto Chiesa
8 ottobre 2001
dal sito di Emergency: <http://www.emergency.it>

      E' la mattina dopo il primo attacco americano sull'Afghanistan. Ho visto le televisioni, ieri sera, ho ascoltato toni, commenti. Sono angosciato per la guerra che comincia e per i commenti e i toni che ascolto. E' un'ondata bellicista che mai prima d'ora mi era accaduto di sperimentare. Non c'è spazio non solo per l'umanità e per la verità, ma neppure per la logica più elementare. E per la decenza. Ascolto giornalisti che, senza fare una piega, riferiscono notizie che sanno false (se non lo sanno è peggio, perché vuol dire che non sanno neppure distinguere), o che sono palesemente ridicole. Come quella secondo cui gli aerei americani starebbero lanciando porzioni alimentari sulla popolazione afgana, innocente.
Dio mio, com'è possibile riferire, senza degnarla di un commento critico, una tale idiozia, pensata in qualche ufficio stampa militare?

     Bisognerebbe aiutare la gente a capire. E' un suo diritto, ma invece di adempiere al dovere di informare si fa a gara per negarlo. E io credo, invece, che si debba cercare di capire cosa accadrà, in modo che milioni di persone sappiano dove stanno andando, dove vengono trascinate senza che se ne rendano conto.
Sì, è probabile che Kabul venga presa nella prossima settimana. Presa da chi? Questo non è chiaro. Non è chiaro se i taliban verranno neutralizzati, non è chiaro se verranno massacrati, non è chiaro se Osama bin Laden sarà catturato o ucciso, non è chiaro se i leader talibani subiranno la stessa sorte. Non è chiaro nulla. L'unica cosa chiara è che ci saranno altre vittime tra la popolazione civile.

     I commentatori sembrano tutti certi che non c'era altro modo per combattere il terrorismo. Ma siamo proprio certi che non c'era altro modo? Chi l'ha detto? E come mai nessuno si ricorda che questo terrorismo è stato alimentato, creato, foraggiato, da quegli stessi che lo bombardano? E come mai nessuno si ricorda che, in nome della giustizia e della libertà, e della punizione dei responsabili, si stanno usando le basi militari del Pakistan, che non è affatto un paese democratico e che è stato il principale organizzatore e creatore dei taliban?
Tutti smemorati questi esperti, e commentatori, e politici che si affrettano ad ogni parola a esprimere solidarietà con l'America. Colpita da una tragedia, e che meriterebbe altra solidarietà, non quella di chi la incita ad andare avanti su una strada sbagliata, che non le porterà di sicuro pace e tranquillità, ma altra tragedia e altre morti. Dio salvi l'America da questo tipo di amici!

    Allora bisogna cercare di ragionare. Sulle cause che ci hanno portato fino a questo punto terribile, ma anche sulle conseguenze immediate che dovremo fronteggiare. Per esempio : anche se l'Occidente riuscirà a uccidere Osama bin Laden, e il mullah Omar, l'esito più probabile è una nuova fase della guerriglia, con l'Alleanza del Nord al governo e i taliban sui monti. Dietro di loro, ad armarli, ci sarà comunque una formidabile concentrazione finanziaria: quella che li ha finanziati fino a ieri, quella dell'oppio, che ha le sue basi in Pakistan e nelle maggiori banche occidentali. E bisognerà fare il check-up della situazione nel mondo islamico. In primo luogo in Pakistan, dove il generale Musharraf, preso per la collottola da Bush e Blair, ha dovuto abbandonare i taliban, ma ha anche dovuto cacciare via una quindicina di generali, per evitare che lo sbalzino di sella, e dovrà ora fronteggiare folle islamiche inferocite che innalzano i taliban a eroi della fede. Le basi militari ottenute in prestito dall'Occidente potrebbero essere pagate a caro prezzo. E si dovrà vedere fino a che punto l'appello di Osama alla guerra santa avrà effetti nei paesi arabi e islamici amici dell'Occidente: Pakistan in primo luogo, e poi Arabia Saudita, Egitto, Emirati arabi, Marocco e tanti altri.

    Il tutto mescolato in una tremenda catena di azioni e reazioni nella quale si colloca la continuazione dell'11 settembre, contro l'America e i suoi alleati. Altri attentati, altra paura, altre vittime civili. Perché dovrebbe essere evidente che Osama e i suoi fanatici utilizzano le disuguaglianze del mondo per alimentare la propria barbarie. Il che non li assolve certamente - ed è questa la tremenda ambiguità della situazione, che le canaglie utilizzano con la massima spregiudicatezza - ma non deve impedire di denunciare quelle disuguaglianze . Mentre c'è già pronta una legione di canaglie che vuole chiudere la bocca a tutti coloro che invitano alla saggezza perché capiscono che non si porrà fine alla spirale di violenza e di barbarie - cui l'Occidente sta prendendo parte - senza cambiare il sistema dei rapporti tra stati, tra paesi ricchi e poveri, ristabilendo una legalità internazionale accettabile dai cinque sesti della popolazione del pianeta.

    Ci stiamo tutti cullando nell'illusione che basti colpire, una ad una, le maglie di Al Queida, e non sembriamo renderci conto che il problema è immensamente più vasto dei confini Afgani. E corriamo tutti dietro al presidente degli Stati Uniti, che è stato capace, fino ad ora, soltanto di immaginare una strategia che produrrà un'altra serie di guerre, inesorabilmente. E già ci viene comunicato che, dopo l'Afghanistan dei taliban toccherà ad altri obiettivi, per esempio il Sudan ,e poi l'Iraq, e poi l'Iran. O altri esempi che s'individueranno all'occorrenza. Colpi su colpi, nella logica esclusiva che ci ha portato fino a qui: la logica del più forte. E non c'è quasi nessuno che gridi, con quanto fiato ha in gola, che questa logica ci rende tutti ancora più ingiusti e ancora più deboli.