E'
la mattina dopo il primo attacco americano sull'Afghanistan. Ho visto
le televisioni, ieri sera, ho ascoltato toni, commenti. Sono
angosciato per la guerra che comincia e per i commenti e i toni che
ascolto. E' un'ondata bellicista che mai prima d'ora mi era accaduto
di sperimentare. Non c'è spazio non solo per l'umanità e per la
verità, ma neppure per la logica più elementare. E per la decenza.
Ascolto giornalisti che, senza fare una piega, riferiscono notizie che
sanno false (se non lo sanno è peggio, perché vuol dire che non
sanno neppure distinguere), o che sono palesemente ridicole. Come
quella secondo cui gli aerei americani starebbero lanciando porzioni
alimentari sulla popolazione afgana, innocente.
Dio mio, com'è possibile riferire, senza degnarla di un commento
critico, una tale idiozia, pensata in qualche ufficio stampa militare?
Bisognerebbe
aiutare la gente a capire. E' un suo diritto, ma invece di adempiere
al dovere di informare si fa a gara per negarlo. E io credo, invece,
che si debba cercare di capire cosa accadrà, in modo che milioni di
persone sappiano dove stanno andando, dove vengono trascinate senza
che se ne rendano conto.
Sì, è probabile che Kabul venga presa nella prossima settimana.
Presa da chi? Questo non è chiaro. Non è chiaro se i taliban
verranno neutralizzati, non è chiaro se verranno massacrati, non è
chiaro se Osama bin Laden sarà catturato o ucciso, non è chiaro se i
leader talibani subiranno la stessa sorte. Non è chiaro nulla.
L'unica cosa chiara è che ci saranno altre vittime tra la popolazione
civile.
I
commentatori sembrano tutti certi che non c'era altro modo per
combattere il terrorismo. Ma siamo proprio certi che non c'era altro
modo? Chi l'ha detto? E come mai nessuno si ricorda che questo
terrorismo è stato alimentato, creato, foraggiato, da quegli stessi
che lo bombardano? E come mai nessuno si ricorda che, in nome della
giustizia e della libertà, e della punizione dei responsabili, si
stanno usando le basi militari del Pakistan, che non è affatto un
paese democratico e che è stato il principale organizzatore e
creatore dei taliban?
Tutti smemorati questi esperti, e commentatori, e politici che si
affrettano ad ogni parola a esprimere solidarietà con l'America.
Colpita da una tragedia, e che meriterebbe altra solidarietà, non
quella di chi la incita ad andare avanti su una strada sbagliata, che
non le porterà di sicuro pace e tranquillità, ma altra tragedia e
altre morti. Dio salvi l'America da questo tipo di amici!
Allora bisogna cercare di ragionare. Sulle cause
che ci hanno portato fino a questo punto terribile, ma anche sulle
conseguenze immediate che dovremo fronteggiare. Per esempio : anche se
l'Occidente riuscirà a uccidere Osama bin Laden, e il mullah Omar,
l'esito più probabile è una nuova fase della guerriglia, con
l'Alleanza del Nord al governo e i taliban sui monti. Dietro di loro,
ad armarli, ci sarà comunque una formidabile concentrazione
finanziaria: quella che li ha finanziati fino a ieri, quella
dell'oppio, che ha le sue basi in Pakistan e nelle maggiori banche
occidentali. E bisognerà fare il check-up della situazione nel mondo
islamico. In primo luogo in Pakistan, dove il generale Musharraf,
preso per la collottola da Bush e Blair, ha dovuto abbandonare i
taliban, ma ha anche dovuto cacciare via una quindicina di generali,
per evitare che lo sbalzino di sella, e dovrà ora fronteggiare folle
islamiche inferocite che innalzano i taliban a eroi della fede. Le
basi militari ottenute in prestito dall'Occidente potrebbero essere
pagate a caro prezzo. E si dovrà vedere fino a che punto l'appello di
Osama alla guerra santa avrà effetti nei paesi arabi e islamici amici
dell'Occidente: Pakistan in primo luogo, e poi Arabia Saudita, Egitto,
Emirati arabi, Marocco e tanti altri.
Il tutto mescolato in una tremenda catena di azioni
e reazioni nella quale si colloca la continuazione dell'11 settembre,
contro l'America e i suoi alleati. Altri attentati, altra paura, altre
vittime civili. Perché dovrebbe essere evidente che Osama e i suoi
fanatici utilizzano le disuguaglianze del mondo per alimentare la
propria barbarie. Il che non li assolve certamente - ed è questa la
tremenda ambiguità della situazione, che le canaglie utilizzano con
la massima spregiudicatezza - ma non deve impedire di denunciare
quelle disuguaglianze . Mentre c'è già pronta una legione di
canaglie che vuole chiudere la bocca a tutti coloro che invitano alla
saggezza perché capiscono che non si porrà fine alla spirale di
violenza e di barbarie - cui l'Occidente sta prendendo parte - senza
cambiare il sistema dei rapporti tra stati, tra paesi ricchi e poveri,
ristabilendo una legalità internazionale accettabile dai cinque sesti
della popolazione del pianeta.
Ci stiamo tutti cullando nell'illusione che basti
colpire, una ad una, le maglie di Al Queida, e non sembriamo renderci
conto che il problema è immensamente più vasto dei confini Afgani. E
corriamo tutti dietro al presidente degli Stati Uniti, che è stato
capace, fino ad ora, soltanto di immaginare una strategia che
produrrà un'altra serie di guerre, inesorabilmente. E già ci viene
comunicato che, dopo l'Afghanistan dei taliban toccherà ad altri
obiettivi, per esempio il Sudan ,e poi l'Iraq, e poi l'Iran. O altri
esempi che s'individueranno all'occorrenza. Colpi su colpi, nella
logica esclusiva che ci ha portato fino a qui: la logica del più
forte. E non c'è quasi nessuno che gridi, con quanto fiato ha in
gola, che questa logica ci rende tutti ancora più ingiusti e ancora
più deboli.
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