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Il percorso della Libertà

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Radio Bari e la lotta di liberazione in Italia

Vito Antonio Leuzzi  *


La guerra per onde fu una delle novità più rilevanti del secondo conflitto mondiale e trovò in Italia il campo per alcune esperienze uniche nel quadro dell’informazione europea, rappresentando un fronte di guerra non meno importante di quello militare.

Attraverso il mezzo radiofonico la guerra entrava entro le mura di casa, avvicinava il combattente alla propria famiglia, provocando una immediata percezione emotiva della gigantesca opera distruttiva compiuta dai diversi eserciti in campo.

Radio Bari, una delle principali strutture dell’EIAR (Ente Italiano audizioni radiofoniche), in grado di far arrivare la sua voce nei Balcani ed in Medio Oriente, svolse un importante ruolo strategico nell’ambito della situazione nazionale dopo l’armistizio.

L’emittente barese sfuggì il 9 settembre del ‘43 all’opera distruttiva dei nazisti che non riuscirono a far saltare il porto ed il palazzo delle poste (la sede dell’EIAR era poco distante da quest’ultima) per il pronto intervento dei militari e della popolazione del borgo antico che respinsero l’attacco tedesco catturando decine di soldati nemici. A Bari l’azione di resistenza armata contro i nazisti, si risolse vittoriosamente. Nella prima opera sulla Resistenza Italiana, Roberto Battaglia mise in luce la resistenza barese, ma poi la vicenda fu rapidamente rimossa dalla storiografia.

Il pronto intervento degli antifascisti baresi, che il 10 settembre s’installarono pacificamente nella sede dell’EIAR, evitò l’interruzione delle trasmissioni.

Con il sostegno dei tecnici, i giovani intellettuali vissuti all’ombra di Croce e della Casa editrice Laterza, grazie anche all’esperienza accumulata negli anni di guerra con l’organizzazione di una vera e propria struttura di controinformazione ( periodicamente il giudice Michele Cifarelli aveva il compito di riferire al gruppo liberal-socialista, guidato da Tomaso Fiore le notizie captate da Radio Londra) riuscirono ad organizzare un notiziario sulla base dei comunicati dalla BBC.

Nel momento in cui Radio Bari forniva le prime informazioni sulla nuova situazione politico-militare, nasceva il regno del Sud con il trasferimento del Re e di Badoglio, a Brindisi. (“i fuggiaschi romani”, imbarcatisi a Pescara, giunsero nel porto pugliese nelle prime ore del pomeriggio del 10).

Il giorno successivo l’emittente barese fu in grado di trasmettere i proclami del re e del capo del governo che invitavano le forze armate a reagire all’aggressione tedesca che non risparmiava la popolazione civile. Le nuove direttive monarchico-badogliane si erano rese necessarie in seguito all’ ambiguità e all’attendismo relativo all’annuncio dell’armistizio, che non spiegava la nuova situazione e non forniva precise direttive sul piano militare.

In Puglia nei giorni successivi all’8 settembre si assistette ad una reazione violenta dei reparti della Wehrmacht che, dopo il fallimento dell’attacco a Bari, Barletta e in diverse altre località del Nord della Puglia intensificarono le aggressioni dando luogo a stragi ed eccidi indiscriminati , soprattutto contro militari sbandati.

Il 12 settembre, il maggiore inglese Iean Greenlees, (responsabile dell’ufficio della guerra psicologica) sbarcato a Taranto con i primi contingenti dell’VIII armata inglese, che aveva avuto precisi ordini dal Quartiere generale alleato di Algeri, dopo aver informato la missione militare alleata a Brindisi ed il governo Badoglio, si installò nella sede dell’EIAR.

Prima di ogni altra struttura militare e civile gli anglo-americani, si preoccuparono di porre sotto il loro controllo la potente emittente del capoluogo pugliese, nota nell’area del Mediterraneo sin dagli anni Trenta per le trasmissioni in serbo-croato ed in lingua araba.

Radio Bari, ribattezzata “Libera voce del governo d’Italia”, fu ascoltata dai militari italiani e dai partigiani iugoslavi che resistevano nei Balcani, a Cefalonia e nelle altre isole dello Ionio e dell’Egeo agli attacchi criminali degli uomini di Hitler, alimentando nuove speranze nella lotta contro il nazi-fascismo. L’annuncio della liberazione definitiva della Puglia a fine settembre ’43 agevolò il grande flusso di ex deportati, liberati dai campi di internamento fascisti disseminati nel Mezzogiorno, di rifugiati di slavi di diverse nazionalità e religioni, provenienti dall’altra sponda dell’Adriatico, in fuga dal terrore nazista.

A differenza di Radio Palermo, che gli americani occuparono dopo lo sbarco in Sicilia, utilizzandola nell’abito di esigenze prevalentemente militari (si autorizzò una sola rubrica “Il Bersagliere” affidata ad un ufficiale italiano di origini barese, l’avvocato Filippo Salerno), Radio Bari, già in funzione con l’arrivo degli alleati, rappresentò la principale fonte dell’informazione politico-culturale dell’Italia libera gestita esclusivamente da esponenti politici italiani

Nell’organizzazione dell’emittente il maggiore inglese, profondo conoscitore dell’opera di Croce, non solo utilizzò le competenze degli intellettuali liberal-socialisti, confluiti poi nel partito d’Azione, ma tentò anche di mantenere una relativa autonomia dalle ingerenze badogliane e dalle direttive del governo inglese.

“Ci riunimmo tutti - ricorda Greenlees - mettendo insieme un programma e decidemmo di cominciare subito le trasmissioni, dapprima modeste e fatte soprattutto di notizie, poi di commenti politici, poi di programmi speciali”.

Nel giro di pochi giorni Radio Bari, fu in grado di trasmettere i primi commenti politici, affidati al segretario del CLN, il giudice Miche Cifarelli che segnarono una svolta nel panorama dell’informazione nazionale dopo il crollo del regime.

Nelle prime due conversazioni dell’esponente azionista, che andarono in onda il 15 ed il 18 settembre subito dopo il telegiornale delle 20, dal titolo emblematico “La morte del Fascismo” e “Guerra di Liberazione” si affrontarono le questioni della situazione politica italiana dopo il crollo del fascismo, della formazione della nuova classe dirigente e della partecipazione alla guerra di liberazione.

Per la prima volta dopo venti anni di censura gli italiani ascoltarono parole diverse dalla consueta retorica del regime: “Noi vogliamo - affermò Cifarelli - che sia dato il giusto peso alla nuova classe dirigente che nel paese si è formata e che comprende quanti uomini onesti che durante il fascismo hanno adorato la libertà in silenzio senza piegare; quanti per vent’anni hanno lottato contro il fascismo nella cospirazione e negli esili o in qualsiasi altro modo fosse ad essi consentito specie nel campo della cultura; quanti, specie tra i giovani, nonostante il fascismo, hanno acquisito nella religione della libertà una preparazione morale ed intellettuale adeguata al cimento...Noi vogliamo che questa nuova classe dirigente sia posta in grado di rompere coraggiosamente e sistematicamente tutte le strutture fasciste della pubblica amministrazione”

Sull’altro fondamentale problema che coinvolgeva non solo il fronte interno, ma i combattenti sui vari teatri di guerra (furono più di seicentomila i militari italiani che si rifiutarono di schierarsi con i nazisti ) egli affermò: “Guerra di Liberazione. Ecco la denominazione precisa per questa guerra, precisa e vera oggi per gli italiani non meno che per tutti i popoli e gli eserciti delle Nazioni Unite. Sì guerra di liberazione è questa nostra contro la tirannide fascista che vorrebbe risorgere sostenuta dalle baionette naziste...”.

Cifarelli, inoltre metteva in luce nel suo commento la reazione spontanea di militari e civili alla preordinata aggressione nazista“.

Radio Bari riuscì in poche settimane ad incidere sul sistema generale dell’informazione esercitando un ruolo egemonico sulle altre forme di comunicazione, in particolare «La Gazzetta del Mezzogiorno» l’unico quotidiano del Regno del Sud, dove però l’influenza del governo di Brindisi non era marginale.

La riflessione sulla questione istituzionale e sulla situazione interna, condotta attraverso la radio, in una realtà dove ancora non erano state ripristinate le libertà politiche e la libertà di stampa, scompaginò l’azione neoconservatrice ed autoritaria del governo e rappresentò uno stimolo per la riorganizzazione delle forze democratiche.

Il governo di Brindisi il 25 settembre impartì l’ordine all’autorità militare di estromettere dalla Radio Michele Cifarelli, incontrando la ferma opposizione di Greenlees che, così ricordò l’episodio: “Il mio compito non fu facile, perché incontrò di tanto in tanto vecchie resistenze di mentalità fascista. Un giorno, dopo essere uscito per qualche ora, tornai negli uffici della radio e mi trovai davanti a un tentativo da parte delle autorità locali per impedire di parlare a Cifarelli e agli altri. Subito spiegai che quella era una radio libera, di cui ero io il direttore. Incidenti simili ebbero luogo nel settore della stampa”

In quelle settimane si svolse infatti una dura battaglia per la libertà d’informazione, di cui fu protagonista lo stesso Cifarelli ed alcuni esponenti azionisti che stamparono a metà ottobre, nonostante i divieti, il settimanale «Italia Libera».

Nell’articolo di fondo Il dovere dell’ora, (non firmato) Cifarelli ripropose le riflessioni svolte alcuni giorni prima a Radio Bari sulla necessità di una intensa mobilitazione per sostenere l’azione militare alleata.

Immediatamente la Prefettura impartì l’ordine del sequestro e del fermo di diversi esponenti antifascisti, tra i quali Vincenzo Calace, che aveva scontato diversi anni di carcere e di confino assieme ad Ernesto Rossi e Riccardo Bauer

La diffusione della notizia dell’arresto degli azionisti, diffusa anche dalla BBC, destò molta impressione sui corrispondenti stranieri, che nello loro comunicazioni, scrissero che in Italia si continuava ad arrestare gli antifascisti.

Nel giro di pochi giorni anche in conseguenza dei lavori della Conferenza di Mosca, Badoglio fu costretto ad autorizzare la pubblicazione dei settimanali di partito, rendendo la stampa libera.


Italia Combatte


L’obiettivo di valorizzare il contributo degli italiani alla lotta di liberazione nazionale indusse i responsabili della radio, a potenziare l’informazione relativa alla resistenza dei partigiani sul fronte adriatico a partire dall’Abruzzo ed alle prime azioni delle formazioni militari italiane a fianco degli americani sul fronte tirrenico,

Inizialmente l’organizzazione di questo settore decisivo della informazione radiofonica fu affidato al capitano Annibale del Mare ed a un giovane ufficiale italiano, il prof Giorgio Spini, ( negli interventi alla radio utilizzava lo pseudonimo di Valdo Gigli), che, passate le linee nell’ottobre del 1943, giunse al campo di riordinamento di Cavallino dove confluirono unità provenienti anche dalla costa albanese e dalmata e dalle isole ioniche. Queste prime formazioni combattenti dell’Esercito italiano, secondo i ricordi del prof. Spini ( testimone diretto di quegli eventi), svolsero azioni militari importanti e decisive per la liberazione delle città del Nord.

Agli inizi di dicembre questo delicato settore della propaganda bellica fu consolidato ed ampliato per la straordinaria disponibilità di giornalisti, scrittori, uomini di cultura ,che, dopo essersi nascosti sulle montagne abruzzesi, si rifugiarono in Puglia prima che le nevicate invernali ne impedissero il passaggio.

Tra i nuovi arrivati diversi avevano alle spalle consolidate esperienze giornalistiche ed editoriali come Antonio Piccone Stella (che assunse lo pseudonimo di Francalacia), Pio Ambrogetti (Anghelos, già redattore e speaker a Radio Roma) e la scrittrice Alba de Cespsedes (nota per la sua attività antifascista (nel 1938 fu censurato il suo romanzo, Nessuno torni indietro) che utilizzò lo pseudonimo di Clorinda.

Nella sua pagine di diario ella così descrive la situazione della massa di rifugiati, tra cui molti slavi ed ebrei di diversa nazionalità che cercavano di porsi in salvo: “Tutti stretti da umana solidarietà che abolisce confini passaporti. Non ci si domanda il nome o il colore politico. Qui in questa stalla remota a 1000 metri di altezza, mi sembra che stia rinascendo l’Italia che abbiamo voluto. Qui ricominciamo a vivere civilmente. Il russo parla del suo paese, i polacchi della loro letteratura, l’ebrea non ha più quegli occhi di sgomento coi quali fissa l’alto della collina per vedere se da la odano tedeschi [...]”

Ben presto Clorinda divenne la voce più familiare e famosa di Italia Combatte, programma messo in onda il 6 dicembre, subito dopo i commenti politici, alle 23 (veniva replicato anche la mattina dopo il notiziario delle 7).

Da una delle prime conversazioni della nuova trasmissione, presentata come “La voce della riscossa e della liberazione”, Marino (Annibale del Mare) esaltò la partecipazione dei nostri soldati alla lotta sul fronte della V armata assieme ai patrioti di Francia, Polonia, Grecia, Iugoslavia, definendo la guerra in corso “una crociata di liberazione”.

Italia combatte dedicò un’attenzione particolare alla guerra partigiana iniziata sulle montagne Abruzzesi. In uno di questi commenti, dal titolo “mangerete le foglie degli alberi” Francalancia (Piccone Stella) raccontò le testimonianze (fornite dai testimoni diretti) sui rastrellamenti della popolazione civile e sull’attività terroristica dei reparti della Wehrmacht.

Radio Bari svolse anche l’importante funzione di fronteggiare la propaganda nazi-fascista che trovava in Radio Roma, controllata direttamente dal comando tedesco, il suo punto di forza. La radio fascista diffondeva con toni enfatici notizie completamente inventate su scontri cruenti tra popolazione e truppe anglo-americane. Radio Bari puntualmente denunciava la deformazioni e la manipolazione dell’informazione.

Valdo Gigli e Francalancia furono protagonisti di duelli radiofonici con le radio della RSI nei quali sottolinearono l’assoluta libertà d’informazione esistente nell’Italia libera rispetto alla totale assenza di libertà di ascolto nell’Italia e nell’Europa dominata dal totalitarismo nazista.

La voce dell’emittente pugliese, ripresa da Radio Algeri o da Radio Londra, riusciva a raggiungere gli internati militari e civili nei vari campi di concentramento disseminati nel terzo Reich. Radio Bari fu oggetto di attacchi anche da parte di Radio Monaco, che aveva creato programmi per i militari italiani internati e la cui potenza favoriva l’ascolto anche nell’Italia del Sud.

La coscienza di una lotta estrema da combattere con tutti i mezzi caratterizzò lo sviluppo di “Italia combatte”, il cui ruolo nelle diverse fasi della guerra di liberazione, fu immediatamente percepito da tutte le emittenti del mondo libero (una radio come sostenne nei suoi ricordi Greelees negli anni settanta programmata e gestita esclusivamente da italiani).

Inoltre la valorizzazione della partecipazione italiana alla guerra di liberazione rappresentò una battaglia quotidiana parallela a quella combattuta dello stato maggiore dell’esercito per trasformare i termini dell’armistizio in quelli della cobelligeranza .

Radio Bari istituì anche nel dicembre del ’43 una trasmissione specifica per il militari italiani, andava in onda nella tarda mattinata che aveva la funzione di sostenere il processo di riorganizzazione delle tre armi, esercito, marina aviazione .


La voce dei partiti e il Congresso di Bari dei CLN


Non va dimenticato, in questo contesto, l’altro aspetto della radio quello della formazione di una coscienza antifascista e democratica e al contempo la funzione di tramite tra gli italiani del Sud e quelli del Nord

Con il potenziamento delle trasmissioni di ben quattro ore, a partire dal 13 dicembre 1943, si trasmetteva ininterrottamente dalle 5,55 della mattina alle 2,05 della notte, furono avviate nuove rubriche, in particolare la voce dei partiti, la voce dei giovani e la voce dei lavoratori.

Dopo venti anni di dittatura e di censura gli ascoltatori sentirono parlare di cultura antifascista, sino ad allora patrimonio di ristrette èlites nel Sud. Al microfono si alternarono esponenti dei diversi partiti del CLN, dai democratici cristiani a i socialisti ai liberali, che presentarono i loro programmi.

Personalità note dell’antifascismo, Adolfo Amodeo e Benedetto Croce, rivolsero messaggi ai militari italiani che si opponevano ai nazisti nei Balcani ed ai giovani.

Il 25 gennaio da Bari su Italia Combatte fu ritrasmesso la denuncia di Croce, andata in onda da Radio Palermo, delle devastazioni tedesche nel sud ed a Napoli. “Pensate – affermò Croce – è stato cosparso di benzina e bruciato per vendetta, di proposito, con piena coscienza dell’atto che si compiva, tutta la parte preziosa del grande archivio di Napoli per ordine di un ufficiale tedesco che, ammonito in tempo sul valore unico di quelle carte per gli studiosi del mondo intero, dichiarò che sapeva perfettamente l’importanza di quello che distruggeva”. In quei giorni Aldo Moro, allora dirigente della Fuci, lanciò un appello ai giovani partigiani universitari.

Anche Tommaso Fiore, alcune settimane prima, il 15 gennaio aveva ricordato la figura Salvemini, le sue battaglie democratiche a difesa del Mezzogiorno e la sua straordinaria opera di storico che aveva fatto conoscere al mondo il vero volto del fascismo. Fiore riteneva che il suo ritorno in Italia avrebbe infuso “una straordinaria forza alla libertà che rinasceva”.

La novità costituita dall’intervento massiccio degli esponenti democratici, destò forte allarme nelle le forze monarchiche che inoltrarono proteste al Quartiere generale di Algeri Si distinse in questa operazione contro le forze democratiche Filippo Naldi responsabile dell’ufficio stampa del governo di Brindisi, noto per le vicende relative al delitto Matteotti.

Radio Londra di fronte alla complessità ed alla novità della situazione politica interna dell’Italia libera, (ricostituzione dei partiti e del sindacato) ed al dibattito che giungeva nelle aule del Parlamento inglese dove i deputati laburisti all’opposizione esaltavano l’apporto militare italiano alla guerra di liberazione (volutamente messo in ombra dal governo conservatore) fu costretta ad intensificare l’informazione affidando i commenti, oltre che a Colosso (nei cui interventi si evidenziava l’allineamento della BBC alle posizioni del governo), anche a Paolo Treves, che seguì con grande attenzione l’evolversi del dibattito politico del Regno del Sud.

Radio Bari dunque rappresentò un punto costante di riferimento per le trasmissioni della Bbc, che fu costretta a trasmetterne in diverse occasioni i commenti politici. Tutto questo fu alla base di un complesso fenomeno che dette luogo alla circolarità dell’informazione CLN del Sud-Radio Londra-Italia del Nord

I commenti politici dell’emittente barese s’imposero, all’attenzione internazionale ed in particolare all’opinione pubblica dell’Italia occupata dai nazisti dove l’ascolto di Radio Bari soprattutto nei primi mesi avveniva con difficoltà.

Nel delicato settore delle comunicazioni si condusse come ha ben evidenziato Gianni Isola, nel saggio, L’ascolto nella Guerra di liberazione in Italia: “una battaglia politica parallela a quella che lo stato maggiore dell’esercito combatteva quotidianamente per trasformare i termini dell’armistizio in quelli della cobelligeranza, culminati un anno dopo con la costituzione del Corpo italiano di Liberazione che, con divise inglesi ma mostrine italiane, risalì la penisola al fianco delle truppe alleate”.

L’emittente barese dunque non solo costituiva l’unica fonte di notizie che cercava di opporsi all’egemonia incontrastata dell’informazione da parte del nazi-fascismo nel centro - Nord, ma rappresentò la voce che riuscì a fornire all’opinione pubblica ed alle classi dirigenti del mondo libero l’immagine di un paese che sosteneva con forza la guerra di Liberazione ed al contempo tentava di ricostruire, su nuove basi, la vita politico-sociale e culturale del Mezzogiorno d’Italia.

Il banco di prova della capacità del CLN pugliese e campano di chiamare a raccolta le forze politiche meridionali per arginare il processo di restaurazione monarchico-badogliano e per imprimere una svolta alla situazione istituzionale, anche in previsione del crollo militare della Germania si ebbe tra dicembre e gennaio.

Un comunicato di Radio Bari, abilmente preparato dagli antifascisti con cui si annunciava il divieto della Commissione Alleata di Controllo di autorizzare il Convegno dei CLN a Napoli per il 20 novembre, determinò una forte impressione negativa negli ambienti dei laburisti inglesi e dei democratici roosveltiani ed al contempo innescò una forte mobilitazione dei Cln di Bari e Napoli, che impressionò gli osservatori stranieri. A Napoli il 20 dicembre 1943 in occasione della commemorazione di Giovanni Amendola, il segretario del Cln barese Michele Cifarelli lesse un testo a nome di tutte le forze democratiche presenti, di forte protesta verso gli anglo-americani per il divieto imposto.

La Commissione Alleata di controllo fu costretta il 7 gennaio ad emettere un comunicato in cui si autorizzava lo svolgimento del Congresso non a Napoli (troppo vicina alle linee del fronte), ma a Bari.

Tutta l’attenzione degli ambienti politici internazionali, si concentrò sessant’anni fa sul capoluogo pugliese, che assunse di fatto il ruolo di capitale politica e culturale dell’Italia Libera.

Radio Londra dopo un commento ambiguo di Candidus, che la mattina del 28 gennaio, ribadì che “per gli alleati, prima di ogni altra cosa si trattava di risolvere un problema militare, cacciare i tedeschi dall’Italia e sconfiggere la Germania”, assunse una posizione più equilibrata.

Nelle valutazioni, affidate a Colosso ed a Treves che intervennero con commenti nelle trasmissioni pomeridiane e serali di quel giorno, non si celarono gli effetti politici dell’ assise barese. Il primo

affermò che: “Si è iniziato a Bari il primo Congresso democratico che si raduni nel continente europeo dal giorno in cui Hitler vi spense il lume della democrazia” e si evidenziò l’importanza della lotta antifascista di Gobetti, Gramsci, Rosselli; mentre il secondo sostenne che “il Congresso antifascista rappresentava il più importante avvenimento della politica italiana dopo la caduta del fascismo”.

Radio Londra nei giorni successivi (grazie alle registrazioni inviate da Greenlees) trasmise integralmente il discorso di apertura di Croce, quelli di Sforza, di Arangio Ruiz, nonché gli ordini del giorno, le risoluzioni del Congresso, i messaggi del Comitato centrale del CLN.

Candidus nel commento del 31 gennaio evidenziò: ”l’alto senso di responsabilità morale ed ideale dei rappresentanti dei sei partiti antifascisti”.

Radio Bari non riuscì, per i divieti imposti dalla Commissione alleata di Controllo, a trasmettere in diretta i lavori del Congresso, ( con il trasferimento del governo a Salerno fu smantellata, la struttura politico-culturale della Radio) tuttavia Alba de Cespedes utilizzò gran parte della trasmissione di Italia Combatte del 28 gennaio per informare i resistenti del Nord.

“Questo Congresso - sostenne Clorinda - è stato in parole semplici, la prima riunione ufficiale dei partiti d’opposizione. Andai lì ad assistere, seduta in un palco. Perché la riunione si svolse al teatro Piccinni, un teatro tutto rosso e d’oro adatto alle nozze di Figaro o al barbiere di Siviglia. Io ero mossa come quando si vede una persona che è stata lungamente malata, sul punto di morire addirittura, uscire finalmente a muovere i primi passi al sole. E avevo anche dentro di me la sensazione di fare cosa proibita, non potevo ancora abituarmi all’idea che in Italia, ormai, ognuno poteva fare e dire quel che voleva. Quando vidi Benedetto Croce - del quale avevo appreso attraverso i libri ad avere tanto rispetto ed amore - entrare sul palcoscenico come un ometto, con un paltoncino marrone e posare il cappello sul tavolino, semplicemente, senza nessuno attorno a lui che s’affannasse ad aiutarlo, e quando lo vidi leggere il suo discorso confidenzialmente, alzando un poco gli occhi sul pubblico.. lo udii dire così semplicemente, la libertà, come avrebbe detto una parola qualunque, una di quelle parole che gli spiriti liberi sono abituati a pronunciare con dimestichezza, allora mi gettai ad applaudire furiosamente... Chiusi lì in quel teatro, io a volte mi domandavo dove fossimo, perché spettacoli simili ero avvezza a vederli oltre frontiera. Ma guardavo il palcoscenico, allora, e quel pezzo di tela a tre colori e mi rassicuravo. Cominciavo a capire che non soltanto un regime era finito, ma tutto un modo di vivere, un modo di essere e di ragionare...

Ed io pensavo a voi che siete dall’altra parte e avrei voluto che poteste vedere e sentire. C’era gran sole, attorno, era proprio una giornata bellissima, come qualche volta in primavera quando ogni cosa rinasce e la speranza è più facile”.


* Direttore dell’Istituto pugliese per la storia dell’antifascisto e dell’Italia contemporanea.





PROLUSIONE - 4 febbraio 2005
- Oscar Luigi Scàlfaro


  BARI - 11 febbraio 05
  - Luciano Canfora
  - Luigi Masella

 Vito Antonio Leuzzi



NAPOLI - 16 febbraio 2005
- Francesco Paolo Casavola
- Guido D'Agostino
- Paolo De Marco
- Isabella Insolvibile

CATANIA - 22 febbraio 2005
- Giuseppe Barone
- Rosario Mangiameli
- Salvatore Lupo

ROMA - 3 marzo 2005
- Claudio Pavone
- Alessandro Portelli

CAGLIARI - 7 marzo 2005
- Manlio Brigaglia
- Giangiacomo Ortu

BOLOGNA - 9 marzo 2005
- Luciano Casali
- Antonio Parisella

PADOVA - 14 marzo 2005
- Angelo Ventura
- Emilio Franzina

TORINO - 16 marzo 2005
- Gianni Oliva
- Claudio Dellavalle

FIRENZE - 17 marzo 2005
- Michele Battini
- Ivano Tognarini

GENOVA - 17 marzo 2005
- M. Elisabetta Tonizzi
- Antonio Gibelli

TRIESTE - 19 marzo 2005
- Raoul Pupo
foto d'archivio
carte storiche
- Enzo Collotti

MILANO - 22 marzo 2005
- Mariuccia Salvati
- Claudio Dellavalle
- Gianni Perona



 
 
 
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