Ancora sui manuali di storia. 1986-2001: l’impegno della Sezione didattica dell'Istituto di Alessandria e del "Quaderno di storia contemporanea"

di Luciana Ziruolo

 Alla luce della recente polemica suscitata dalla mozione della Regione Lazio nel novembre scorso e del rinnovato interesse intorno ai libri di testo di storia, in questa breve nota si intendono richiamare gli interventi e i contributi del nostro Istituto, in particolare dalla istituzione della Sezione didattica (novembre 1986), in relazione all'annosa questione dei manuali.

Il primo articolo sul tema compare nella nostra rivista nel 1987 a firma di Lorenza Lorenzini (1). L'autrice rilevava come l'ampio dibattito metodologico scaturito dalla progettazione curricolare decretasse la fine del vecchio compendio scolastico onnicomprensivo, legato a una visione narrativa, oggettiva e unitaria del processo storico: "Crollato il mito della compattezza enciclopedica del sapere storico, da trasmettere in modo acritico o in forma ingenuamente ideologizzata, si pongono problemi di difficile soluzione per chi insegna storia nelle scuole dell'obbligo o alle superiori" (2). Lorenzini sottolineava quindi la necessità, nel vagliare un libro di testo, di utilizzare nuovi parametri e di ridimensionarne altri: "La completezza dell'informazione è sì un requisito irrinunciabile, ma non può essere intesa in senso assoluto e prioritario, così come la consonanza ideologica con il testo non può far dimenticare che sono soprattutto i criteri didattici entro cui vengono calati i contenuti, i temi, le proposte e i metodi di indagine storica a fare del testo un supporto prezioso del lavoro svolto in classe" (3). Passava poi ad analizzare in base a una serie di indicatori il manuale uscito in quello stesso anno per i tipi di Giunti e Marzocco.

Nel numero successivo della rivista compare un articolo di Maria Luisa De Bernardi e Luciana Ziruolo (4). Considerazione iniziale delle autrici era quella di ritenere il manuale scolastico non più, certamente, "lo" strumento didattico, ma uno strumento fra gli altri dal quale tuttavia risulta difficile prescindere e con il quale, indipendentemente dalle diverse metodologie di utilizzo, è necessario confrontarsi nella pratica scolastica quotidiana. "Anche per queste ragioni, la sezione didattica dell'Istituto, nell'individuare alcune grosse aree di lavoro, ha fissato tra i suoi obiettivi quello di indagare la realtà quantitativa e qualitativa dei libri di testo adottati in provincia. E' iniziata così, nella scorsa estate una ricerca sui manuali di storia in uso in tutte le scuole medie inferiori e superiori statali della provincia di Alessandria nell'anno scolastico 1986/1987" (5). Vennero così censite 57 scuole medie e 32 istituti di istruzione secondaria di secondo grado, per un totale di 1237 classi. L'articolo dava quindi conto degli esiti della ricerca con numerose tabelle e grafici relativi ai vari tipi di manuali, al numero delle adozioni, agli autori, alle case editrici anche in relazione ai diversi tipi di istruzione.

Nel 1990, sempre le stesse autrici pubblicano un articolo su La geografia nei manuali in uso nella scuola secondaria della provincia di Alessandria (6). Accanto ai manuali di storia ritennero opportuno prendere in considerazione anche quelli di geografia perché "all'interno del processo di revisione epistemologica della geografia, si inserisce la riflessione sulle nuove possibili interazioni tra tempo e spazio sia a livello teorico, sia sul piano della pratica educativa (...) storia e geografia sembrano presentarsi come un caso di interdisciplinarità effettivo" (7).

Nell'aprile 1991 la Sezione didattica organizzò il convegno nazionale La storia nella scuola secondaria (8). Nelle due giornate di studio il tema dei manuali risultò trasversale a più interventi, in particolare fu al centro di due relazioni I manuali nel censimento provinciale di Maria Luisa De Bernardi e Luciana Ziruolo
e Per un'analisi qualitativa dei manuali di Antonella Ferraris e Antonella Ghibaudi (9).

Nel marzo 1992 agli insegnanti della provincia viene offerta una nuova occasione di riflessione sul tema Divulgare e insegnare oggi la storia: due storici alla prova del manuale (10). Chi scrive tenne una conversazione con Franco Della Peruta (autore con Carlo Capra e Giorgio Chittolini di Corso di storia, Firenze, Le Monnier, 1992) e con Francesco Surdich e Mario Enrico Ferrari (autori con Alessandro Baragona di Corso di storia, Milano, Librex Marietti, 1992) al fine di far conoscere ai docenti le specificità di due manuali nuovi, nuovi anche perché curati da storici che, per la prima volta, si cimentavano con la divulgazione scolastica.

Un mese dopo - quasi un anniversario, in relazione al convegno La storia nella scuola secondaria - i libri di testo di storia sono di nuovo al centro di una giornata di studio La storia contemporanea nei manuali scolastici della secondaria 1961-1992, organizzata dalla sezione didattica del nostro Istituto e dalla rivista "I Viaggi di Erodoto" (11). All'incontro parteciparono, oltre a chi scrive, Marcello Flores, Scipione Guarracino, Marco Revelli. L'incontro proseguiva, come è evidente, il percorso di ricerca e di riflessione centrale nel lavoro della Sezione didattica. La tavola rotonda, nata da un'idea di Scipione Guarracino, fu realizzata con una certa celerità in seguito ad alcune sollecitazioni, non dissimili da quelle odierne, se pure meno rozze nella forma, ma non nei contenuti. In particolare, nel novembre 1991 ad Ascoli Piceno si tenne un convegno Insegnare gli ultimi 50 anni. Seminario su identità e metodi della storia contemporanea, organizzato dal locale Istituto storico e dalla casa editrice La Nuova Italia. Il convegno rilevante, anche in considerazione del numero assai elevato di partecipanti (circa settecento docenti), non aveva consentito momenti di riflessione su alcuni nodi della storia contemporanea nella scuola, in spazi che non fossero quelli plateali di un cinema cittadino e aveva forse offerto il fianco ad un clima generale di pericolosa superficialità - che, ahi noi, non ci abbandona - nel dar conto dei nodi e dei problemi che gli storici si trovavano ad affrontare nel riflettere sugli avvenimenti più recenti, allora riconducibili al triennio 1989-1991. Per esemplificare, e solo a questo scopo, vale la pena ricordare l'articolo di Massimo Gramellini uscito su "La Stampa" del 3 novembre 1991, che recensiva proprio il convegno di Ascoli. Al di là delle inesattezze (ad esempio sui destinatari e sugli organizzatori del convegno) l'articolista si abbandonava a una serie di esternazioni che, in sostanza, davano l'idea che gli autori di manuali fossero una banda di ideologi senza scrupoli. Le affermazioni erano tutte perentorie, a partire dal titolo Storia a scuola, quante falsità. L'inizio era di questo tenore: "Gli americani sono i padroni o i benefattori dell'Europa? L'unica differenza tra Hitler e Stalin riguarda lo spessore dei baffi?".

L'impegno etico di quella giornata - identico a quello di oggi nell'andare a ripercorrere in modo pedante ma, lo crediamo, significativo l'impegno dei docenti e degli studiosi della nostra Sezione didattica - era di rompere uno scenario in cui tutte le vacche diventano grigie. Gli aspetti in discussione nella giornata di studi erano sostanzialmente due. Il primo era quello della ricezione del dibattito storiografico, in particolare di come le innovazioni fossero state recepite nei manuali scolastici. Il secondo poteva titolarsi Tra ideologia e formazione culturale: come è presente la storia contemporanea nell’assetto generale del terzo volume? Che peso quantitativo ha? Vengono insegnati gli ultimi cinquant’anni? Infine l’aspetto ideologico: è vero o non è vero che la storia contemporanea è stata una posta in gioco per scontri ideologici? E ancora, si può esercitare il mestiere dello storico su avvenimenti recentissimi? Possibili risposte possono essere cercate negli interventi dei singoli studiosi (12).

Nel 1993, sempre in "Quaderno di storia contemporanea", compare un articolo che analizza quattordici manuali, pubblicati nel corso dei cinque anni precedenti, in relazione a tre tematiche: l’antisemitismo nei secoli XIX e XX, la Shoah, la nascita dello stato di Israele e le vicende mediorientali (13). Ferraris rileva alcuni "difetti comuni". Innanzi tutto, circa le fonti documentarie sono carenti le indicazioni di lettura e di interpretazione (ad esempio documenti interessanti sono presentati senza riferimento al testo e assolutamente decontestualizzati). In secondo luogo, sono scarse le interpretazioni storiografiche a fronte di una forte narratività. "Nella maggior parte dei casi il manuale scolastico da solo non è sufficiente per spiegare la maggior parte dei problemi, vuoi perché la trattazione è troppo sintetica o poco approfondita, vuoi perché in taluni casi è del tutto mancante. Nessuno dei testi considerati contiene errori storici o fraintendimenti espliciti degli avvenimenti, ma il divario tra spiegazione e omissione è spesso sottile (14).

Analogamente, un anno dopo, Graziella Gaballo, proseguendo l’indagine qualitativa sui manuali di storia in adozione in provincia, esamina come i libri di testo affrontino il periodo della Resistenza in Italia (15). "Accanto all’esame del testo scritto vero e proprio, teso a vedere quanto spazio viene dedicato all’argomento e come questo viene trattato e come questo viene trattato (cioè quali aspetti vengano maggiormente messi in risalto e se ci si limiti ad uno schema "fattuale-narrativo" o se si diano anche strumenti per affrontare il tema in maniera più approfondita, con un approccio critico e problematico che permetta di avvicinarlo nella sua complessità) è stato anche esaminato l’uso che viene, o non viene fatto di documenti e di materiale iconografico, la presenza di eserciziari didattici o di guida per ulteriori approfondimenti da parte degli allievi, la presenza o meno di una bibliografia" (16).

Nel 1995 questo tema, intrecciato ad altri più ampi e complessi quali la centralità dei manuali nel sistema scolastico italiano, il loro peso nella didattica della storia e, di conseguenza, le possibilità di innovazione nell’insegnamento della storia, viene ripreso nel volume La Resistenza europea nella scuola (17). La ricerca delle autrici intende proporsi "come un’occasione di riflessione che consenta di utilizzare al meglio i vari manuali, con la consapevolezza di ciò che manca e con l’avvertenza di cercarlo altrove: in ricerche, esercitazioni, unità di lavoro o percorsi didattici, insomma nella pratica del laboratorio. Sarà così possibile ricollocare il manuale come strumento fra gli altri, in una scuola che non lo veda più principe: totalità in sé compiuta che non obbliga a uscire da se stessa" (18).

Nel 1998, come era già accaduto nel 1990 per i manuali di geografia, un apparente sconfinamento di campo: Pier Luigi Cavalchini esamina due manuali di Educazione Civica (19) e ne mostra analiticamente le diversità di impostazione, in relazione alle problematiche ambientali, diversità che, inevitabilmente, rimandano alle convinzioni degli autori.

Infine di manuali - direttamente e indirettamente - si scrive anche in relazione a due indagini compiute sugli insegnanti di storia della provincia di Alessandria (20).

E questo è quanto. Sono stati considerati soltanto gli interventi, gli incontri, le ricerche che hanno prodotto memoria scritta; sarebbe risultato infatti estremamente difficoltoso dar conto, con una qualche completezza, degli innumerevoli interventi, lezioni, corsi, laboratori svoltisi sul tema con i colleghi della nostra provincia e di molte altre realtà italiane.

A futura memoria di chi vorrà, ancora, suggerirci attenzione alla questione libri di testo.

NOTE

 (1) Lorenza LORENZINI, Il manuale di storia da compendio a strumento di lavoro. "Tempi e civiltà": un tentativo di analisi, in "Quaderno di storia contemporanea", 1987, 2, pp. 67-70. torna su

(2) Ivi, p. 67. torna su

(3) Ivi, p. 68. torna su

(4) Maria Luisa DE BERNARDI, Luciana ZIRUOLO, I manuali di storia nelle scuole secondarie della provincia di Alessandria, in "Quaderno di storia contemporanea", 1988, 3, pp. 139-154.torna su

(5) Ivi, p. 139. torna su

(6) Maria Luisa DE BERNARDI, Luciana ZIRUOLO, La geografia nei manuali in uso nella scuola secondaria della provincia, in "Quaderno di storia contemporanea", 1990, 7, pp. 143-149.torna su

(7) Ivi, p. 144.torna su

(8) Per un resoconto del convegno, cfr. Teodoro SALA, Una didattica diffusa, in "Quaderno di storia contemporanea", 1991, 10, pp. 137-141.torna su

(9) Le relazioni sono pubblicate in La storia nella scuola secondaria, a cura di Luciana ZIRUOLO, Alessandria, Stamperia Ugo Boccassi Editore, 1994.torna su

(10) Cfr. Notiziario in "Quaderno di storia contemporanea", 1992, 11/12, p.IV.torna su

(11) Luciana ZIRUOLO e altri, La storia contemporanea nei manuali scolastici della secondaria 1961-1992, in "Quaderno di storia contemporanea", 1993, 13, pp. 131-146. torna su

(12) Ibidem. torna su

(13) Antonella FERRARIS, Il dovere della memoria. I manuali di storia e l’antisemitismo, in "Quaderno di storia contemporanea", 1993, 14, pp. 119-129. torna su

(14) Ivi, p. 129.torna su

(15) Graziella GABALLO, La resistenza nei manuali di storia, in "Quaderno di storia contemporanea", 1994, 16, pp. 109-123. torna su

(16) Ivi, pp. 109-110. torna su

(17) Maria Luisa DE BERNARDI, Graziella GABALLO, Luciana ZIRUOLO, Scuola, manuali, resistenza, in La Resistenza europea nella scuola, a cura di Angelo VENTURA, Manduria-Bari-Roma, Piero Lacaita, 1995, pp. 49-72. torna su

(18) Ivi, p. 65. torna su

(19) Pier Luigi CAVALCHINI, Due testi di "civica" a confronto. Due impostazioni due modi di essere, in "Quaderno di storia contemporanea", 1998, 24, pp. 185-198. torna su

(20) La storia a scuola. Due ricerche, a cura di Giuseppe RINALDI, Luciana ZIRUOLO, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2001. torna su