Manuali di storia: la discussione in Senato L'approvazione della Risoluzione proposta
dall'on. Garagnani sui libri di testo di storia,
mercoledì
11 dicembre 2002, dalla Commissione Cultura della
Camera dei Deputati, ha suscitato, come si suol dire, "un ampio
dibattito". Il giorno dopo, giovedì 12 dicembre, la Commissione
Cultura del Senato si è riunita d'urgenza per discutere di questo
argomento.
Quello che segue è il verbale di questa discussione. [Fonte:
http://www.senato.it]
SENATO DELLA REPUBBLICA
VII Commissione permanente
(Istruzione pubblica, beni culturali)
Composizione
GIOVEDI' 12 DICEMBRE 2002
154a Seduta
Presidenza del Presidente
ASCIUTTI
indi del Vice Presidente
BEVILACQUA
La seduta inizia alle ore 15,15.
SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE
Il senatore MONTICONE interviene in merito ai contenuti della
risoluzione n. 7-00163, approvata ieri dalla 7a
Commissione della Camera, con la quale si impegna il Governo a
vigilare affinché nelle scuole italiane l'insegnamento della
storia, in particolare di quella contemporanea, venga impartito
secondo criteri oggettivi rispettosi della verità e tramite l'uso
di libri di testo che appaiano di assoluto rigore scientifico e che
tengano conto in modo obiettivo di tutte le correnti culturali e di
pensiero. Al riguardo, egli esprime l'auspicio che il Ministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca voglia al più
presto rendere noto, in sede di Commissione istruzione del Senato,
il suo orientamento relativamente all'impegno che gli viene
richiesto dal predetto atto di indirizzo. Coglie inoltre l'occasione
per soffermarsi su alcune questioni inerenti all'insegnamento della
storia nelle scuole.
Una prima osservazione attiene ai manuali di storia e alla loro
validità scientifica sotto il profilo didattico-pedagogico. Egli
ricorda in proposito la fruttuosa ricerca svolta in Germania
dall'Istituto Braunschweig, il quale, avvalendosi di un'esperienza
ultraquarantennale oltre che dell'apporto dei singoli Paesi europei
(l'Italia ha ufficialmente partecipato all'iniziativa), ha condotto
un'indagine sui libri di testo di storia pubblicati in Europa,
analizzandoli da un punto di vista multilaterale. Ne è emersa
pienamente la difficoltà a promuovere la scrittura di nuovi libri
di testo, soprattutto laddove l'obiettivo sia quello di contemperare
le diverse interpretazioni della storia ispirate a criteri di parte,
nel senso cioè di ottenere dei manuali che traggano fondamento da
un lato in uno spirito di ricerca volto seriamente all'accertamento
dei fatti, dall'altro alla comprensione delle diverse letture, anche
documentate, attraverso le quali quegli stessi fatti sono stati di
volta in volta interpretati. Si è anzi dovuto registrare lo scarso
interesse della comunità scientifica, verso la scrittura di libri
di testo scolastici. Tale difficoltà si manifesta vieppiù in
sistemi scolastici in continua trasformazione anche dal punto di
vista delle metodologie didattiche.
La medesima indagine ha reso chiaro che è possibile intervenire in
senso correttivo sul materiale documentativo riportato nei manuali,
depurandolo sia da errori formali che da forzature di parte. E
tuttavia questo positivo risultato di accertamento e revisione delle
fonti documentarie utilizzate è rimasto patrimonio delle
biblioteche e degli istituti scientifici, senza che esso sia stato
posto a disposizione della manualistica e conseguentemente del
sistema scolastico. Si è però dimostrata la realizzabilità del
confronto – sempre più indispensabile in previsione della
progressiva integrazione anche sociale e culturale degli Stati partner
dell'Unione europea – tra gli storici e gli scrittori dei libri di
testo. Ed è su questo piano, vale a dire del confronto a livello
scientifico, che potrebbero essere riportati compiti di indirizzo
relativamente alla compilazione dei manuali di storia e quindi
dell'insegnamento di tale disciplina nelle scuole: non certo
affidando tale funzione all'organo preposto amministrativamente e
politicamente all'ordinamento scolastico.
Il tema del confronto fra storici e insegnanti introduce del resto
al secondo aspetto fondamentale che il senatore ritiene di dover
sottolineare e cioè la formazione dei professori di storia, la cui
valorizzazione, lungi dall'interessare le sole strutture
universitarie o le scuole speciali, coinvolge direttamente il
sistema dell'autonomia scolastica. Il processo formativo, infatti,
dovrebbe consentire ai docenti di rafforzare l'offerta formativa
degli istituti scolastici autonomi, esaltandone le capacità di
scelta non solo dei manuali, ma anche di altro materiale culturale
atto a migliorare la comprensione delle culture di altri Paesi e
quindi la loro interpretazione storica dei fatti.
Quanto alle epoche storiche sulle quali concentrare l'attività
didattica, egli precisa di non aver condiviso l'orientamento
dell'allora ministro Berlinguer di privilegiare l'insegnamento della
storia del Novecento, pur comprendendone le motivazioni, che erano
volte a rendere più salda la conoscenza della contemporaneità. Ma,
dopo aver rilevato come anche la risoluzione approvata dall'altro
ramo del Parlamento sia particolarmente rivolta alla storia
contemporanea, egli dichiara di non condividere tale impostazione,
ritenendo al contrario che l'insegnamento della storia debba
evidenziare crocianamente i profili di contemporaneità rilevabili
in ogni epoca storica. In proposito, il senatore richiama la propria
esperienza di insegnamento universitario, citando il caso di molti
studenti capaci di condurre ottimi lavori di ricerca sul Cinquecento
e sul Seicento con un approccio però contemporaneista. L'obiettività,
infatti, non è a rischio solamente dinanzi all'opera di
interpretazione di fatti storici contemporanei, ma lo è forse
ancora di più per le vicende dell'era moderna (basti pensare alla
valutazione della dominazione spagnola in America Latina, tema oggi
assai attuale).
Tornando infine alla formazione universitaria dei futuri docenti di
storia, egli afferma l'esigenza che i relativi corsi si svolgano
anche attraverso la contaminazione e l'interrelazione con altre
discipline. Nel contempo, occorre garantire in tutte le facoltà un
maggiore spazio per l'apprendimento della storia. Una formazione
generale di base che tenga infatti conto della preparazione
individuale dal punto di vista storico favorirà il pieno sviluppo
delle capacità umane anche a coloro che abbracceranno in seguito
l'attività di ricerca in diversi settori scientifici.
Egli ribadisce conclusivamente l'opportunità di un confronto in
materia con il Governo, non per polemizzare con il Ministro o per
esprimere valutazioni di merito su un atto di indirizzo liberamente
assunto dall'altro ramo del Parlamento, bensì al fine di sviluppare
un utile e proficuo dibattito su un tema così rilevante.
Il PRESIDENTE, nell'esprimere apprezzamento per le riflessioni testé
svolte dal senatore Monticone e nel riconoscere appieno la validità
dell'esigenza da lui posta, fa presente che, laddove non si voglia
percorrere la medesima strada procedurale prescelta dalla Camera dei
deputati, vale a dire l'assegnazione di un affare che potrebbe poi
concludersi con la presentazione e l'approvazione di una o più
risoluzioni, lo strumento più agile per consentire al Ministro di
intervenire in tempi rapidi in Commissione è rappresentato dalla
presentazione di appositi atti di sindacato ispettivo.
Anche la senatrice Vittoria FRANCO si associa alla richiesta
formulata dal senatore Monticone in merito a un dibattito sulla
questione dei testi scolastici e dell'insegnamento della storia.
Ella dichiara inoltre di avere apprezzato la posizione del ministro
Giovanardi sulla risoluzione approvata dalla Commissione cultura
della Camera dei deputati, ma ritiene indispensabile acquisire
l'orientamento in materia anche del Ministro dell'istruzione,
dell'università e della ricerca.
Condivisione per la richiesta di un dibattito in Commissione sulla
medesima questione esprime a sua volta il senatore BEVILACQUA.
Volgendosi poi ad altro argomento, egli ritiene di dover criticare
la decisione di avvertire solamente i rappresentanti dei Gruppi in
Commissione e non anche tutti i membri dell'Ufficio di Presidenza
riguardo all'incontro, improvvisamente tenutosi nella giornata
odierna senza che fosse previsto nella programmazione dei lavori
della Commissione, con esponenti della categoria dei ricercatori.
Nella considerazione pertanto che non sia stata prestata la dovuta
attenzione alle prerogative dell'Ufficio di Presidenza, manifesta
l'intenzione di rassegnare le dimissioni dalla propria carica di
vice presidente.
Il PRESIDENTE precisa di aver avuto pochi minuti a disposizione per
organizzare l'odierno incontro con i rappresentanti dei ricercatori.
Dinanzi all'urgenza di garantire un'adeguata presenza di senatori
per una occasione di così rilevante attualità, egli ha optato per
un avviso immediato e diretto a tutti i rappresentanti dei Gruppi.
Si scusa peraltro per non avuto il tempo di informare anche gli
altri membri dell'Ufficio di Presidenza ed anzi apprezza la
sensibilità istituzionale del senatore Bevilacqua, che ha voluto
sottolineare l'esigenza di un tempestivo coinvolgimento dell'Ufficio
medesimo in iniziative politicamente così significative. Egli si
dichiara tuttavia certo che il senatore Bevilacqua vorrà tornare
sulla sua decisione e continuare ad assicurare il proprio prezioso
contributo ai lavori dell'Ufficio di Presidenza e della Commissione
tutta in qualità di vice presidente, assicurando nel contempo che
in future analoghe occasioni i membri dello stesso Ufficio di
Presidenza saranno prontamente avvisati.
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