Centralità o marginalità dell'insegnamento della storia

di
Maria Caterina Saba
Istituto sardo per la storia della Resistrenza e dell'autonomia - Commissione didattica

 

   Quale importanza si darà, all'interno della riforma della scuola e del curricolo o dei curricoli formativi previsti, all'insegnamento della storia? Questo non può avere un ruolo marginale, in quanto basilare nella formazione di cittadini democratici. Pertanto non possiamo prescindere dall’avere una idea chiara del tipo di competenze che vengono dalla formazione storica e dagli ambiti disciplinari ad essa connessi. Già da tempo si parla di area geostorico-sociale, area che, opportunamente coltivata, porta alla formazione di competenze trasversali le quali sarebbero indubbiamente monche senza il conseguimento degli obiettivi specifici della disciplina storia; tali obiettivi sono non solo complementari, ma essenziali in quasi tutti i campi disciplinari poiché la capacità di storicizzare la propria esperienza è fondamentale nella costruzione di senso in tutte le scelte di vita e non è più pensabile una qualsiasi formazione tecnica che non sia accompagnata dalla consapevolezza del senso e del valore che si vuol attribuire al tipo di contributo che si sceglie di dare alla società in cui si vive ed opera.

    Nelle proposte di riforma della scuola finora pubblicizzate c'è un aspetto che merita la massima considerazione: l'importanza che si sta dando a tutte le attività finalizzate all'orientamento. E’ un diritto degli alunni e un dovere della scuola la guida dei discenti alla presa di coscienza delle proprie attitudini, ma queste, poi, devono essere valorizzate proprio nello sviluppo delle competenze. Il modello didattico che gli Istituti della nostra rete già propongono per l'insegnamento della storia risponde bene a questa esigenza. Perché ciò sia chiaro serve ribadire alcuni presupposti.

    Nessuna disciplina, e pertanto nemmeno la storia, può essere considerata a sé stante, pur possedendo una sua specificità. Ogni attività di istruzione e formazione deve essere inserita in un preciso quadro di riferimento valoriale. La conoscenza di sé e del mondo e la consapevolezza del proprio ruolo e quindi dei valori che si vogliono perseguire viene dalle conoscenze, ma anche e soprattutto da una equilibrata integrazione dei saperi. Perciò una storia che si inserisce in un'attività educativa che ha chiarezza delle sue finalità formative e che ha rinnovato modalità e strumenti della mediazione didattica può dare il giusto valore, nella costruzione di senso, alle conoscenze e alle competenze che si sviluppano in tutti gli ambiti disciplinari in quanto ci si preoccuperà non solo del semplice accumulo di nozioni, ma di chiarire ambiti problematici, costituendo così uno stimolo all'approfondimento e un modello di innovazione didattica proponibile in tutte le discipline.

    Altro concetto importante è che l'indagine su aspetti del passato deve essere strettamente collegata alla necessità di comprendere aspetti problematici del presente. Proprio la comprensione del presente richiede diversi tipi di competenze e non si può rinunciare a quelle di tipo storico. Partire dal presente però significa anche partire dall'esigenza di conoscenza e comprensione del proprio spazio di riferimento. E’ qui che si radica profondamente la necessità di attenzione al locale la cui valenza è stata adeguatamente messa in rilievo dal Regolamento sull'Autonomia scolastica. Ed è nella ricchezza metodologica offerta dall'incrocio locale- generale che si creano maggiori possibilità di percorsi interdisciplinari e di sviluppo di competenze trasversali. Saperi integrati, dunque, che non consentono di marginalizzare la storia.

    In questo contesto gli Istituti di storia della Resistenza possono offrire modelli di percorsi didattici e la cura scientifica delle attività di formazione per i docenti. Le nostre proposte sono caratterizzate da una forte interdisciplinarità perché interdisciplinari sono i contenuti e le tematiche che ci consentono la comprensione del presente. E la comprensione del tempo presente è uno strumento fondamentale per l'orientamento.

    Altro motivo che ci consiglia di non emarginare la storia è il suo potenziale formativo anche in termini di competenze scientifiche.

    Il senso spazio-temporale, abilità specifica della storia, è anche fortemente trasversale. Non posso prescinderne in nessun ambito disciplinare. Quale valore posso dare alla scoperte scientifiche e alle innovazioni tecnologiche, quale significato posso dare alla produzione filosofica, letteraria e artistica se non le so contestualizzare nel periodo storico? Quali sono i criteri con cui si valuta una società evoluta o arretrata? Solo la tecnologia e il consumismo? Chi ci insegnerà a valorizzare il patrimonio di idee e di esperienza che ci hanno lasciato coloro che sono vissuti prima di noi?

    Inoltre le competenze storiche contengono al loro interno molte altre abilità trasversali, per esempio quelle relative alle capacità di comunicazione, che sono specifiche dell'educazione linguistica ma complementari e persino basilari nella maggior parte degli ambiti disciplinari; richiedono abilità di classificazione, che sono proprie della filosofia e delle scienze, e capacità di utilizzo delle diverse fonti di informazione la cui valenza trasversale non c'è bisogno di sottolineare.

    Ecco perché l’innovazione didattica della storia è emblematica e, così intesa, diventa garanzia di una metodologia che non si stabilisce una volta per tutte, ma deve essere fortemente ancorata ai risultati della ricerca; pertanto richiede un aggiornamento continuo anche nella conoscenza dei contenuti da cui la didattica non può essere disancorata, pena la vanificazione della stessa.