Nella scuola italiana l'introduzione delle tecnologie informatiche e telematiche, avvenuta nel corso degli ultimi tre anni attraverso il Piano di Sviluppo delle Tecnologie Didattiche, ha rappresentato una consistente novità e ha posto una mole considerevole di questioni. In vari casi, infatti, ad una massiccia immissione di hardware e software non ha corrisposto un intervento di formazione e di elaborazione culturale capace di delineare in modo convincente le coordinate di una didattica delle discipline che utilizzi in modo appropriato le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie.

      Il dibattito si è spesso incagliato nelle secche della contrapposizione tra "technoscettici" e "technoentusuasti", accomunati entrambi da determinismo tecnologico, mentre ha eluso l'analisi delle caratteristiche intrinseche delle tecnologie informatiche e telematiche e del loro rapporto con il sapere e l'insegnamento/apprendimento. Si tratta infatti non solo di nuovi media, e cioè nuovi canali di trasmissione di conoscenze date, ma soprattutto di tecnologie cognitive, e cioè dispositivi che coinvolgono i processi interni alla mente umana e strumenti che orientano l'attività personale di costruzione dei significati. Particolare rilievo assume in questo quadro una riflessione su multimedialità e ipertesti in relazione alla storia, un ambito di esperienza e di elaborazione su cui molti insegnanti di storia e molti studenti si sono messi in gioco.