I contenuti del percorso

    Il tema scelto è quello del rapporto fra sardi e non sardi, osservato in un arco di tempo che consentisse di cercare nel passato la spiegazione di molti aspetti ancora osservabili nel presente. Si è scelto di studiare il modo in cui i sardi sono stati visti dagli altri nel tempo. Per "altri" si sono intesi i non sardi: dominatori, stranieri, abitanti delle altre regioni italiane.

    Il tema ha consentito di mettere a fuoco alcune specificità dell'esperienza storica della Sardegna e di evidenziare alcuni importanti nessi tra storia sarda e storia nazionale. Punto di partenza è stata la riflessione sul significato del termine cultura e sui concetti di identità e di differenza. L'attenzione è stata incentrata, poi, sui meccanismi con cui si formano pregiudizi e stereotipi in modo da far prendere coscienza agli allievi delle modalità del sorgere e del configurarsi delle dinamiche di gruppo. Successivamente si è fatto particolare riferimento a quei pregiudizi e stereotipi che hanno condizionato nel tempo il modo di vedere i sardi e di cui si è studiata l'origine storica.

   Il lavoro di contestualizzazione ha dato modo di cogliere la reciprocità degli sguardi e l'evoluzione della condizione dei nostri conterranei nell'arco di tempo considerato, relativamente ai condizionamenti culturali, cogliendo mutamenti e permanenze.

   E’ stato necessario tornare indietro, almeno fino ai primi decenni del Settecento, al momento del passaggio della Sardegna dal governo spagnolo a quello sabaudo. Da questo periodo in poi esiste una interessante documentazione relativa alle osservazioni dei viaggiatori stranieri che riporta, oltre al giudizio degli autori, l'idea espressa dai "dominatori" piemontesi. Si è preso atto di come tale idea, caratterizzata da connotazioni piuttosto negative, sia durata a lungo, influenzando lo stesso modo di percepirsi da parte degli abitanti dell’isola. Risale all'inizio del governo piemontese e si protrae oltre l'unificazione dell'Italia la diffusione dell'idea del sardo arretrato, pigro, vendicativo, ma anche bandito e "delinquente".

    Accanto agli atti delle Commissioni parlamentari di inchiesta si sono esaminate le tesi di scienziati, quali il Niceforo, di scuola lombrosiana, che interpretavano molte differenze in chiave razziale. Ma si è osservato anche lo sforzo dei sardi di dare una diversa immagine di se stessi, di chiedere allo stato una valutazione più equa delle proprie caratteristiche e dei propri meriti. Particolare attenzione si è prestata allo stereotipo del sardo bandito e alla visione romantica del banditismo.

    Ci si è soffermati anche su altri momenti della nostra storia regionale, fondamentali per il forte nesso con la storia nazionale e per l'immagine dei sardi che ne scaturisce: la prima guerra mondiale e il mito della Brigata "Sassari", che ha esaltato la loro eroica partecipazione alla guerra; il ventennio fascista, la seconda guerra mondiale, il dopoguerra. In ognuno di questi periodi si è sottolineato lo sguardo esterno nei confronti della Sardegna e le sue conseguenze nella vita dell'isola e nella visone che i suoi abitanti hanno maturato di sé e degli altri. In particolare per il dopoguerra si sono evidenziati i seguenti momenti di incontro-scontro: l'esperienza di emigrazione; la recrudescenza del banditismo che per più di un decennio ha dato occasione di esportare un'immagine fortemente negativa legata a questo stereotipo; la valorizzazione turistica della Costa Smeralda che ha fatto conoscere la Sardegna per le sue bellezze naturali, ma ha anche fatto prendere coscienza ai suoi abitanti della disponibilità di risorse che "gli altri" sono stati più capaci di valorizzare; il successo di immagine recuperato con la vittoria dello scudetto da parte del Cagliari calcio nel 1970, al momento in cui la Sardegna entrava nell'esperienza dell'industrializzazione legata al Piano di rinascita.

    Studiare la storia dell'isola relativa a questi episodi e problematiche ha dato modo di rendere conto della necessità di superamento di alcuni limiti culturali e quindi di una formazione rafforzata dalla conoscenza e dai contatti con realtà e idee diverse. 

     Passando poi ai rapporti fra i sardi e gli altri oggi, con attenzione al vissuto costituito dalla presenza di lavoratori stranieri nel nostro territorio, si è entrati anche nell'ambito tematico della legalità, ossia dei diritti e delle norme che dovrebbero regolare la presenza degli stranieri nei territori di appartenenza dell'utenza scolastica. Si è riflettuto sul modo in cui le problematiche di tipo interculturale si intrecciano con quelle dovute ad una mancanza di conoscenza delle norme o semplicemente alla mancata applicazione di esse. Si è data un'occasione per approfondire la conoscenza degli elementi fondamentali della Costituzione italiana, con particolare riferimento ai diritti di cittadinanza intesi come diritti estensibili a tutti i cittadini del mondo. Ciò ha dato modo di riflettere sui vantaggi che anche ai sardi vengono offerti dalla doppia cittadinanza, italiana ed europea; la UE infatti offre delle opportunità di sviluppo anche alla nostra isola, sia attraverso opportuni finanziamenti, sia con le maggiori possibilità di scambi culturali. Si sono indagati poi diversi aspetti della presenza di immigrati del nostro paese: aspetti quantitativi, luoghi di provenienza, appartenenza religiosa, le motivazioni degli spostamenti, l'accoglienza, le difficoltà di integrazione. Si è arrivati infine a confrontare l’esperienza di emigrazione dei sardi con le situazioni che vivono oggi gli immigrati che ospitiamo nel nostro territorio.

    I temi storici pertanto si sono intrecciati con temi geografici, giuridici e sociologici, a riprova della necessità dell'ottica interdisciplinare richiesta dalle problematiche del Novecento.