LA DISSOLUZIONE DELLA JUGOSLAVIA


Con la morte di Tito (1980) inizia il processo di smembramento delle Repubbliche, che costituiscono la Federazione. La dissoluzione della Jugoslavia avviene attraverso gli strumenti delle elezioni, dei referendum per l’indipendenza e con molte guerre. L’Europa, riconoscendo alcuni Stati indipendenti, svolge un ruolo attivo nella crisi, mentre l’Onu manda le proprie truppe. L’obiettivo dei movimenti di secessione è di creare Stati monoetnici.

SLOVENIA. Nel maggio – giugno 1988 avvengono manifestazioni contro l’esercito federale. Nel 1989 viene introdotto nella Costituzione slovena il diritto di secessione. Il 23 dicembre 1990 si svolge il referendum per l’indipendenza, con il risultato dell’88,2% di voti favorevoli. Il 25 giugno 1991 viene proclamata l’indipendenza. La Slovenia è già stato monoetnico.
Alla fine di giugno 1991 si svolge la guerra tra l’esercito jugoslavo e le truppe slovene, che si conclude con la ritirata degli jugoslavi nell’ottobre 1991.
L’8 luglio 1991 sono stipulati gli accordi di Brioni, con cui si stabiliscono tre mesi di moratoria prima dell’effettiva indipendenza di Slovenia. Il 15 gennaio 1992 l’Unione europea riconosce lo Stato di Slovenia.

CROAZIA. Il 30 maggio 1990 si svolgono le prime elezioni con la partecipazione di più partiti politici. Vince l’Unione democratica croata (HDZ), con un programma nazionalista. La minoranza serba sostiene un movimento per l’autonomia e nel luglio 1990 promuove un plebiscito per l’autodeterminazione. Dall’agosto 1990 si verificano scontri tra Serbi e Croati.
Il governo croato approva la nuova Costituzione (22.12.1990), avendo come obiettivo la creazione di uno Stato sovrano e indipendente. Alcuni Comuni, con forte presenza serba, proclamano la secessione dalla Croazia con un referendum (2.9.1990). Vi sono scontri e a metà del 1991 esplode la guerra tra Croati e Serbi, che vengono sostenuti dall’esercito federale.
Il 15 maggio 1991 si svolge il referendum per l’indipendenza, con oltre il 94% dei voti favorevoli. Il 25 giugno 1991 viene proclamata l’indipendenza. Il 15 gennaio 1992 L’Unione europea riconosce lo Stato della Croazia, che ha un autorevole appoggio da parte del Vaticano, data la forte presenza cristiana della popolazione. Il Presidente è Tudjman, che ha espulso con la forza la minoranza serba.
Nel dicembre del 1991 si costituisce la Repubblica serba della Krajina, che però non viene riconosciuta dall’Europa. Le milizie serbe occupano i territori della Slavonia, della Banjia, del Kordun, della Lika e della Dalmazia settentrionale e fanno alcune operazioni di pulizia etnica contro i Croati. Ci sono scontri violenti e i Serbi occupano e distruggono la città di Vukovar (19.11.1991). Infine, si stabilisce un accordo nel gennaio 1992 e giunge la prima forza di interposizione dell’Onu nelle zone a più alta presenza serba.
Il 4 giugno 1995 i Croati sferrano un attacco contro la Krajina, sconfiggendo i Serbi. Circa mezzo milione di cittadini serbi si rifugiano in Serbia.

BOSNIA ERZEGOVINA. A novembre 1990 si svolgono le prime elezioni. Il 29 febbraio 1992 si vota per il referendum per l’indipendenza, a cui non partecipa per protesta la popolazione serba. Il risultato è favorevole alla secessione e si apre una lunga fase di scontri a Sarajevo. La popolazione della Bosnia è composta da etnie mescolate tra loro, ma i conflitti sono feroci.
Il Presidente della Repubblica di Bosnia è Izetbegovich, che ottiene il riconoscimento dell’Unione europea e dell’Onu. Si costituisce anche una Repubblica serba di Bosnia, con Presidente Karadzic e capo dell’esercito Mladic, incriminato con Milosevic dal Tribunale Penale Internazionale. Si forma anche una Repubblica croata dell’Herzeg-Bosnia, Presidente Boban, non riconosciuta internazionalmente, ma che, grazie all’appoggio degli Usa, si fonde con la Repubblica di Bosnia nella Federazione croato-bosniaca (1.3.1994).
Nel gennaio del 1993 i Serbi bosniaci iniziano il lungo assedio di Sarajevo, con continui bombardamenti. L’assedio si conclude con un accordo tra Serbi e musulmani di Bosnia, voluto dall’Onu, che si concretizza nella tregua dell’ottobre 1995. Il 21 novembre 1995 si firma l’accordo di Dayton (Ohio) tra i Presidenti della Bosnia, Croazia, Serbia e il 14 dicembre 1995 a Parigi il trattato di pace. Nonostante il contenuto degli accordi, la Bosnia non ha ancora un’unità multietnica e rimane divisa in territori serbi, croati e bosniaci, mentre rimane insoluto il problema dei profughi che hanno le loro case in territori di diversa etnia.

MACEDONIA. A novembre del 1990 si presentano alle elezioni più partiti e un anno dopo si svolge il referendum per l’indipendenza. Il governo greco si oppone al riconoscimento internazionale del nuovo Stato e l’Onu invia i caschi blu per controllare la situazione. Nel marzo del 1993 la Macedonia è ammessa all’Onu. Il governo macedone è composto da una coalizione tra il partito nazionalista macedone, che ha ottenuto la maggioranza, e quello più estremista dei due partiti nazionalisti albanesi. Gli albanesi hanno avuto il riconoscimento della lingua e delle tradizioni

SERBIA E MONTENEGRO. I due Stati compongono, con il Kosovo, la Federazione jugoslava, con Presidente Milosevic. La composizione della popolazione è multietnica.
Il Montenegro è a maggioranza serba, prima della guerra ospitava il 15% di albanesi provenienti dal Kosovo; con il conflitto è stato investito da una presenza consistente di profughi. Non ha partecipato alla guerra in Kosovo.

KOSOVO. Si rimanda alla scheda Storia del Kosovo.

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