RAPPORTO PUBBLICO / MEDIA IN TEMPO DI GUERRA



In periodo bellico l'atteggiamento della popolazione nei confronti delle notizie oscilla tra il desiderio di informazione e la sfiducia verso l'informazione stessa che porta:
  • alla ricerca di fonti alternative (la radio in Italia si diffonde nel corso del II conflitto mondiale per l'ascolto di Radio-Londra)
  • alla costruzione di miti (esempi di eroismo o di crudeltà del nemico).
Nel Novecento, con l'avvento della società di massa e, conseguentemente, della guerra di massa, nasce l'esigenza politica del controllo dell' informazione, attuato, nei due conflitti mondiali , soprattutto attraverso la censura preventiva dei giornali, dei cinegiornali e delle trasmissioni radiofoniche.
Dopo la seconda guerra mondiale si assiste ad una diversificazione degli atteggiamenti nei confronti dell'informazione:
  • in Vietnam si sperimenta la presenza dei corrispondenti TV al fronte: ma la diretta smentisce l'immagine ufficiale che si vuole dare del conflitto e complica il rapporto americani-guerra
  • con la guerra di Grenada e poi nella guerra del Golfo viene vietato l'accesso al giornalista in territorio bellico: i corrispondenti diventano latori di notizie ufficiali.
La guerra contemporanea risulta nel complesso INENARRABILE CAUSE:
  • distanza fisica dal conflitto
  • censura
  • ruolo di tecnologia (guerra aerea)
  • orrore per morte (conseguenza in occidente della seconda guerra mondiale)
I MEDIA risolvono il problema della domanda sociale di senso e di storie attraverso: il kitsch di guerra = film, documentari, corrispondenze che fanno perno su emotività e commozione
narrazioni antiretoriche = resoconti che fanno perno sull'asetticità di dati

Ma rimane, per tutti i tipi di comunicazione,  il vincolo della propaganda

 

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