LA STORIA DEL KOSOVO

Nel 1877-78 avviene un'espulsione forzata dalla valle della Morava, nella Serbia meridionale, di albanesi, che riparano nel Kosovo, che i Serbi abbandonano volontariamente.
Nel Kosovo nel 1903 la popolazione serba è intorno al 25%. Nel 1912, al momento del declino dell'Impero ottomano, il Kosovo, con una forte maggioranza di popolazione albanese, è assoggettato dai Serbi, con il declino dell'Impero Ottomano.
Nel 1918 si crea lo Stato jugoslavo, detto Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni (compreso il Montenegro) attraverso un accordo tra slavi, ma le tensioni in Kosovo rimangono.
Molti Serbi, sostenuti dal governo jugoslavo, vanno ad abitare in Kosovo, da dove sono espulsi dall'esercito italiano di occupazione durante la seconda guerra mondiale. Alla fine della guerra Tito ripristina il controllo serbo riconoscendo comunque spazi di autonomia agli albanesi con la Costituzione del 1974, che è revocata da Milosevic nel 1989.
Nel settembre del 1990 viene autoproclamata la Repubblica del Kosovo, a seguito di un referendum non autorizzato sull'indipendenza della provincia. Il leader Ibrahim Rugova, capo della Lega Democratica Kosovara (LDK), invita alla resistenza passiva. Si attua una specie di struttura albanese parallela ai poteri serbi: si designano deputati, si istituiscono scuole dalle elementari all'università. Gli albanesi all'estero mandano finanziamenti regolari (almeno il 3% dei redditi). Si sviluppano piccole imprese private, agricole e commerciali.
Dopo le guerre di Croazia e di Bosnia, riprendono i disordini nella provincia del Kosovo. all'inizio del 1996 si effettuano atti terroristici dell'Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK). Avvengono scontri tra gli albanesi, le forze dell'ordine e civili serbi. Si contano morti.
Autunno del 1996: viene firmato tra Rugova e Milosevic un accordo sul sistema scolastico, però senza grandi risultati. Cresce la tensione e le divisioni tra albanesi sulle strategie da seguire: a Rugova si oppone Adem Demaci, sostenitore della lotta armata.
Marzo '98: L'UCK, che fa azioni di guerriglia da due anni, uccide due poliziotti serbi. La risposta è il Massacro di Drenica (8 marzo), circa 80 morti, anche donne e bambini. E' una rappresaglia contro il clan albanese di Jashari, uno dei capi dell'UCK. Si registra una forte reazione degli albanesi kosovari, emigrati all'estero.
La tassa per la patria, versata dagli emigranti kosovari al partito di Rugova, dopo il massacro, viene devoluta ai capi dell'UCK.
L'UCK riceve aiuti militari e coperture dall'Albania, dove ha attivato campi di addestramento.
Per limitare il movimento di armi in Albania e tendere al disarmo si effettua la Missione Alba e la Missione dell'Onu.
Rugova, con un'elezione plebiscitaria, viene eletto presidente dell'autoproclamata repubblica del Kosovo.
Primavera '98: Escalation del conflitto etnico in Kosovo. Interviene il Gruppo di contatto (Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia) nel tentativo di contenere una probabile guerra. L'iniziativa risulta inefficace.
Maggio '98: Gli Usa assumono un'iniziativa diplomatica, inviando Holbrooke, protagonista dell'accordo di Dayton per la Bosnia. Sollecitato dagli Usa, si apre a Belgrado un tavolo di negoziato tra Rugova e Milosevic, il quale tenta di mantenere il Kosovo come una questione di politica interna. In questa fase l'UCK non è legittimato politicamente.
Fine giugno'98: L'UCK avvia rapporti con la Nato e l'Onu. L'UCK propaganda un massacro inesistente, parlando di 500 fossi comuni a Orahovac, smentito dalla missione di osservatori dell'Unione Europea. L'UCK tende a fare del Kosovo una priorità mondiale.
23 settembre '98: Il Consiglio di sicurezza dell'Onu adotta una risoluzione per fermare i combattimenti in corso.
Fine settembre '98: Si aggrava il problema di profughi kosovari (circa 250.000) a seguito di repressioni serbe e il problema si pone sulla scena internazionale. Si profila la prospettiva dell'intervento Nato contro i serbi e si sviluppa una campagna di media negli Usa. Il sostegno degli Usa all'UCK provoca un'accelerazione verso la guerra.
In questa fase lavorano in Kosovo 2000 osservatori disarmati Osce e molte organizzazioni umanitarie, provocando una riduzione della violenza e un allentamento del controllo serbo.
Si estende l'iniziativa militare dell'UCK.
Gennaio '99: Massacro di Racak, effettuato dai serbi con 45 vittime, orribilmente mutilate. Si costruisce una grande campagna mediatica contro i serbi. Il Gruppo di contatto impone il negoziato di Rambouillet. La delegazione kosovara è guidata dal capo dell'UCK, con Rugova in secondo piano. Non viene raggiunto l'accordo perché non si parla esplicitamente di indipendenza del Kosovo.
15 marzo '99: A Parigi l'UCK firma l'accordo, non controfirmato dai serbi, che prevede l'occupazione militare del Kosovo da parte dell'Onu o della Nato. L'UCK chiede l'intervento aereo della Nato.
23 marzo '98: Viene dato ordine di effettuare il primo raid aereo della Nato.

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