PER UN NUOVO CURRICULUM VERTICALE DI STORIA

di Amerigo Manesso
Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea della Marca Trevigiana

1. La specificità del sapere storico
2. Le competenze specifiche del sapere storico
3. La scansione del curricolo

 

 

Le proposte di M. Pinotti e del Landis per il nuovo curricolo verticale di storia (o dell’area geo-storico-sociale) contengono, soprattutto nelle premesse, affermazioni condivisibili, ormai acquisite a livello di dibattito generale.

E’ fuori discussione che in una didattica profondamente rinnovata si debba puntare su:

  • trasformazione del rapporto tra insegnamento ed apprendimento in vista di un sistema integrato;
  • la centralità delle competenze che va a modificare l’approccio prevalentemente trasmissivo praticato nell’insegnamento;
  • la funzione qualificante delle conoscenze che devono essere fortemente alleggerite e consentire la strutturazione delle competenze
  • l’aspirazione alla trasversalità delle competenze

Da questo quadro di riferimento dovrebbero essere dedotti gli obiettivi specifici della conoscenza storica, le abilità cognitive, le competenze metodologiche e le conoscenze qualificanti, tutti elementi sostanziali di un curricolo che, in una sequenza a spirale, dovrebbe procedere tassonomicamente da un livello di base ad un livello sempre crescente di articolazione e complessità.

La deduzione non pare però automatica o semplicemente compilativa rispetto alle affermazioni contenute nelle premesse. C’è infatti la necessità di discutere/concordare, attraverso un glossario, attraverso delle definizioni, l’area del sapere storico.

Va chiaramente stabilito anche se si debba considerare l’area in oggetto come area del sapere storico, oppure come area "geo-storico-sociale", perché i due contenitori, anche ad una analisi superficiale, non presentano gli stessi status epistemologici, le stesse metodologie di approccio, gli stessi esiti conoscitivi. Pare opportuno, in questa fase, limitare l’ambito di indagine all’area del sapere storico, proprio per poterla meglio definire, consentendo in tal modo un successivo confronto con le altre discipline geo-storico-sociali.

 

 

  1. La specificità del sapere storico

  1. è una forma di conoscenza che si basa su fonti, distinguibili in precise tipologie : orali, scritte, iconografiche, archeologiche …
  2. è una forma di conoscenza che opera precise operazioni sulle fonti : critica, valuta, mette in relazione, seleziona, categorizza…
  3. è una forma di conoscenza che produce la costruzione di narrazioni, modelli interpretativi, concettualizzazioni … tutta la storiografia;
  4. è una forma di conoscenza che persegue un obiettivo finale, di carattere formativo, che appartiene alla categoria degli elementi che strutturano una cultura.

Almeno tre sembrano essere gli obiettivi finali che possono essere riconosciuti al sapere storico:

1 . il sapere storico tende a ricostruire scientificamente parti della storia;

2 . il sapere storico tende ad avvalorare delle visioni – rappresentazioni del mondo;

3 . il sapere storico risponde a bisogni conoscitivi del presente che rientrano nella dinamica dei rapporti tra i gruppi sociali che operano nel presente.

Queste finalità non possono essere assunte contestualmente, non si può affermare che, nel loro insieme, concorrono a chiarire la finalità ultima del sapere storico, perché la definizione propria di ognuna, contiene elementi e fattori inconciliabili con quelli delle altre.

· Se si suppone che il sapere storico consista nel ricostruire scientificamente parti della storia, si presuppone che la storia sia un’entità che può essere ricostruita nella sua complessità.

Di conseguenza, deve esistere una scientificità del metodo di ricostruzione che garantisce la bontà del risultato.

Pertanto: fare la storia, non può che spettare agli storici.

Un problema che si pone in questa prospettiva è quello della bontà/oggettività delle ricostruzioni, e, di conseguenza, dei criteri in base ai quali sia possibile distinguere i buoni dai cattivi storici.

Il criterio può essere quello del "consenso" sul metodo, sulla sua oggettività/scientificità?

Non pare una strada praticabile, o, per lo meno, non ha finora prodotto esiti soddisfacenti.

Didatticamente questa impostazione ha delle conseguenze rilevanti: la storia va conosciuta, quindi "trasmessa", dando agli alunni le competenze per distinguere tra vere/false ricostruzioni della storia.

· Se si suppone che il sapere storico consista nell’avvalorare delle visioni – rappresentazioni del mondo il problema di che cosa sia la storia non è rilevante, perché ad essere centrale è un’altra questione, quella della "visione del mondo" da avvalorare.

Storia viene quindi a coincidere con una precisa storiografia, che mutua i propri concetti fondamentali da altre scienze come la filosofia, oppure dalla politica.

Storia viene a coincidere con retorica, cioè con una dimostrazione che non problematizza i propri presupposti e lo storico è colui che opera all’interno di un perimetro concettuale che non mette in discussione.

Didatticamente questa impostazione può portare ad una strumentalizzazione ideologica della conoscenza storica; ma può anche proporsi come obiettivo quello di smascherare l’ideologismo presente in ogni visione storiografica.

In ogni caso, l’esito per una didattica basata su questi presupposti, sarà quello del totale relativismo.

· Se si suppone che il sapere storico risponda a bisogni conoscitivi del presente che rientrano nella dinamica dei rapporti tra i gruppi sociali che operano nel presente si assume come basilare la dinamica PRESENTE – PASSATO – PRESENTE che determina il valore cognitivo di ogni indagine storica. Infatti:

  • ogni ricerca rivolta al passato, nasce dal presente, da un bisogno – interesse – interrogativo del presente;
  • ogni ipotesi storiografica appartiene in toto ad un periodo successivo rispetto all’accadere degli eventi indagati e va pertanto "compresa" facendo i conti (se possibile) con il presente da cui è sorta.

Lo storico è colui che appartiene pienamente ad un presente nel quale non è neutrale, asettico; è colui che si fa carico degli interrogativi, delle attese, delle problematizzazioni ed elabora percorsi conoscitivi che hanno per oggetto il passato.

I dati del presente, costantemente in gioco , che affondano le proprie radici nel passato e che per questo diventano oggetto di indagine dello storico possono essere identificati in:

  1. Lo spazio, inteso come sedimentazione selezionata di elementi avvenuta nel tempo;
  2. L’identità come processo di aggregazione interna e di differenziazione verso l’esterno di un gruppo, a vari livelli di complessità e articolazione;
  3. La memoria come ricostruzione: individuale, di gruppo egemone o di gruppo marginale, la memoria pubblica …
  4. La storiografia come l’insieme delle rappresentazioni del passato elaborate da specialisti nel rispetto delle regole scientifiche della ricerca:
    • sia quella già storicizzata
    • sia quella in fieri che produrrà nuove concettualizzazioni, nuove rappresentazioni.

Didatticamente questa impostazione assume tutte le affermazioni espresse nelle premesse ai curricoli proposti: trasformazione del rapporto tra insegnamento ed apprendimento in vista di un sistema integrato; centralità delle competenze che va a modificare l’approccio prevelentemente trasmissivo praticato nell’insegnamento; funzione qualificante delle conoscenze che devono essere fortemente alleggerite e consentire la strutturazione delle competenze; aspirazione alla trasversalità delle competenze.

Torna su

 

 

 

2. Le competenze specifiche del sapere storico

Se si assume il sapere storico come risposta a bisogni conoscitivi del presente che rientrano nella dinamica dei rapporti tra i gruppi sociali che operano nel presente, le competenze specifiche che ne derivano e che diventano gli obiettivi specifici per una didattica della storia, possono così essere indicate:

  • dare tempo allo spazio: riconoscere nel presente i segni del passato, sapendoli contestualizzare ed evidenziando come siano frutto di una trasformazione selettiva, orientata; di scelte, più o meno consapevoli, che incidono nella organizzazione della vita privata e collettiva;
  • essere in grado di concettualizzare forme diverse di organizzazione dello spazio in riferimento alle modalità di organizzazione dei rapporti umani e sociali veicolate;
  • cogliere i meccanismi responsabili dei fenomeni di identità, sia nelle dinamiche interne che in quelle di differenziazione verso l’esterno;
  • riconoscere vari livelli dei fenomeni di identità: di gruppo, di minoranza, di popolo/nazione, di identità trasversali, tipiche soprattutto dell’epoca contemporanea, che attraversano altre forme di aggregazione;
  • riconoscere i meccanismi responsabili della formazione – trasmissione della memoria (individuale, di gruppo, pubblica…) e la pluralità di segni ed espressioni che essa assume;
  • riconoscere che non tutte le memorie hanno avuto la stessa forza e capacità di trasmettere i propri segni e che pertanto le dinamiche della memoria dipendono da un insieme di fattori;
  • attribuire valore alla storiografia, come enciclopedia delle ricostruzioni del passato già elaborate.

A queste competenze, derivate dal concetto di sapere storico, si affiancano quelle altrettanto specifiche, ma di carattere operativo-metodologico relative a:

  • trattamento delle fonti
  • acquisizione del metodo scientifico di indagine storica

veicolate in modo senza dubbio appropriato dalla pratica del laboratorio e dalla didattica modulare.

Torna su

 

 

 

3. La scansione del curricolo

Per giungere ad una scansione verticale del curricolo, pare necessario disporre di almeno quattro contenitori o liste:

  • quello degli obiettivi specifici del sapere storico,
  • quello delle abilità cognitive, di tipo trasversale, ( classificare, includere, selezionare, generalizzare, categorizzare) che diventano competenze basilari proprie di ogni forma di conoscenza,
  • quello dei percorsi metodologici per l’acquisizione delle competenze relative al trattamento delle fonti e all’utilizzo del metodo storico ,
  • quello delle conoscenze storiografiche che diventano i materiali in virtù dei quali potranno strutturarsi le competenze.

 

Ogni lista dovrà essere elaborata scomponendo e graduando gli obiettivi secondo criteri tassonomici, in riferimento ai gradi di scolarità .

Il lavoro più impegnativo riguarderà la prima delle liste, quella degli obiettivi specifici del sapere storico, anzitutto perché non è detto che sia condivisa come scelta , secondariamente, perché non esiste nulla del genere che sia stato già sgrezzato o parzialmente elaborato.

Per i contenitori relativi alle abilità cognitive trasversali e al percorso metodologico relativo a fonti e metodo, esistono numerose ricerche che hanno prodotto materiali sicuramente validi e riproponibili.

Le conoscenze storiografiche da proporre vanno senza dubbio nella linea del superamento della storia politico-istituzionale, per una valorizzazione della storia sociale, economica…delle storie…

Quanto più sarà precisa e rigorosa l’elaborazione all’interno di ognuno dei contenitori, tanto più risulterà produttiva e coerente la progettazione di un curricolo verticale, in cui la continuità sia rappresentata dalla gradualità e progressività delle competenze acquisite e la discontinuità sia invece rappresentata dai nuovi contenuti, adeguati ai contesti formativi-didattici dei diversi gradi.

 

Torna su