Come ha lavorato la Commissione ?
di Laurana Lajolo

Nel mese di giugno 2001, il Ministro De Mauro ha nominato una Commissione di studio per la riforma, composta da 228 membri tra esperti, docenti universitari, presidi, ispettori, editori, rappresentanti di enti e di associazioni disciplinari, tra questi l’Insmli. Ho quindi partecipato ai lavori della Commissione, che si sono sviluppati tra la fine di giugno e l’inizio di settembre, con una riunione introduttiva, tre sedute di gruppi di lavoro e un incontro finale con il Ministro.

La Commissione, eterogenea per le modalità di composizione, non ha avuto come base per i suoi lavori una piattaforma di definizioni condivise e un linguaggio comune su alcuni elementi fondanti la riforma. Inoltre, è del tutto evidente che i gruppi hanno lavorato in un arco di tempo estremamente ristretto e con un numero di incontri troppo esiguo. Per ovviare alla mancanza di tempo, il Ministero ha messo a disposizione un forum riservato. Ma il forum non è diventato un luogo di comunicazione interattiva, bensì una vetrina di presentazione di interventi molto condensati e a volte ellittici, che non hanno avuto la necessaria efficacia sul piano della discussione e dello scambio di valutazioni.

Il risultato dei lavori di gruppo e una relazione finale del Ministro devono essere ora sottoposti al Parlamento, che ha 45 giorni per esaminarli ed approvare gli indirizzi e, quindi, la stessa Commissione, integrata da esperti di singole materie, procederà a definire i curricoli disciplinari.

In realtà, già il Ministro Berlinguer aveva previsto una Commissione ed aveva convocato una riunione sulla riforma dei cicli il 18 aprile 2001, lo stesso giorno in cui aveva reso note le dimissioni dall'incarico. Pur in queste condizioni anomale, l’allora capo di gabinetto del Ministro, dr. Trainito, aveva illustrato in termini sufficientemente chiari indirizzi e tempi previsti per attuare la riforma.

Nella riunione del 27 giugno 2001, il Ministro De Mauro ha, invece, preferito fare un discorso generale, se non generico, sull’esigenza di riformare la scuola, ma non ha dato alcuna indicazione di lavoro alla Commissione, che stava insediando. Il dibattito, sviluppatosi in quella circostanza, ha, comunque, focalizzato i problemi più rilevanti: tempi e fasi di attuazione della riforma, definizione dei criteri generali del curricolo, rapporto tra contenuti disciplinari e competenze degli studenti, ruolo del Ministero e delle istituzioni scolastiche, alla luce dei provvedimenti sull’autonomia.

In quella stessa riunione si sono formati sette gruppi di lavoro su temi specifici. Il gruppo sui criteri generali del curricolo è stato articolato in tre sottogruppi, la scuola dell’infanzia, la scuola di base e la scuola superiore, una decisione, che non è stata priva di conseguenze ai fini del risultato finale, perché ha favorito la separazione e non l’integrazione tra i diversi gradi.

Riguardo ai tre sottogruppi sui criteri generali del curricolo, l’elaborazione più omogenea risulta quella del gruppo sulla scuola dell’infanzia, dove la consolidata esperienza di metodologie psicopedagogiche ha prodotto orientamenti e risultati apprezzabili. Anche il gruppo sulla scuola di base ha espresso in modo sufficientemente articolato e preciso una definizione di curricolo progressivo o verticale, con attenzione alla connessione tra le elementari e le medie e alcune indicazioni proiettate sul proseguimento degli studi.

La definizione del curricolo progressivo, essenziale e verticale è venuta fuori anche dal gruppo della scuola superiore, che, però non ha dato risposta adeguata ai nodi posti dal progetto di riforma, che interviene, invece, radicalmente sull’attuale assetto del sistema dell’istruzione superiore. Le problematiche aperte possono essere così sintetizzate: la scuola superiore deve essere pensata in funzione degli studi universitari, privilegiando il modello del liceo classico oppure l’acquisizione di competenze in relazione ai contenuti modifica drasticamente l’ottica degli obiettivi formativi? Come si può attuare il sistema integrato scuola - mondo del lavoro, cioè la transitività tra studi superiori, istruzione professionale e esperienza lavorativa? Come si deve progettare il biennio, che è, al contempo, conclusivo dell’obbligo scolastico e propedeutico agli studi superiori? Si è tutti d’accordo sulla riduzione drastica degli indirizzi degli istituti?

Altri gruppi si sono occupati di istruzione professionale, di biennio e di rapporto tra obbligo scolastico e obbligo formativo, e hanno prodotto indicazioni di un certo interesse, con dirette implicazioni sul nuovo assetto delle scuole superiori.

Un tema discusso in più gruppi è stato quello inerente le quote di curricolo, da definire in sede centrale, e quello da riservare alle istituzioni scolastiche. Sostanzialmente le posizioni possono essere così riassunte: le associazioni professionali di ispirazione cattolica sostengono una quota del 40% riservata alla programmazione locale, lasciando ampi margini di autonomia organizzativa alle scuole, mentre altre associazioni e i rappresentanti del Ministero intendono affidare alle istituzioni scolastiche una percentuale che oscilla tra il 15 e il 20%, rivendicando come prioritario e irrinunciabile l’impianto unitario della formazione scolastica, valido in tutto il Paese.

Il gruppo sulla formazione dell’insegnante ha indicato prospettive di aggiornamento e di formazione in servizio, che superano decisamente la logica dei corsi frontali e propongono l’intervento delle Università e delle agenzie formative per coniugare l’approfondimento contenutistico della disciplina con la ricerca e l’azione didattica. Si propone di sviluppare un profilo professionale che, accanto alla pratica didattica, formi un docente ricercatore e con capacità progettuali.

La Commissione, opportunamente integrata con esperti delle singole discipline, dovrà occuparsi in tempi brevi (il Ministro prevede di arrivare alla definizione entro febbraio) dei curricoli disciplinari. Ma, prima di giungere a proposte organiche sulle materie, ci sono ancora problemi da approfondire e da risolvere, per evitare compromessi ambigui, che intralcerebbero, di fatto, l’attuazione della riforma nella scuola. Va, infatti, tenuto conto che l’uscita di scena di Berlinguer ha notevolmente indebolito lo spirito riformatore e si sta, al contrario, affermando e diffondendo un atteggiamento di cautela verso i progetti di innovazione.

All’interno della Commissione, comunque, i più convinti sostenitori dei processi riformatori sono stati gli ispettori ministeriali, che avevano lavorato alla delineazione del progetto Berlinguer. Ad esempio, tra i materiali di documentazione, messi a disposizione della Commissione nel Forum riservato, vi è un documento degli ispettori, che contiene un’architettura complessiva della nuova scuola, nelle sue diverse articolazioni, e indicazioni dettagliate sui criteri generali per la costruzione dei curricoli, ampiamente condivisibili. Ma il documento non è stato fatto proprio dal Ministro né è riuscito ad imporsi alla discussione dei gruppi di lavoro, nonostante vi sia stato da parte di qualcuno esplicito richiamo.

Come mai il Ministro non ha formulato una sua ipotesi? Se i commissari avessero avuto una traccia di discussione, avrebbero lavorato in modo più efficace e proficuo, anche in eventuale contraddizione con la proposta iniziale, ma avendo un comune documento di riflessione.

Il mondo della scuola, infine, continua a non essere consultato sui criteri generali della riforma, quando da più parti, all’interno dei gruppi di lavoro, si è sottolineato come i veri attori e protagonisti della riforma siano i dirigenti scolastici, i docenti, gli studenti. Senza il coinvolgimento attivo e partecipe degli operatori della scuola e senza adeguati progetti di formazione e riqualificazione, ogni speranza di adeguare il sistema scolastico ai reali bisogni formativi e professionali dei ragazzi sarà perduta.

Nonostante risultati, a mio avviso, ancora troppo generici e orientamenti non del tutto esplicitati, va comunque messo in evidenza che nelle osservazioni innovative emerse nei documenti si possono rintracciare indicazioni metodologiche e proposte di lavoro, che provengono dall’elaborazione e dall’intervento dell’Istituto nazionale e della rete degli Istituti nel campo dell’aggiornamento sulla storia contemporanea e della ricerca didattica, in particolare per quanto si riferisce alla nostra proposta sul curricolo verticale di storia.

Nota: i documenti prodotti dai vari gruppi di lavoro della Commissione sono disponibili nel sito del Ministero della Pubblica Istruzione.

Gruppo di lavoro n. 1     Ragioni, finalità e obiettivi della riforma;indicazioni generali per la sua attuazione
Gruppo di lavoro n. 2     La centralità della persona che apprende: rinnovamento dei contenuti e delle metodologie del processo di insegnamento/apprendimento; orientamento
Gruppo di lavoro n. 3     Comparazioni e indicazioni internazionali su obiettivi e standard con particolare attenzione agli indicatori linguistici e matematici
Gruppo di lavoro n. 4     Comparazioni e indicazioni internazionali su obiettivi e standard con particolare attenzione alla valorizzazione dello studio delle lingue straniere e all'introduzione delle tecnologie informatiche
Gruppo di lavoro n. 5      Un progetto generale per la promozione della professionalità docente, con particolare attenzione alla formazione iniziale e in servizio e alla valorizzazione delle esperienze
Gruppo di lavoro n. 6      Il piano dell'offerta formativa tra indirizzi nazionali e realtà locali
Gruppo di lavoro n. 7       Criteri generali per la riorganizzazione dei curricoli con attenzione agli snodi e alle articolazioni:
7a) Scuola dell'infanzia
7b) Scuola di base
7c) Scuola secondaria
Gruppo di lavoro n. 8       Obbligo di istruzione e obbligo formativo
Gruppo di lavoro n. 9         Rapporto tra scuola, formazione professionale e lavoro; educazione degli adulti