Nota al documento sul Curricolo dell’area geo-storico-sociale
della Commissione per la riforma dei cicli

di Aurora Delmonaco, Alberto De Bernardi, Laurana Lajolo

CONSIDERAZIONI GENERALI. In relazione al testo della Commissione presentato nella riunione plenaria del 7 febbraio scorso e tenendo conto della discussione successiva, apparsa sul forum e sui media, riteniamo utile inviare un nostro contributo alla stesura definitiva. Anche in questa sede ci teniamo a sottolineare il buon lavoro che il gruppo di lavoro ha fatto soprattutto in riferimento all’innovazione di approccio all’insegnamento/apprendimento della storia e alla metodologia indicata.

Rispetto alle critiche di carattere generale in particolare sul curricolo di storia, va registrato che alcuni giornalisti e storici che sono intervenuti sui media danno l’impressione di non conoscere l’elaborazione complessiva del gruppo di lavoro e di non avere presente l’impostazione della Riforma dei cicli e i passaggi successivi.

Va ricordato, infatti, che il gruppo di lavoro ha tenuto presente i provvedimenti legislativi in materia e le indicazioni emerse dagli elaborati della prima fase della Commissione e cioè:

- le norme sull’autonomia rimandano ai docenti le scelte dei programmi, mentre i curricoli indicano gli indirizzi generali; in tale contesto va anche tenuto in conto la quota destinata, nello specifico, allo studio della storia locale;

- l’elevamento dell’obbligo a 15 anni, cioé alla fine del biennio della scuola superiore; ciò significa che il curricolo della scuola di base si deve integrare direttamente con quello del biennio obbligatorio;

- le conclusioni della prima fase della Commissione per la riforma dei cicli hanno individuato un curricolo essenziale, flessibile, progressivo e verticale, continuamente rivedibile.

Sulla base di questi riferimenti ineludibili il gruppo di lavoro ha delineare l’architettura generale del curricolo di storia e più in generale dell’area geo-storico-sociale.

OSSERVAZIONI. Tuttavia ci pare che, su alcuni punti, la scansione interna del curricolo non corrisponda del tutto alla discussione avvenuta nel gruppo e non tenga compiutamente conto delle proposte emerse nella fase di ricerca comune e di quelle presentate nel forum telematico.

In particolare:

1) MONDIALITA’. Il richiamo alla mondialità, opportunamente inserito nella sintesi, è troppo enfatizzato e può generare equivoci di tentazioni enciclopediche o, peggio, di illusione di esaustività. A pag. 102 si legge: Col quinto anno si inizia lo studio sistematico e cronologico della storia dell’umanità…senza soluzione di continuità.

Il nucleo portante del curricolo, per noi, deve essere quello della problematicità e della complessità della storia e la finalità deve essere quella di dare agli studenti contenuti, categorie e strumenti metodologici per pensare storicamente il passato e orientarsi nella confusione del presente.

Pertanto, si osserva che:

1. il concetto di sistema, con il suo corollario dell’autoreferenzialità, mentre in linea teorica oggi si incontra e si scontra con quello di "complessità", può rimandare nel campo dell’insegnamento ad una selezione di argomenti che non consenta le scelte che pure l’impostazione del curricolo impone; 2. il concetto di "umanità" è un’astrazione che non regge, per esempio, all’analisi di genere ed all’intreccio con le scienze sociali, entrambi introdotti, pur se con qualche esitazione, nella sintesi. 3. l’idea della continuità temporale, soprattutto se riferita a fenomeni ed eventi colti in contesti extraeuropei, è impropria sia per la struttura del curricolo, sia per ragioni epistemologiche. Si potrebbe scrivere: Con il quinto anno comincia un percorso cronologico essenziale, capace di ricostruire passaggi dell’esperienza del passato riferiti a diverse scale di relazioni umane nel tempo e nello spazio entro l’orizzonte della mondialità, dando contemporaneamente agli studenti la consapevolezza che, sulle basi di queste conoscenze, si apre un cammino continuo di approfondimento e di arricchimento nel campo storico-sociale che li accompagnerà nell’arco della vita.

Noi preferiremmo venisse ripresa l’impostazione della nostra proposta di curricolo, inserita a suo tempo nel forum riservato, là dove si parla dell’approccio allo studio, che è europeo, nazionale e locale in una prospettiva mondiale con percorsi sincronici, diacronici e di possibile intersezione tra le diverse cale temporali e spaziali.

2) PERIODIZZAZIONE. Occorre perfezionare la periodizzazione relativa a ciascun anno di studi; in particolare nel sesto anno la mole di argomenti indicati è eccessiva. La civiltà greca e quella romana potrebbero essere indicate come possibili nel quinto anno, dando l’idea del popolamento della terra, del sorgere di civiltà diverse, in particolare di quella greca, fino alla creazione dell’ecumene romano. L’ultimo anno dovrebbe chiudersi con le affermazioni dei diritti che la fine del Settecento ha consegnato al futuro e che possono costituire, come prevede la sintesi, il terreno privilegiato delle scienze sociali, mentre la geografia, secondo la proposta presentata, indica i "nuovi terreni dei diritti". Avendo noi già fatto nel Forum una proposta di percorso sui contenuti essenziali che era un tentativo di sintesi di proposte, venute fuori durante i lavori come diverse ma non contrastanti, intendiamo riproporla alla consultazione aperta nel forum, con qualche semplificazione.

3) FATTI E PROCESSI. Quanto alle competenze disciplinari, si insiste sul termine "evento" mentre le indicazioni prevedono molti "quadri di civiltà": gli uni suggeriscono la temporalità accelerata di vicende salienti, gli altri un tempo disteso e lento, o addirittura la sospensione del tempo nel singolo fotogramma, sottratto per comodità di analisi alla effettiva dinamica temporale. Parlare di "fenomeni e situazioni storiche" sembra più comprensivo di articolazioni diverse del passato, dalla memoria della singola fonte orale alla somma di episodi che costituiscono l’evento, alla stessa struttura delle civiltà e delle società. Sembra poi riduttivo limitare la capacità di cogliere nessi tra fenomeni ed eventi alla sola causalità. Infine, è fondamentale aggiungere alle competenze: Definire i rapporti fra soggettività e contesti, individuando gli spazi di scelta e di condivisione.

4) LABORATORIO. L’accenno alla didattica laboratoriale è troppo sfumato ed un po’ elusivo. È necessario almeno affermare che se l’apprendimento è un processo che vede come principali attori gli studenti, la capacità di interrogare i saperi è il primo passo verso la conoscenza, e dunque l’itinerario di costruzione delle risposte richiede mezzi, strategie e strumenti di ampio raggio, tra cui strutture di laboratorio, che, nel caso di un curricolo di area, potrebbe essere definito laboratorio storico-sociale per la creazione di "comunità di apprendimento".

5) CURRICOLO COMUNE DI AREA. Il testo della Commissione è articolato con contributi autonomi per ogni disciplina. Così l'area risulta dis-integrata con indicazioni sui tre assi che la compongono divise in sezioni diverse. Bisognerebbe accorpare le indicazioni relative alle tre parti dell’area, anno per anno, in parallelo, in modo da far comprendere le linee di trasversalità che si suggeriscono per la trama del curricolo sull’ordito temporale. Si intende qui richiamare il riferimento al curricolo proposto da Cavalli nel forum riservato, che ci pare di grande interesse.

6) FORMAZIONE DEI DOCENTI. Nel gruppo di lavoro si è fatto un cenno anche ai problemi inerenti alla formazione iniziale e in servizio dei docenti. Il curricolo di area dovrebbe far pensare a un profilo professionale di insegnante di geo-storia e scienze sociali, tutto da progettare, ma ci pare opportuno che ci sia un riferimento anche in questo contesto.

7) CATEGORIA DELLA SOGGETTIVITA’. Mentre si dà la dovuta attenzione alla spazialità ed alla temporalità, non compare adeguatamente la terza dimensione, quella della soggettività. La connessione fra livelli diversi di relazioni umane, la necessità di far comprendere come nella storia si intrecci il vissuto di uomini e donne concreti. In tale contesto va ripreso metodologicamente il nesso memoria e storia.

Ci pare, inoltre, troppo debole l’accenno al punto di vista della storia di genere, che rappresenta un interessante punto di vista per lo studio della storia sia nel campo storiografico sia in quello didattico, con prospettive molto interessanti anche per quest’ultimo. Infine, sembra strano che il genere usato per indicare le soggettività del rapporto educativo sia sempre e soltanto quello maschile.

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