G. E.
Rusconi considera come in Italia - a differenza di altri paesi - non si sia affermata
nella cultura popolare una radicata tradizione repubblicana. Invece della "morte
della patria" sembra ci sia stato piuttosto il mancato sviluppo di una cultura
repubblicana. In Italia - osserva Rusconi, ed è difficile dargli torto - la tradizione
repubblicana è sempre stata minoritaria, a partire dalle rivoluzioni del 1796-99; nel
Risorgimento il repubblicanesimo italiano venne sostanzialmente sconfitto e, nel secondo
Ottocento, dovette subire la forte concorrenza del socialismo. Anche presso il fascismo,
la tradizione repubblicana - dopo liniziale adesione - venne messa da parte, per
essere poi superficialmente ripresa nel periodo di Salò. La tradizione repubblicana
riprese nel secondo dopoguerra con lazionismo, sotto la caratterizzazione della
"rivoluzione democratica". Secondo Rusconi, lunico momento repubblicano
effettivamente vitale nella storia del nostro paese si ebbe a ridosso della Costituzione,
momento che egli descrive come effettivamente carico di pathos. Subito dopo la tematica
repubblicana viene messa da parte e la nozione di "patria" venne abbandonata
alla propaganda del MSI.
La Resistenza non era riuscita effettivamente a
recuperare in toto l'ideale repubblicano: "Lantifascismo militante porta con
sé alcuni motivi del repubblicanesimo storico e del suo patriottismo repubblicano; ma le
profonde divergenze politico ideologiche al suo interno e le differenti priorità, anche
ideali, delle sue componenti partitiche sono troppo profonde per poter svolgere con
convinzione quella funzione" (G. E. Rusconi, 1997: 14). Infatti - prosegue l'autore-
"Privo di attrazione per le grandi formazioni politico ideologiche popolari di
sinistra (che si proclamano orgogliosamente "marxiste") e in latente antagonismo
con la cultura cattolica - democristiana, il repubblicanesimo si riduce a identikit
ideologico di una modesta parte dello schieramento politico... su questo sfondo si
verifica ... lobsolescenza e la perdita di rilevanza dei motivi repubblicani
coincide con la rimozione della tematica della patria /nazione nella cultura politica
italiana, che da allora rimane riserva ideologica della destra monarchica e
neofascista" (G. E. Rusconi, 1997: 13). Il riferimento dominante delle forze
antifasciste non sarà in effetti il repubblicanesimo, bensì il Risorgimento; sarà
proprio Giustizia e Libertà a interpretare la resistenza come un Secondo Risorgimento. Il
secondo Risorgimento tuttavia si disgregherà e con esso ogni motivo profondamente
repubblicano. Conclude l'autore che, al suo parere, "Nessuno dei grandi protagonisti
sociali e politici della vicenda 1943 - 48 possiede i requisiti culturali e politici
in grado di proporre unidea e una solida pratica democratica che sappia nel contempo
ridare vita a una nuova identità nazionale - secondo i criteri di una "nazione
civica democratica" che noi oggi esigiamo. Ma facciamo questa constatazione
retrospettiva senza alcuna arroganza, perché siamo consapevoli che le premesse per un
maturo nesso tra democrazia e nazione sono state poste in quel periodo" (G. E.
Rusconi, 1997: 54).
Cosa occorre allora? Rusconi ha il merito di non
limitarsi a una diagnosi della situazione storico politica e di tentare una serie di
proposte di cambiamento. Sul piano formale lItalia è stata retta da un patto
repubblicano; tuttavia è constatazione diffusa che questo patto non si sia radicato nella
coscienza comune; il compito non ancora assolto è dunque quello di riconciliare la forma
della democrazia repubblicana (le istituzioni) con il comune modo di sentire, ovvero con
la "nazione storica", così come si è venuta costituendo. Se la Costituzione ha
rappresentato, nella storia recente, il solo momento effettivamente fondativo, questa va
"culturalizzata" ovvero radicata nella cultura comune. La proposta di Rusconi è
quella di cercare di favorire lo sviluppo di un rinnovato patriottismo costituzionale -
repubblicano, definito in questi termini: "Chiamo patriottismo repubblicano il senso
di lealtà e di affetto verso la forma politico - istituzionale democratica del nostro
paese: in essa riconosciamo un pezzo importante della nostra stessa identità e
lespressione della comunità cui storicamente apparteniamo - e alla quale vogliamo
continuare ad appartenere" (G. E. Rusconi, 1997: 9)
A questo proposito Rusconi si dilunga intorno a tre
concetti chiave, capaci a suo parere di ricostruire in un certo senso l'anello mancante
tra la cultura dei cittadini e le istituzioni repubblicane:
- le virtù repubblicane
- la religione civile
- il patriottismo espiativo
Lanalisi di Rusconi si rifà alle recenti
teorie comunitaristiche: in sostanza si ritiene che le istituzioni non possano sussistere
di per sé, indipendentemente dalla cultura civica che alberga nella società civile:
"Abbiamo una repubblica, ma non abbiamo una cultura repubblicana che sappia ispirare
uno schietto affetto per le istituzioni democratiche." (G. E. Rusconi, 1997: 7).
Rusconi mette laccento sullimportanza della consapevolezza storica per
lintegrazione della nazione: "consideriamo dunque la nazione democratica come
un vincolo di cittadinanza che trae forza dalla memoria riflessiva, ricostruttiva di una
storia vissuta insieme, che a un certo punto ha portato alla forma politico -
istituzionale repubblicana. Questo processo è considerato fondante (anche se non in modo
esclusivo) della identità politica di coloro che vi si riconoscono . La
"repubblica" diventa così sinonimo di "nazione dei cittadini" nella
loro piena consapevolezza politica." (G. E. Rusconi, 1997: 39).
Non ci si può aspettare tuttavia che la convergenza
tra istituzioni formali e cittadini nasca spontaneamente, occorre rielaborare le
motivazioni profonde dei cittadini. Egli assegna un ruolo importante agli intellettuali
(che egli ha ripetutamente e pubblicamente criticato per il loro tendenziale disimpegno).
Afferma infatti: " ...per rispondere a queste attese manca a tuttoggi un
presupposto indispensabile: manca una classe politica e un ceto intellettuale che siano
convinti della urgenza dei problemi evocati e soprattutto che abbiano gli strumenti
culturali per affrontarli in modo efficace" (G. E. Rusconi, 1997: 33). E ancora:
"Di fatto la coscienza nazionale in Italia vive in una condizione di subcultura tra
le carenze della educazione scolastica e la latitanza della grande cultura sterile su
questa tematica" (G. E. Rusconi, 1997: 34).
In questo senso grande importanza dovrebbero avere
gli intellettuali nel ricostruire una memoria storica condivisa. Rusconi giunge ad
affermare che esisterebbero nella società civile italiana le risorse civiche su cui
basarsi per un risveglio del "patriottismo delle istituzioni" , mancherebbe
tuttavia un progetto e una volontà culturale e politica. Commentando i risultati di un
sondaggio egli afferma che "Della nazione - Italia esce unimmagine giustamente
ambivalente, ma non priva di potenziali di identificazione positiva,. Questi potenziali
sono bloccati dal rammarico per gli evidenti difetti del funzionamento del sistema
democratico; ma sono frenati soprattutto dallassenza di un grande progetto politico
- culturale che valorizzi in senso civico - democratico il sentirsi parte di una grande
storia comune" (G. E. Rusconi, 1997: 35). In sostanza, pur intravvedendo una via
duscita, Rusconi non manca di segnalare un certo pessimismo, soprattutto nei
confronti delle forze politiche e intellettuali odierne.
La prospettiva di Rusconi pone una serie di problemi
della massima rilevanza: quali sono i rapporti tra il patto politico originario e la
dimensione della società civile? Ci sono casi in cui la forma istituzionale repubblicana
è stata calata su una società civile non matura... Nel caso si ritenga rilevante la
sussistenza di una dimensione societaria di base, si pone immediatamente il problema se
questa dimensione sia inevitabilmente un prodotto storico antropologico (e quindi non
facilmente modificabile) oppure se sia un prodotto storico intenzionale di intellettuali o
di organizzazioni politiche (e quindi modificabile con relativa facilità, poiché se ne
abbia lintenzione).
Torna al Sommario