Storia, più o meno

di Aurora Delmonaco

 

Dalla traccia B/3 dell’esame di Stato 2003:

"I regimi totalitari del XX secolo hanno rivelato l'esistenza di un pericolo prima insospettato: quello di una manomissione completa della memoria".

T. TODOROV, Memoria del male, tentazione del bene. Inchiesta su un secolo tragico, Milano, Garzanti, 2001

 

19 giugno 2003

 

Caro studente di storia,

come cittadina italiana ti chiedo scusa. Ti ho sempre detto che lo stato vero, quello che tu incontri in mille modi nella tua giornata un po’ perplessa, un po’ indifferente, non è la Repubblica dei filosofi, non è né cultura al potere, né potere della cultura ma mai, dico mai, ti ho fatto capire che si può, se si vuole, mettere insieme in una traccia per l’Esame di Stato tale insipienza storiografica quale quella che ti è stata proposta ieri: "Il terrore e la repressione politica nei sistemi totalitari del Novecento".

Ti chiedo scusa, anche, come insegnante di storia per averti insegnato cose che non ti hanno aiutato certo a svolgere tale traccia.

Sì, ti ho detto che i numeri contano nelle proporzioni degli accadimenti, ma non ti ho mai insegnato a comprendere i fenomeni sulla base di una contabilità secca: un mucchio di morti da qua, un mucchio più alto di morti da là, dunque…

E, quando le proporzioni erano necessarie, ti ho sempre spinto a controllare che non ci fossero trucchi, che non si barasse sulle quantità, che ciò che era nel dubbio dovesse essere lasciato nel dubbio: non si possono ridurre le migliaia a centinaia e calcolare ad occhio le centinaia di milioni. Ma non è questo il punto peggiore.

Ti ho insegnato, almeno lo speravo, che le proporzioni dei fenomeni sono solo una spia della loro vastità, ma che non ti danno modo di comprenderne la qualità. Mi spiego. Da quando eri piccolo ti è stato insegnato che per qualunque realtà storica si dovessero stabilire innanzitutto tre dati: dove, quando, chi. Lo spazio, dunque, il tempo, i soggetti e le loro relazioni possono aiutarti anche nella comprensione delle quantità.

Seguimi un attimo: nella traccia che ti è stata proposta si citano innanzitutto l’Italia, senza date, ma tu lo sai che il fascismo è durato vent’anni circa. Soggetti: prigionieri politici, confinati in domicilio coatto, esiliati e fuoriusciti politici. E gli ebrei consegnati ai nazisti in Italia, quelli spogliati di tutto, delle case e del lavoro, ed anche della vita, dove li mettiamo? E i crimini di guerra in Etiopia, in Grecia, in Albania, in Iugoslavia, crimini fascisti, tra cui rientra anche la prima stagione delle foibe, non esistono? E poi, chi volle tutto questo? In nome di che cosa?

Poi viene il nazismo: Germania, 1933-1939, 1939-1941, "durante la guerra", dunque 1939-1945. Ti ho sempre insegnato che le periodizzazioni hanno un senso per chi le formula ma, in questo caso, non so spiegarti, e me ne scuso, il loro significato anche perché la punteggiatura è di quelle che, se l’avessi usata così in un tuo compito, ti avrei invitato ad essere meno ambiguo. I 6 milioni di ebrei e gli altri sono "stati uccisi "durante la guerra" oppure "sono morti nei campi di concentramento" come "più di un milione di deportati e decine di migliaia di zingari"? E poi, morti come? Suicidi per disperazione, vittime delle inclemenze del tempo, o perché malati e deboli per conto loro? Comunque, anche qui abbiamo dei soggetti, vittime senza ombra di carnefici.

Al di là della macabra contabilità, la storia, quella vera che ti insegna a comprendere i contesti, le relazioni in atto, le tendenze e le situazioni diverse, quella che ti chiede la completezza delle informazioni, quella che ti ho insegnata, non ha campo. Lo spezzettamento delle date può far pensare ad un punto di vista "funzionalista", così si dice in storia: vuol dire che, a seconda dei momenti, il nazismo scelse ciò che più gli conveniva, e quindi cambiò obiettivi. Fu così che, durante la guerra, "morirono" gli indesiderati ebrei, prigionieri di guerra sovietici e zingari, più vari altri "deportati", fra cui, non costava molto dirlo, gli omosessuali ed i testimoni di Geova. Ma, a parte il fatto che un’altra scuola storica, quella degli "intenzionalisti" vede le cose in modo diverso, e cioè rintraccia nel percorso del nazismo una linea più coerente tra le fasi, per parlare solo degli ebrei essi "morirono" per una ragione precisa: l’antisemitismo. Altrimenti non si capisce il breve cenno al "genocidio" che ti si presenta fra le citazioni d’appoggio. Ma questo avrebbe spostato l’attenzione dalle vittime ai carnefici. E ti avrebbe dato modo di riflettere, storiograficamente, sul fenomeno del nazismo, e su vari aspetti della realtà odierna.

Poi viene il comunismo. Lo spazio ed il tempo sono indicati in modo anomalo: la Russia comunista fra il 1936 ed il 1938, mentre per "regimi comunisti" all’ingrosso viene indicato mezzo mondo seguito da un "ecc." senza indicazione di tempo, senza soggetti: solo la cifra tonda di 100.000.000 di "persone contrarie al regime", che fa certo impressione e che può reggere dal punto di vista giornalistico, ma non nella disciplina della storia: spazio ambiguo, tempo non precisato, soggetti non sufficientemente definiti. Ed anche qui, vittime, ma non carnefici. La vaghezza delle indicazioni inchioda ad una sola cifra, enorme anche se non documentabile, una storia durata quasi un secolo, in mezzo mondo. Si parla di "regimi" unificati dal solo aggettivo "comunisti", si fa cenno con le date al "terrore staliniano" e tutto il resto è solo quel numero, spiegato con "persone contrarie al regime". Non è vero. Gli spazi contano, per capire: una cosa è la Cina, un’altra la Cambogia, un’altra l’URSS, un’altra Cuba, per dirne solo alcuni; e conta il tempo: una cosa è il 1936, un’altra il 2003, ultime condanne a Cuba, ma anche in Cina ed altrove; e contano i soggetti: membri anche eccellenti del Partito, contadini spostati e decimati in massa, intellettuali, operai in lotta contro l’industrializzazione forzata, Tedeschi del Volga, stranieri, religiosi, donne ed uomini travolti da molte storie, incolpevoli. E, tutti insieme, spaventosa distesa di vittime, fanno parte dell’enorme storia, complicatissima, delle lotte di classe e dell’enorme speranza di masse di diseredati per una maggiore giustizia sociale, che ha traversato come un’onda sismica l’intero Novecento, dividendosi, coniugandosi in alcuni luoghi con la democrazia (come dimostra quel Carlos Altamirano che viene citato nella traccia) ed in altri, troppi, sfociando in modi diversi nelle forme dell’oppressione. Al di là della cifra delle vittime, è questa speranza, forse, la vittima peggiore. Ma non conta fra i morti.

E poi, per completare il "secolo degli orrori", si allude ad altri scempi così, alla rinfusa, morti per pulizia etnica e per ragioni religiose, per follie dittatoriali e per rappresaglia, e si potrebbe continuare. Non hanno nessun senso storiografico, soprattutto se inseriti sotto un titolo come quello che ti si propone. Non c’entrano, con essi, i totalitarismi. Ma, forse, sono state messi lì per giustificare l’inserimento delle foibe istriane, che fanno parte di un altro capitolo della storia.

Ecco, siamo all’ultima notazione sulla traccia. Ti ho abituato a pensare che, quando i fenomeni sono così complessi, la storiografia usa rinchiuderli in "categorie" che non hanno una realtà vera e propria, come Anna Frank o come Giacomo Matteotti o come Nikolaj Bucharin o Varlam Shalamov, ma servono a riassumere, nell’interpretazione della storia, classi di realtà e di fenomeni, tipo Rinascimento, Capitalismo, eccetera. Sono utilissime, a patto che la convenzione per cui sono nate, discussa dagli storici, sia rispettata. Non posso chiamare "Rinascimento" la fine di un’epidemia oppure "Capitalismo" una serie di esecuzioni capitali. Questo ti ho insegnato. Ma adesso tu trovi sotto la categoria "totalitarismo" di tutto un po’: totalitarismi (Hannah Arendt ne riconosceva solo due: nazismo e stalinismo) ma anche dittature, regimi autoritari, scontri tribali e religiosi, contrasti etnici e politici, fino ai non citati 111 paesi denunciati da Amnesty International per l’applicazione della tortura: ti basti sapere che, per tale Organizzazione, anche l’Italia "non è al di sopra di ogni sospetto" (comunicato stampa del 26 giugno 2002, in cui si denunciano i 111 paesi).

Non ti ho aiutato, dunque, a fare il tuo compito per l’esame, perché ti ho insegnato un’altra storia.

E, tuttavia, se tu hai seguito bene il percorso che abbiamo fatto insieme, una via per capire "storiograficamente" la traccia ce l’hai. Ti ho sempre fatto comprendere che ogni atto può essere letto come un documento, e che la storia non può essere guardata altrimenti che con gli occhi di oggi ma che tali occhi possono essere addestrati ad osservare il passato senza confonderlo con il presente, misurando le distanze e le continuità, i mutamenti e le svolte decisive. Ed a valutare lo sguardo che si rivolge al passato.

Ora, per favore, considera il documento che ti hanno proposto. Inseriscilo nel contesto politico e culturale che abbiamo davanti, misurane la correttezza storiografica e le rilevanze che propone. Senza considerare durate, spazi, tempi, diversità, ti vuol far capire che il peggior male dell’umanità in assoluto è stato il comunismo perché la contabilità dei morti decide così. Contro, in seconda linea, il nazifascismo ed altri malanni dell’umanità. Se uno si trova a scegliere tra due mali, senz’altro, se è furbo, sceglie quello che ritiene il minore, anche per i suoi interessi, soprattutto se può "sdoganarlo", sminuirlo, mostrare che è reso ormai innocuo. Ma, se è diverso dai due, lui stesso è senz’altro il "bene". Totalitarismo contro libertà, cioè contro liberismo, non ti pare?

No, a te non pare perché, da tutto ciò che hai studiato, hai imparato anche a guardare nelle zone oscure, dove arriva più spesso la memoria che la storia, per poi connetterle ai grandi scenari e comprenderne così il significato profondo.

Così leghi la memoria alla storia, e la storia, nella tua coscienza, diventa memoria. Per questo i "diritti umani" non sono per te una questione da ragioniere, e, credo, nella tua volontà di dare giustizia non ti accontenti di questa storia all’ingrosso. Io spero che tutte le ingiustizie, anche quella sociale, continuino ad essere viste da te come tali.

Ma questo, caro studente, è un compito che ti assegno per la vita.

La tua insegnante di storia