Radio Bari e la lotta di liberazione in Italia
Vito Antonio Leuzzi
La guerra per onde fu una delle
novità più rilevanti del secondo conflitto mondiale e
trovò in Italia il campo per alcune esperienze uniche nel
quadro dell’informazione europea, rappresentando un fronte di
guerra non meno importante di quello militare.
Attraverso il mezzo radiofonico la
guerra entrava entro le mura di casa, avvicinava il combattente alla
propria famiglia, provocando una immediata percezione emotiva della
gigantesca opera distruttiva compiuta dai diversi eserciti in campo.
Radio Bari, una delle principali
strutture dell’EIAR (Ente Italiano audizioni radiofoniche), in
grado di far arrivare la sua voce nei Balcani ed in Medio Oriente,
svolse un importante ruolo strategico nell’ambito della
situazione nazionale dopo l’armistizio.
L’emittente barese sfuggì
il 9 settembre del ‘43 all’opera distruttiva dei nazisti
che non riuscirono a far saltare il porto ed il palazzo delle poste
(la sede dell’EIAR era poco distante da quest’ultima) per
il pronto intervento dei militari e della popolazione del borgo
antico che respinsero l’attacco tedesco catturando decine di
soldati nemici. A Bari l’azione di resistenza armata contro i
nazisti, si risolse vittoriosamente. Nella prima opera sulla
Resistenza Italiana, Roberto Battaglia mise in luce la resistenza
barese, ma poi la vicenda fu rapidamente rimossa dalla storiografia.
Il pronto intervento degli
antifascisti baresi, che il 10 settembre s’installarono
pacificamente nella sede dell’EIAR, evitò
l’interruzione delle trasmissioni.
Con il sostegno dei tecnici, i
giovani intellettuali vissuti all’ombra di Croce e della Casa
editrice Laterza, grazie anche all’esperienza accumulata negli
anni di guerra con l’organizzazione di una vera e propria
struttura di controinformazione ( periodicamente il giudice Michele
Cifarelli aveva il compito di riferire al gruppo liberal-socialista,
guidato da Tomaso Fiore le notizie captate da Radio Londra)
riuscirono ad organizzare un notiziario sulla base dei comunicati
dalla BBC.
Nel momento in cui Radio Bari
forniva le prime informazioni sulla nuova situazione
politico-militare, nasceva il regno del Sud con il trasferimento del
Re e di Badoglio, a Brindisi. (“i fuggiaschi romani”,
imbarcatisi a Pescara, giunsero nel porto pugliese nelle prime ore
del pomeriggio del 10).
Il giorno successivo l’emittente
barese fu in grado di trasmettere i proclami del re e del capo del
governo che invitavano le forze armate a reagire all’aggressione
tedesca che non risparmiava la popolazione civile. Le nuove
direttive monarchico-badogliane si erano rese necessarie in seguito
all’ ambiguità e all’attendismo relativo
all’annuncio dell’armistizio, che non spiegava la nuova
situazione e non forniva precise direttive sul piano militare.
In Puglia nei giorni successivi
all’8 settembre si assistette ad una reazione violenta dei
reparti della Wehrmacht che, dopo il fallimento dell’attacco a
Bari, Barletta e in diverse altre località del Nord della
Puglia intensificarono le aggressioni dando luogo a stragi ed eccidi
indiscriminati , soprattutto contro militari sbandati.
Il 12 settembre, il maggiore
inglese Iean Greenlees, (responsabile dell’ufficio della guerra
psicologica) sbarcato a Taranto con i primi contingenti dell’VIII
armata inglese, che aveva avuto precisi ordini dal Quartiere generale
alleato di Algeri, dopo aver informato la missione militare alleata
a Brindisi ed il governo Badoglio, si installò nella sede
dell’EIAR.
Prima di ogni altra struttura
militare e civile gli anglo-americani, si preoccuparono di porre
sotto il loro controllo la potente emittente del capoluogo pugliese,
nota nell’area del Mediterraneo sin dagli anni Trenta per le
trasmissioni in serbo-croato ed in lingua araba.
Radio Bari, ribattezzata “Libera
voce del governo d’Italia”, fu ascoltata dai militari
italiani e dai partigiani iugoslavi che resistevano nei Balcani, a
Cefalonia e nelle altre isole dello Ionio e dell’Egeo agli
attacchi criminali degli uomini di Hitler, alimentando nuove
speranze nella lotta contro il nazi-fascismo. L’annuncio della
liberazione definitiva della Puglia a fine settembre ’43
agevolò il grande flusso di ex deportati, liberati dai campi
di internamento fascisti disseminati nel Mezzogiorno, di rifugiati di
slavi di diverse nazionalità e religioni, provenienti
dall’altra sponda dell’Adriatico, in fuga dal terrore
nazista.
A differenza di Radio Palermo, che
gli americani occuparono dopo lo sbarco in Sicilia, utilizzandola
nell’abito di esigenze prevalentemente militari (si autorizzò
una sola rubrica “Il Bersagliere” affidata ad un
ufficiale italiano di origini barese, l’avvocato Filippo
Salerno), Radio Bari, già in funzione con l’arrivo degli
alleati, rappresentò la principale fonte dell’informazione
politico-culturale dell’Italia libera gestita esclusivamente
da esponenti politici italiani
Nell’organizzazione
dell’emittente il maggiore inglese, profondo conoscitore
dell’opera di Croce, non solo utilizzò le competenze
degli intellettuali liberal-socialisti, confluiti poi nel partito
d’Azione, ma tentò anche di mantenere una relativa
autonomia dalle ingerenze badogliane e dalle direttive del governo
inglese.
“Ci riunimmo tutti - ricorda
Greenlees - mettendo insieme un programma e decidemmo di cominciare
subito le trasmissioni, dapprima modeste e fatte soprattutto di
notizie, poi di commenti politici, poi di programmi speciali”.
Nel giro di pochi giorni Radio Bari,
fu in grado di trasmettere i primi commenti politici, affidati al
segretario del CLN, il giudice Miche Cifarelli che segnarono una
svolta nel panorama dell’informazione nazionale dopo il crollo
del regime.
Nelle prime due conversazioni
dell’esponente azionista, che andarono in onda il 15 ed il 18
settembre subito dopo il telegiornale delle 20, dal titolo
emblematico “La morte del Fascismo” e “Guerra di
Liberazione” si affrontarono le questioni della situazione
politica italiana dopo il crollo del fascismo, della formazione
della nuova classe dirigente e della partecipazione alla guerra di
liberazione.
Per la prima volta dopo venti anni
di censura gli italiani ascoltarono parole diverse dalla consueta
retorica del regime: “Noi vogliamo - affermò Cifarelli -
che sia dato il giusto peso alla nuova classe dirigente che nel paese
si è formata e che comprende quanti uomini onesti che durante
il fascismo hanno adorato la libertà in silenzio senza
piegare; quanti per vent’anni hanno lottato contro il fascismo
nella cospirazione e negli esili o in qualsiasi altro modo fosse ad
essi consentito specie nel campo della cultura; quanti, specie tra i
giovani, nonostante il fascismo, hanno acquisito nella religione
della libertà una preparazione morale ed intellettuale
adeguata al cimento...Noi vogliamo che questa nuova classe
dirigente sia posta in grado di rompere coraggiosamente e
sistematicamente tutte le strutture fasciste della pubblica
amministrazione”
Sull’altro fondamentale
problema che coinvolgeva non solo il fronte interno, ma i combattenti
sui vari teatri di guerra (furono più di seicentomila i
militari italiani che si rifiutarono di schierarsi con i nazisti )
egli affermò: “Guerra di Liberazione. Ecco la
denominazione precisa per questa guerra, precisa e vera oggi per gli
italiani non meno che per tutti i popoli e gli eserciti delle Nazioni
Unite. Sì guerra di liberazione è questa nostra contro
la tirannide fascista che vorrebbe risorgere sostenuta dalle
baionette naziste...”.
Cifarelli, inoltre metteva in luce
nel suo commento la reazione spontanea di militari e civili alla
preordinata aggressione nazista“.
Radio Bari riuscì in poche
settimane ad incidere sul sistema generale dell’informazione
esercitando un ruolo egemonico sulle altre forme di comunicazione, in
particolare «La Gazzetta del Mezzogiorno» l’unico
quotidiano del Regno del Sud, dove però l’influenza del
governo di Brindisi non era marginale.
La riflessione sulla questione
istituzionale e sulla situazione interna, condotta attraverso la
radio, in una realtà dove ancora non erano state
ripristinate le libertà politiche e la libertà di
stampa, scompaginò l’azione neoconservatrice ed
autoritaria del governo e rappresentò uno stimolo per la
riorganizzazione delle forze democratiche.
Il governo di Brindisi il 25
settembre impartì l’ordine all’autorità
militare di estromettere dalla Radio Michele Cifarelli, incontrando
la ferma opposizione di Greenlees che, così ricordò
l’episodio: “Il mio compito non fu facile, perché
incontrò di tanto in tanto vecchie resistenze di mentalità
fascista. Un giorno, dopo essere uscito per qualche ora, tornai negli
uffici della radio e mi trovai davanti a un tentativo da parte delle
autorità locali per impedire di parlare a Cifarelli e agli
altri. Subito spiegai che quella era una radio libera, di cui ero io
il direttore. Incidenti simili ebbero luogo nel settore della stampa”
In quelle settimane si svolse infatti una dura
battaglia per la libertà d’informazione, di cui fu
protagonista lo stesso Cifarelli ed alcuni esponenti azionisti che
stamparono a metà ottobre, nonostante i divieti, il
settimanale «Italia Libera».
Nell’articolo di fondo Il
dovere dell’ora, (non firmato) Cifarelli ripropose le
riflessioni svolte alcuni giorni prima a Radio Bari sulla necessità
di una intensa mobilitazione per sostenere l’azione militare
alleata.
Immediatamente la Prefettura impartì
l’ordine del sequestro e del fermo di diversi esponenti
antifascisti, tra i quali Vincenzo Calace, che aveva scontato
diversi anni di carcere e di confino assieme ad Ernesto Rossi e
Riccardo Bauer
La diffusione della notizia
dell’arresto degli azionisti, diffusa anche dalla BBC, destò
molta impressione sui corrispondenti stranieri, che nello loro
comunicazioni, scrissero che in Italia si continuava ad arrestare gli
antifascisti.
Nel giro di pochi giorni anche in
conseguenza dei lavori della Conferenza di Mosca, Badoglio fu
costretto ad autorizzare la pubblicazione dei settimanali di partito,
rendendo la stampa libera.
Italia Combatte
L’obiettivo di valorizzare il
contributo degli italiani alla lotta di liberazione nazionale indusse
i responsabili della radio, a potenziare l’informazione
relativa alla resistenza dei partigiani sul fronte adriatico a
partire dall’Abruzzo ed alle prime azioni delle formazioni
militari italiane a fianco degli americani sul fronte tirrenico,
Inizialmente l’organizzazione
di questo settore decisivo della informazione radiofonica fu affidato
al capitano Annibale del Mare ed a un giovane ufficiale italiano, il
prof Giorgio Spini, ( negli interventi alla radio utilizzava lo
pseudonimo di Valdo Gigli), che, passate le linee nell’ottobre
del 1943, giunse al campo di riordinamento di Cavallino dove
confluirono unità provenienti anche dalla costa albanese e
dalmata e dalle isole ioniche. Queste prime formazioni combattenti
dell’Esercito italiano, secondo i ricordi del prof. Spini (
testimone diretto di quegli eventi), svolsero azioni militari
importanti e decisive per la liberazione delle città del Nord.
Agli inizi di dicembre questo
delicato settore della propaganda bellica fu consolidato ed ampliato
per la straordinaria disponibilità di giornalisti, scrittori,
uomini di cultura ,che, dopo essersi nascosti sulle montagne
abruzzesi, si rifugiarono in Puglia prima che le nevicate invernali
ne impedissero il passaggio.
Tra i nuovi arrivati diversi avevano
alle spalle consolidate esperienze giornalistiche ed editoriali come
Antonio Piccone Stella (che assunse lo pseudonimo di Francalacia),
Pio Ambrogetti (Anghelos, già redattore e speaker a Radio
Roma) e la scrittrice Alba de Cespsedes (nota per la sua attività
antifascista (nel 1938 fu censurato il suo romanzo, Nessuno torni
indietro) che utilizzò lo pseudonimo di Clorinda.
Nella sua pagine di diario ella
così descrive la situazione della massa di rifugiati, tra cui
molti slavi ed ebrei di diversa nazionalità che cercavano di
porsi in salvo: “Tutti stretti da umana solidarietà che
abolisce confini passaporti. Non ci si domanda il nome o il colore
politico. Qui in questa stalla remota a 1000 metri di altezza, mi
sembra che stia rinascendo l’Italia che abbiamo voluto. Qui
ricominciamo a vivere civilmente. Il russo parla del suo paese, i
polacchi della loro letteratura, l’ebrea non ha più
quegli occhi di sgomento coi quali fissa l’alto della collina
per vedere se da la odano tedeschi [...]”
Ben presto Clorinda divenne la voce
più familiare e famosa di Italia Combatte, programma messo in
onda il 6 dicembre, subito dopo i commenti politici, alle 23 (veniva
replicato anche la mattina dopo il notiziario delle 7).
Da una delle prime conversazioni
della nuova trasmissione, presentata come “La voce della
riscossa e della liberazione”, Marino (Annibale del Mare)
esaltò la partecipazione dei nostri soldati alla lotta sul
fronte della V armata assieme ai patrioti di Francia, Polonia,
Grecia, Iugoslavia, definendo la guerra in corso “una crociata
di liberazione”.
Italia combatte dedicò
un’attenzione particolare alla guerra partigiana iniziata sulle
montagne Abruzzesi. In uno di questi commenti, dal titolo “mangerete
le foglie degli alberi” Francalancia (Piccone Stella) raccontò
le testimonianze (fornite dai testimoni diretti) sui rastrellamenti
della popolazione civile e sull’attività terroristica
dei reparti della Wehrmacht.
Radio Bari svolse anche l’importante
funzione di fronteggiare la propaganda nazi-fascista che trovava in
Radio Roma, controllata direttamente dal comando tedesco, il suo
punto di forza. La radio fascista diffondeva con toni enfatici
notizie completamente inventate su scontri cruenti tra popolazione e
truppe anglo-americane. Radio Bari puntualmente denunciava la
deformazioni e la manipolazione dell’informazione.
Valdo Gigli e Francalancia furono
protagonisti di duelli radiofonici con le radio della RSI nei quali
sottolinearono l’assoluta libertà d’informazione
esistente nell’Italia libera rispetto alla totale assenza di
libertà di ascolto nell’Italia e nell’Europa
dominata dal totalitarismo nazista.
La voce dell’emittente
pugliese, ripresa da Radio Algeri o da Radio Londra, riusciva a
raggiungere gli internati militari e civili nei vari campi di
concentramento disseminati nel terzo Reich. Radio Bari fu oggetto di
attacchi anche da parte di Radio Monaco, che aveva creato programmi
per i militari italiani internati e la cui potenza favoriva
l’ascolto anche nell’Italia del Sud.
La coscienza di una lotta estrema da
combattere con tutti i mezzi caratterizzò lo sviluppo di
“Italia combatte”, il cui ruolo nelle diverse fasi della
guerra di liberazione, fu immediatamente percepito da tutte le
emittenti del mondo libero (una radio come sostenne nei suoi ricordi
Greelees negli anni settanta programmata e gestita esclusivamente da
italiani).
Inoltre la valorizzazione della
partecipazione italiana alla guerra di liberazione rappresentò
una battaglia quotidiana parallela a quella combattuta dello stato
maggiore dell’esercito per trasformare i termini
dell’armistizio in quelli della cobelligeranza .
Radio Bari istituì anche nel
dicembre del ’43 una trasmissione specifica per il militari
italiani, andava in onda nella tarda mattinata che aveva la funzione
di sostenere il processo di riorganizzazione delle tre armi,
esercito, marina aviazione .
La voce dei
partiti e il Congresso di Bari dei CLN
Non va dimenticato, in questo
contesto, l’altro aspetto della radio quello della formazione
di una coscienza antifascista e democratica e al contempo la
funzione di tramite tra gli italiani del Sud e quelli del Nord
Con il potenziamento delle
trasmissioni di ben quattro ore, a partire dal 13 dicembre 1943, si
trasmetteva ininterrottamente dalle 5,55 della mattina alle 2,05
della notte, furono avviate nuove rubriche, in particolare la voce
dei partiti, la voce dei giovani e la voce dei lavoratori.
Dopo venti anni di dittatura e di
censura gli ascoltatori sentirono parlare di cultura antifascista,
sino ad allora patrimonio di ristrette èlites nel Sud.
Al microfono si alternarono esponenti dei diversi partiti del CLN,
dai democratici cristiani a i socialisti ai liberali, che
presentarono i loro programmi.
Personalità note
dell’antifascismo, Adolfo Amodeo e Benedetto Croce, rivolsero
messaggi ai militari italiani che si opponevano ai nazisti nei
Balcani ed ai giovani.
Il 25 gennaio da Bari su Italia
Combatte fu ritrasmesso la denuncia di Croce, andata in onda da Radio
Palermo, delle devastazioni tedesche nel sud ed a Napoli. “Pensate
– affermò Croce – è stato cosparso di
benzina e bruciato per vendetta, di proposito, con piena coscienza
dell’atto che si compiva, tutta la parte preziosa del grande
archivio di Napoli per ordine di un ufficiale tedesco che, ammonito
in tempo sul valore unico di quelle carte per gli studiosi del mondo
intero, dichiarò che sapeva perfettamente l’importanza
di quello che distruggeva”. In quei giorni Aldo Moro, allora
dirigente della Fuci, lanciò un appello ai giovani partigiani
universitari.
Anche Tommaso Fiore, alcune
settimane prima, il 15 gennaio aveva ricordato la figura Salvemini,
le sue battaglie democratiche a difesa del Mezzogiorno e la sua
straordinaria opera di storico che aveva fatto conoscere al mondo il
vero volto del fascismo. Fiore riteneva che il suo ritorno in Italia
avrebbe infuso “una straordinaria forza alla libertà che
rinasceva”.
La novità costituita
dall’intervento massiccio degli esponenti democratici, destò
forte allarme nelle le forze monarchiche che inoltrarono proteste al
Quartiere generale di Algeri Si distinse in questa operazione contro
le forze democratiche Filippo Naldi responsabile dell’ufficio
stampa del governo di Brindisi, noto per le vicende relative al
delitto Matteotti.
Radio Londra di fronte alla
complessità ed alla novità della situazione politica
interna dell’Italia libera, (ricostituzione dei partiti e del
sindacato) ed al dibattito che giungeva nelle aule del Parlamento
inglese dove i deputati laburisti all’opposizione esaltavano
l’apporto militare italiano alla guerra di liberazione
(volutamente messo in ombra dal governo conservatore) fu costretta ad
intensificare l’informazione affidando i commenti, oltre che
a Colosso (nei cui interventi si evidenziava l’allineamento
della BBC alle posizioni del governo), anche a Paolo Treves, che
seguì con grande attenzione l’evolversi del dibattito
politico del Regno del Sud.
Radio Bari dunque rappresentò
un punto costante di riferimento per le trasmissioni della Bbc, che
fu costretta a trasmetterne in diverse occasioni i commenti politici.
Tutto questo fu alla base di un complesso fenomeno che dette luogo
alla circolarità dell’informazione CLN del Sud-Radio
Londra-Italia del Nord
I commenti politici dell’emittente
barese s’imposero, all’attenzione internazionale ed in
particolare all’opinione pubblica dell’Italia occupata
dai nazisti dove l’ascolto di Radio Bari soprattutto nei primi
mesi avveniva con difficoltà.
Nel delicato settore delle
comunicazioni si condusse come ha ben evidenziato Gianni Isola, nel
saggio, L’ascolto nella Guerra di liberazione in Italia:
“una battaglia politica parallela a quella che lo stato
maggiore dell’esercito combatteva quotidianamente per
trasformare i termini dell’armistizio in quelli della
cobelligeranza, culminati un anno dopo con la costituzione del Corpo
italiano di Liberazione che, con divise inglesi ma mostrine italiane,
risalì la penisola al fianco delle truppe alleate”.
L’emittente barese dunque non
solo costituiva l’unica fonte di notizie che cercava di opporsi
all’egemonia incontrastata dell’informazione da parte del
nazi-fascismo nel centro - Nord, ma rappresentò la voce che
riuscì a fornire all’opinione pubblica ed alle classi
dirigenti del mondo libero l’immagine di un paese che sosteneva
con forza la guerra di Liberazione ed al contempo tentava di
ricostruire, su nuove basi, la vita politico-sociale e culturale del
Mezzogiorno d’Italia.
Il banco di prova della capacità
del CLN pugliese e campano di chiamare a raccolta le forze politiche
meridionali per arginare il processo di restaurazione
monarchico-badogliano e per imprimere una svolta alla situazione
istituzionale, anche in previsione del crollo militare della Germania
si ebbe tra dicembre e gennaio.
Un comunicato di Radio Bari,
abilmente preparato dagli antifascisti con cui si annunciava il
divieto della Commissione Alleata di Controllo di autorizzare il
Convegno dei CLN a Napoli per il 20 novembre, determinò una
forte impressione negativa negli ambienti dei laburisti inglesi e dei
democratici roosveltiani ed al contempo innescò una forte
mobilitazione dei Cln di Bari e Napoli, che impressionò gli
osservatori stranieri. A Napoli il 20 dicembre 1943 in occasione
della commemorazione di Giovanni Amendola, il segretario del Cln
barese Michele Cifarelli lesse un testo a nome di tutte le forze
democratiche presenti, di forte protesta verso gli anglo-americani
per il divieto imposto.
La Commissione Alleata di controllo
fu costretta il 7 gennaio ad emettere un comunicato in cui si
autorizzava lo svolgimento del Congresso non a Napoli (troppo vicina
alle linee del fronte), ma a Bari.
Tutta l’attenzione degli
ambienti politici internazionali, si concentrò sessant’anni
fa sul capoluogo pugliese, che assunse di fatto il ruolo di capitale
politica e culturale dell’Italia Libera.
Radio Londra dopo un commento
ambiguo di Candidus, che la mattina del 28 gennaio, ribadì
che “per gli alleati, prima di ogni altra cosa si trattava di
risolvere un problema militare, cacciare i tedeschi dall’Italia
e sconfiggere la Germania”, assunse una posizione più
equilibrata.
Nelle valutazioni, affidate a
Colosso ed a Treves che intervennero con commenti nelle trasmissioni
pomeridiane e serali di quel giorno, non si celarono gli effetti
politici dell’ assise barese. Il primo
affermò che: “Si è
iniziato a Bari il primo Congresso democratico che si raduni nel
continente europeo dal giorno in cui Hitler vi spense il lume della
democrazia” e si evidenziò l’importanza della
lotta antifascista di Gobetti, Gramsci, Rosselli; mentre il secondo
sostenne che “il Congresso antifascista rappresentava il più
importante avvenimento della politica italiana dopo la caduta del
fascismo”.
Radio Londra nei giorni successivi
(grazie alle registrazioni inviate da Greenlees) trasmise
integralmente il discorso di apertura di Croce, quelli di Sforza, di
Arangio Ruiz, nonché gli ordini del giorno, le risoluzioni del
Congresso, i messaggi del Comitato centrale del CLN.
Candidus nel commento del 31 gennaio
evidenziò: ”l’alto senso di responsabilità
morale ed ideale dei rappresentanti dei sei partiti antifascisti”.
Radio Bari non riuscì, per i
divieti imposti dalla Commissione alleata di Controllo, a trasmettere
in diretta i lavori del Congresso, ( con il trasferimento del governo
a Salerno fu smantellata, la struttura politico-culturale della
Radio) tuttavia Alba de Cespedes utilizzò gran parte della
trasmissione di Italia Combatte del 28 gennaio per informare i
resistenti del Nord.
“Questo Congresso - sostenne
Clorinda - è stato in parole semplici, la prima riunione
ufficiale dei partiti d’opposizione. Andai lì ad
assistere, seduta in un palco. Perché la riunione si svolse al
teatro Piccinni, un teatro tutto rosso e d’oro adatto alle
nozze di Figaro o al barbiere di Siviglia. Io ero mossa come quando
si vede una persona che è stata lungamente malata, sul punto
di morire addirittura, uscire finalmente a muovere i primi passi al
sole. E avevo anche dentro di me la sensazione di fare cosa proibita,
non potevo ancora abituarmi all’idea che in Italia, ormai,
ognuno poteva fare e dire quel che voleva. Quando vidi Benedetto
Croce - del quale avevo appreso attraverso i libri ad avere tanto
rispetto ed amore - entrare sul palcoscenico come un ometto, con un
paltoncino marrone e posare il cappello sul tavolino, semplicemente,
senza nessuno attorno a lui che s’affannasse ad aiutarlo, e
quando lo vidi leggere il suo discorso confidenzialmente, alzando un
poco gli occhi sul pubblico.. lo udii dire così semplicemente,
la libertà, come avrebbe detto una parola qualunque, una di
quelle parole che gli spiriti liberi sono abituati a pronunciare con
dimestichezza, allora mi gettai ad applaudire furiosamente...
Chiusi lì in quel teatro, io a volte mi domandavo dove
fossimo, perché spettacoli simili ero avvezza a vederli oltre
frontiera. Ma guardavo il palcoscenico, allora, e quel pezzo di tela
a tre colori e mi rassicuravo. Cominciavo a capire che non soltanto
un regime era finito, ma tutto un modo di vivere, un modo di essere e
di ragionare...
Ed io pensavo a voi che siete
dall’altra parte e avrei voluto che poteste vedere e sentire.
C’era gran sole, attorno, era proprio una giornata bellissima,
come qualche volta in primavera quando ogni cosa rinasce e la
speranza è più facile”.
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