La bellezza e
l'intelligenza di una donna raccontate da Fatema Mernissi
INTERVISTA
a cura di
Maria De Falco Marotta
La tecnologia promuove la donna
musulmana, parla la scrittrice Mernissi. La
Rete o il velo? Il cyber islam è rosa
Si intitola "Mondi vicini, Mondi
lontani" il bel dossier che la rivista "Dimensioni Nuove" (mensile
per giovani dei salesiani torinesi della Elledici) dedica in un
recente numero alle donne del Sud del globo. Tre lunghi colloqui con
la scrittrice marocchina Fatema Mernissi (ne riproponiamo l'intervista
in questa pagina), con la storica francese Anne Chayet, esperta di
Tibet, e con la scrittrice algerina Assia Djebar danno il tono del
cambiamento dell'"altra metà del mondo" nell'"altra
metà del pianeta", documentando il difficile cammino delle donne
contro l'emarginazione e il ruolo (di ostacolo oppure di promozione)
che anche le religioni di fatto svolgono nella discriminazione tra i
sessi.
Fatema Mernissi insegna sociologia
all'università Mohamed V di Rabat (Marocco) ed è una delle maggiori
scrittrici arabe contemporanee. Con i suoi libri e il suo impegno
presso organizzazioni internazionali, promuove da anni lo sviluppo
nell'islam di una società pluralista. Tra i suoi volumi tradotti in
italiano: La terrazza proibita (Giunti), Le donne
del Profeta (Egig), L'Harem e l'Occidente
(Giunti).
Fatema, come mai parla di
"cyber islam" quando la donna islamica deve ancora compiere
molti passi verso la libertà?
"La nuova cybertecnologia aiuta
la democratizzazione dell'informazione, producendo la politicizzazione
rivoluzionaria della cultura. I suoi effetti sono dirompenti anche
sulla cultura femminile, specie su quella islamica che finora ha
subito un contesto di millenaria emarginazione sociale. Proprio qui si
profila un nuovo ruolo della donna. Oggi le donne iraniane, per
esempio, sono diventate bravissime nell'usare Internet. Sicuramente
diventeranno la forza crescente della società civile. é un'occasione
storica che non possono perdere: né loro, né altre. Per fortuna, la
loro consapevolezza sta crescendo dovunque nel mondo arabo, che conta
il 30% di donne fra tutti i laureati. Esse aumentano nelle professioni
e nei posti di lavoro, tradizionalmente assegnati agli uomini".
Che cosa pensa di Internet e delle
nuove tecnologie?
"La Rete è una realtà
controversa e una metafora feconda. C'è chi la interpreta come una
trappola, e indica le vie di fuga, c'è chi invece vede in essa fitte
trame di relazioni, e indica i modi per riempirle di contenuti. Il
mondo cablato, per ora, coincide semplicemente col mondo delle linee
telefoniche. E' il luogo che dà voce alla new economy, ma anche a
forme alternative di informazione. Il Web per le donne, specie quelle
musulmane, è un'occasione di emancipazione culturale, e le donne
maghrebine non se la lasceranno sfuggire".
Tutti parlano più o meno male della
globalizzazione-mondializzazione. Come la giudica? "Internet
nell'orizzonte musulmano potrà essere una forma di emancipazione per
le donne. Ma globalizzazione indica qualcosa di diverso, qualcosa che
accade sopra le nostre teste senza la possibilità di intervenire.
Globalizzare assume allora il significato di trovarsi avvolti in un
reticolo di reciproche dipendenze. A essere sincera, io mi ritengo
assolutamente soddisfatta degli effetti della mondializzazione".
Anche della televisione?
"Sono arrabbiatissima contro la
televisione occidentale che mostra sempre la donna, in Pakistan o in
altri Paesi islamici, vittima reiterata di violenze continue da parte
dell'uomo. Vi si fonde l'interesse politico alla marginalizzazione
culturale di questi Paesi, al loro screditamento. Con questo non
voglio certo dire che non c'è violenza: semplicemente, che il modello
di osservazione, con la sua strumentalizzazione politica, non è
affidabile, e alla fine perseguite esattamente gli stessi scopi che
intende denunciare".
E lo chador?
"E' ancora il simbolo di un
autoritarismo, del rifiuto di una qualunque forma di democrazia e di
pluralismo. Si impone alle donne di velarsi, come si imponeva agli
ebrei di portare una stella o come succedeva nell'antica Roma che
l'imperatore comandava di uccidere i gladiatori nell'arena per
dimostrare che aveva il diritto di vita e di morte su di loro. Il
diritto di uccidere impunemente, come allora, attualmente esiste in
certi Paesi islamici solo contro le donne. Per questo, invoco un
tribunale internazionale che punisca i crimini contro le donne, come
sono stati puniti quelli contro gli ebrei".
Lei però non nutre molti
sentimenti di simpatia sul modo come gli uomini occidentali
considerano le donne.
"L'islam ha un'idea della
bellezza diversa dal modello occidentale. Quando era in America negli
anni '70 una mia amica mi disse: "Stai attenta, qui o sei bella o
sei intelligente, non puoi esser le due cose insieme". Nell'islam
questa divisione non esiste, l'intelligenza stessa è bellezza. Nessun
uomo vorrebbe mai sposare una donna stupida. I musulmani hanno una
concezione della donna completamente diversa: in qualsiasi miniatura
le donne riprodotte sono vestite. La scena ideale è quella dell'uomo
e della donna mentre cacciano assieme, oppure che parlano dolcemente
al chiaro di luna. Il samar
(cioè il parlare tra uomo e donna) è un piacere sensuale intrigante
e vero. In Occidente, una donna che osi essere intelligente è subito
punita. Il suo sapere diventa l'arma che uccide completamente la sua
femminilità".
Non mi pare che le donne
occidentali uccidano troppo la loro femminilità, anzi!
"Verissimo! é incredibile
l'ossessione della bellezza, del fitness. é assurdo che donne
intelligenti, professionali, assolutamente adorabili per il loro
savoir faire, si preoccupino di qualche centimetro in più o in meno.
Non dico che non ci si debba curare, ma non finalizzandolo alla
seduzione, ma al sentirsi meglio per questa meravigliosa opportunità
che è la vita".
Non le pare di esagerare nel
proporre un femminismo tipo "Shahrazad"?
"Pongo un'altra domanda: che
razza di rivoluzione deve fare ancora la donna in Occidente, per far
sognare gli uomini? E' bello che una donna taglia 42 sia l'emblema
della femminilità e non la sua capacità di sapersi gestire, di
essere libera e indipendente? Non sarebbe ora che la filosofia
kantiana in cui il femminile è il Bello e il maschile il Sublime
venga accantonata e non vi sia più scissione tra cervello e bellezza?
In quanto a Shahrazad, era una donna arguta, saggia, con una capacità
politica eccezionale. Aveva letto libri di letteratura, filosofia,
medicina. Conosceva a memoria la poesia, aveva studiato i resoconti
storici ed era ferrata nei proverbi degli uomini e nelle massime di
saggi e re. E se questo è poco... Inoltre desidero precisare che il
musulmano usa lo spazio per stabilire il dominio maschile escludendo
le donne dalla pubblica arena, mentre l'occidentale manipola il tempo
e la luce, e dichiara che la bellezza, per una donna, è dimostrare
quattordici anni. Le donne devono apparire belle, ovvero infantili.
Beh, basta che vi guardiate attorno: gli uomini di successo, da voi,
raramente rimangono con la stessa compagna. O no?".
Il sito Internet di Fatima
Mernissi
http://msanews.mynet.net/Scholars/Mernissi/
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