Alcune
riflessioni sul curricolo verticale di storia
di Patrizia Vayola
Istituto per la storia della Resistenza e della
società contemporanea nella provincia di Asti
Preciso che le brevi note che seguono rappresentano solo riflessioni sparse sul
tema, in parte derivate dagli input offerti dal corso, in parte frutto di discussioni, sui
due documenti, con insegnanti astigiani.
LE COMPETENZE
- E' fondamentale la centralità attribuita alle competenze perché è l'unica strategia
che offra garanzie rispetto ad una pratica didattica fondata sulla centralità dello
studente
- E' necessario offrire una declinazione di massima delle competenze che faciliti gli
insegnanti ad orientarsi nella costruzione della loro programmazione curricolare
- E' utile lavorare sui livelli di standard formativi in itinere, in modo che i docenti
abbiano modelli di riferimento per misurare le competenze (cosa uno studente deve saper
fare in ambito storico dopo 2 - 4 - 6 - 8 - 10 anni di scuola? Quali i livelli minimi,
quali quelli di eccellenza?)
- Bisogna insistere, almeno nella fase dell'obbligo, sullo sviluppo delle competenze
trasversali che inseriscono la storia nell'area comune e che consentono un rapporto di
confronto e di potenziamento reciproco con le altre discipline, sia sul piano dell'analisi
e dell'uso di linguaggi diversi sia in relazione alle metodologie della ricerca; il
consolidamento delle competenze più strettamente disciplinari (il sapere stroriografico
esperto) va riservato al triennio conclusivo
I CONTENUTI
E' importante dare indicazioni rispetto ai contenuti perché:
- non è vero che i contenuti sono indifferenti rispetto alla formazione delle competenze
e, in mancanza di indicazioni precise, stante l'autonomia e rimanendo la scuola reale
comunque in una situazione di scarsa capacità progettuale a lungo termine, la selezione
sarebbe attuata con poche garanzie rispetto alla necessità che attraverso la disciplina
si offra comunque un quadro di aspetti significativi del passato che siano utili ad
orientarsi nel presente
- se è vero che gli studenti devono imparare a distinguere tra storia-materia e
storiografia è fondamentale che affrontino criticamente anche la rappresesentazione del
passato che la storia-materia offre, perché comunque esso è il modello ancora corrente
nella cultura di base contemporanea ed è necessario che essi sappiano smontare il
meccanismo che conduce a quel tipo di narrazione
- se immaginiamo lo studente in uscita dalla scuola come un cittadino in grado di
confrontarsi criticamente e progettualmente con gli altri, dobbiamo fornirgli sia
competenze sia contenuti sufficienti all'interpretazione del presente
- l'Insmli e gli Istituti della rete hanno, per storia e formazione un modello di
cittadino da proporre che padroneggi sia come valori, sia come contenuti di riferimento,
alcune categorie interpretative della realtà e dobbiamo perciò fare una proposta che li
metta in gioco ed eviti di cadere in un relativismo che priva di punti di riferimento
E' importante proporre alcuni punti di vista che per noi sono qualificanti:
- la word history come punto di vista privilegiato
- l'intreccio locale/globale (i diversi spazi)
- l'intreccio delle storie (le periodizzazioni)
Non è detto che la progressione dei contenuti nei cinque anni di storia
"generale" debba essere vincolante: se gli studenti acquisiscono nelle classi
I-IV una solida striscia del tempo di riferimento non è detto che nel quinquennio la
selezione dei contenuti non possa essere più elastica e mirata sulle esigenze concrete
delle singole classi. Il punto di partenza e quello d'arrivo potrebbero entrambi risiedere
nella società attuale e il movimento verso il passato potrebbe andare indietro a partire
da ciascuno dei temi indicati da Grazioli (che potrebbero costituire i contenuti da
indicare nella nostra proposta), proprio per evidenziare che non esiste una rigida
causalità e che ciascun nucleo ha una sua autonomia di percorso e di concettualizzazione.
Questo tipo di indicazione, in una scuola dell'autonomia, renderebbe i collegi docenti
più responsabilizzati rispetto all'impianto generale del curricolo.
LE STRATEGIE DIDATTICHE
- La scansione e la selezione dei contenuti devono comunque tener conto del problema
motivazionale e del circuito presente-passato-presente perché garantiscono la
significatività dell'intervento didattico rispetto alla realtà concreta dei singoli
studenti. Questo vuol dire che non necessariamente il curricolo dovrà avere ovunque la
stessa articolazione e scansione (è impossibile e forse anche controproducente nella
scuola dell'autonomia presentare un modello rigido) ma che comunque va fissato un profilo
di saperi irrinunciabili (in termini di competenze e di conoscenze) degli studenti in
uscita dalla scuola superiore
- E' necessario che ci si chiarisca sul tipo di "studente implicito" che sta
alla base delle nostre riflessioni, tenendo conto comunque che questo problema va
monitorato costantemente, data la variabilità nel tempo e nello spazio dello studente
medio e il conseguente mutare dei bisogni formativi. Una particolare attenzione va rivolta
agli stili cognitivi dei nostri studenti: ci vuole una seria analisi dei nuovi modelli
cognitivi per progettare sia il curricolo sia i singoli interventi.
- E' importante trovare strategie per far emergere, valorizzare e/o sottoporre a critica i
saperi impliciti degli studenti (mutuati disordinatamente dalle molteplici agenzie dei
media) che comunque possono costituire una risorsa e/o un punto di partenza per la
didattica
- La pratica di Laboratorio deve entrare a pieno titolo, in modo cioè vincolante, in
tutto il curricolo di storia, visto che è l'unica che garantisce il passaggio dalla
storia come trasmissione alla storia come ricerca, anche se non può essere l'unico tipo
di approccio, e particolare insistenza deve essere messa nel sottolineare la necessità di
lavoro sulle fonti e soprattutto, per quanto riguarda la storia contemporanea,
sull'intreccio tra fonti di tipologia diversa e che utilizzano diversi linguaggi
- Bisogna fornire agli insegnanti modelli di lavoro che calino nel concreto, a livello
esemplificativo, discorsi che altrimenti possono sembrare tanto astratti da non spostare
affatto la pratica didattica verso l'innovazione. Nella stessa direzione devono andare
anche chiare indicazioni riguardo alle modalità di verifica e di valutazione (competenze
diverse si misurano con modalità diverse) sia per evitare il ricorso alle solite pratiche
trasmissive (lezione-studio individuale-interrogazione) sia per orientare verso la
costruzione collettiva di prodotti che consentano agli studenti di imparare a
padroneggiare i diversi linguaggi (multimedialità, grafica, costruzione di ipertesti ecc)
LA PARTIZIONE DEI CICLI
- Bisogna battersi per il 9+3 sia perché è quello che con maggior facilità scardina
l'attuale assetto della scuola e le consente di rinnovarsi realmente sia perché elimina
il rischio, sempre presente, di un ritorno alla ciclicità (la stessa storia al settennio
e al quinquennio).
- Il rischio della ciclicità di ritorno nell'ultimo triennio si elimina dando indicazioni
precise perché si affrontino diacronicamente delle tematiche rilevanti (non
necessariamente secondo un ordinamento che vada dal più lontano al più vicino nel tempo)
con un'attenzione prevalente ai diversi modelli storiografici.
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